Capitolo 29

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Ho ancora l'adrenalina in corpo, il cuore in gola e una sensazione di malessere che pervade tutto il mio corpo quando il mio capo spalanca la porta e mi lascia entrare prima di richiuderla sbattendola con forza. Lo guardo mentre afferra un bicchiere sul bancone della cucina e lo scaglia contro ad una parete, frantumandolo in mille pezzi e bagnando il pavimento dell'acqua che conteneva. Balzo indietro, spaventata dalla sua reazione.

«Ma come cazzo ti è saltato in mente?» tuona lui, voltandosi verso di me con lo sguardo furioso.

Rimango immobile, con le mani che tengono chiusa la sua giacca elegante e di parecchie taglie in più, fissandolo con gli occhi sgranati, per la prima volta spaventata da lui.

«Lo sai in che casino mi hai messo?» continua con la voce esageratamente alta, camminando avanti e indietro per la stanza con il respiro affannoso. Tira un calcio al tavolino in vetro al centro della stanza, il vaso sopra cade ma, fortunatamente, non si rompe e le riviste si bagnano.

Trasalisco e mi allontano da lui, indietreggiando con la paura che si impossessa del mio stomaco.

«Lo sai in che cazzo di casino mi hai messo?» ripete, alzando ancora di più la voce. Si aspetta una risposta da me?

«Zayn m-mi disp-» provo a scusarmi balbettando mentre il ragazzo di fronte a me mi sembra uno sconosciuto.

«No Chloe, non ne hai una minima idea!» continua ignorando le mie parole, la sua voce adesso è roca mentre mi lancia un'occhiata di fuoco, «Hai tirato un calcio ad una persona pericolosa, te ne rendi conto?»

«Che cosa ti aspettavi che facessi?» decido finalmente di difendermi, dopo aver preso un lungo respiro. Lo guardo mentre sparisce dietro alla porta del bagno e, subito dopo, ritorna tenendo sulla sua mano un asciugamano bianco che, ben presto, si colora di sangue.

«Oh, che picchiassi uno dei miei clienti più importanti, ovvio!» il sarcasmo colora ogni sua parola.

«Avrei dovuto fare sesso con lui?» domando io, ora imitando il suo volume della voce. Appoggio le mani ai fianchi e sposto il peso su una gamba incurante che la giacca di Zayn si sia aperta. «Eh? Ti aspettavi che facessi sesso con lui?» grido ancora più forte.

Appoggia le mani al freddo marmo e si piega leggermente in avanti, abbassando lo sguardo sulla superficie bianca dell'isola, facendo lunghi respiri come per calmarsi. Non risponde, o meglio, non glielo permetto.

«Perché se è quello che ti aspetti da me con i tuoi clienti, te lo puoi anche sognare!» gli urlo contro, lui non si scompone e tiene ancora gli occhi chiusi, «Non sono una prostituta e lo sai benissimo!»

«Lo so.» esce in un sussurro dalle sue labbra. Non mi guarda, ma sembra che si sia calmato.

«E allora cosa volevi che facessi?» io, al contrario suo, ora non riesco più a tranquillizzarmi e mi scaglio contro di lui. Veloci e potenti lacrime rigano il mio viso ed io le lascio scorrere, incurante del fatto che lui mi stia osservando con le sue bellissime iridi castane, ora senza quel velo di rabbia.

Mi avvicino a lui, ormai senza potermi fermare, gli punto l'indice contro finché il mio dito si scontra contro il suo petto. «Ti aspettavi che io mi lasciassi stuprare da quell'uomo?»

«No. Ovviamente no.» scuote la testa con decisione.

«Allora perché sei così tanto arrabbiato con me?» oso chiedere, tornando a parlare con un tono di voce normale, ma con l'espressione ancora dura.

«Perché sono un coglione.» fa spallucce piegando leggermente la testa.

«Sì, lo sei.» sospiro io annuendo debolmente.

Lui rilassa i muscoli del viso e gli spunta un lieve sorriso sulle labbra che mi lascia di stucco. Fino a due minuti fa stava lanciando oggetti urlandomi contro e ora sta sorridendo. Vorrei chiedergli che problemi ha, ma decido di mordermi la lingua per stare zitta e non causare altre scenate. In realtà, devo ammettere che la sua bocca piegata mi toglie un enorme peso dallo stomaco.

«Chloe, mi dispiace.» prende la mia mano tra la sua, il suo pollice ne accarezza il dorso mentre entrambi abbassiamo lo sguardo sulle nostra dita unite, «Non sono arrabbiato con te.»

«Ah no? Beh non oso immaginare come avresti reagito se fossi arrabbiato.» ridacchio nervosamente guardando altrove.

Mi tira a lui finché il mio viso non affonda nell'incavo del suo collo. Inspiro a fondo per sentire il suo piacevole ed intenso profumo. «Me la sono presa con te solo perché ero nervoso. In realtà sono arrabbiato con me stesso per averti messa in pericolo.»

«Sono stanca, ho bisogno di una doccia e di andare a letto.» sussurro freddamente, mi stacco dal suo abbraccio e rimango ad osservarlo per un attimo mentre lui, sicuramente dispiaciuto, si limita ad annuire e mi lascia andare.

Velocemente, sfilo la giacca di Zayn e butto a terra il mio completo intimo. Mi osservo nel grande specchio sopra al lavandino per notare i miei occhi gonfi e arrossati, le guance bagnate di lacrime e sporche di nero per colpa del mascara colato. Sospiro, passando i palmi delle mani sul mio viso per asciugarlo. Entro nella doccia ed il caldo getto riesce, in qualche modo, a calmarmi. Strofino con forza il bagnoschiuma su tutto il mio corpo, gratto con le unghie per togliere le impronte di quell'uomo, il suo respiro sul mio collo, i suoi pensieri, perfino il suo sguardo su di me. Vorrei poterlo cancellare anche dalla mente, ma quello è impossibile. Le lacrime ricominciano a sgorgare dai miei occhi e si fondono con l'acqua della doccia.

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