42. Assolutamente vietati alla vista di mia madre

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Io ed Ethan abbiamo salutato mamma circa un'ora fa, quando con un sorriso a trentadue denti è salita sull'auto di Grace, lasciandoci con le nostre sventure. 

«Lo sapevi che i baci bruciano trecento calorie al minuto?» mi dice Ethan, estraendo un pacchetto di bicchieri di plastica dalla busta della spesa. «Ho intenzione di dimagrire un bel po', questa sera» ridacchia, mentre io sbatto una mano sulla mia fronte. 

"Festa" è stata la prima parola che ha saputo pronunciare, appena la temibile Audrey ha lasciato il vialetto. "Oh, andiamo, Meggy. A Natale siamo tutti più buoni..." ha bofonchiato quando ho cercato di impedirglielo, ma non c'è stato modo. 

«Ci puoi scommettere, amico» Thomas compare alle sue spalle, dandogli una pacca sulla schiena. 

«Sai che Jess non verrà, giusto?» gli domanda Ethan. Mi chiedo come diavolo faccia a non accorgersi di me e Thomas. Dobbiamo essere davvero degli attori patentati, se non l'ha ancora capito. 

«Ci sono tanti pesci nel mare» fa spallucce il suo migliore amico, guardandomi di sottecchi. 

Distolgo lo sguardo immediatamente, per non attirare l'attenzione di mio fratello e continuo a imballare tutti i soprammobili di vetro che rischiano di rompersi. 

«Io non capisco perché dobbiamo pulire noi per la tua festa» borbotto. 

«Perché altrimenti noleggeremo la tua stanza per concepire tanti bei bambini» mi liquida, spingendomi in salotto per continuare il lavoro. 

«Tu non hai idea di quanto sia stato difficile dormire senza fare nulla di indecente» mi bisbiglia Thomas, affiancandomi. «Quei pantaloni non metterli più, okay?» mi ammonisce. 

Proprio mentre un sorriso soddisfatto si fa largo sul mio viso, Thomas si sfila la felpa, rimanendo a torso nudo. 

Resto spiazzata per un secondo, fino a quando una delle mie mani fa cadere un vaso a terra. Con una mossa veloce, il ragazzo riesce ad afferrarlo prima che si rompa in mille pezzi. 

Sghignazza, dandosi arie, così decido di ricambiare la sfida. Afferro il bordo della mia felpa oversize e lo alzo, sfilandola. Rimango con indosso solo un reggiseno sportivo, il che sembra aver avuto il suo effetto. «Senti quest'odore?» domando sorridendo. «Profuma di vittoria»  

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Le prime persone sono arrivate una decina di minuti fa, chi con un fusto di birra, chi con oggetti di cui non voglio conoscere l'utilizzo. Io ho finito di portare tutte le cose "fragili" in garage circa mezz'ora fa, così mio fratello si è impegnato a trovarmi un altro lavoro da fare. Perciò, mentre riepilogo il mio divertentissimo pomeriggio, cerco di cambiarmi il più veloce possibile. Lui, chiaramente, è entrato nella doccia due ore fa, per essere perfettamente impeccabile, mentre io, come da manuale della sorella sfigata, ho avuto solo quindici minuti per sistemarmi. 

Penso che, per la prima volta nella mia vita, i capelli siano la parte più ordinata del mio corpo. 

Sono riuscita ad usare la piastra e, devo dire, il risultato è soddisfacente. 

Non mi importa di apparire bene davanti alle altre persone: il mio unico obbiettivo per questa sera è ciuffetto. Voglio vincere quella dannata sfida, data la mia ultima e clamorosa sconfitta post-partita. 

Passo un filo di eyeliner senza tremare, grazie al cielo, e metto gli orecchini. Perfetto. 

Non ho messo nulla di appariscente, per non attirare l'attenzione di gente sbagliata, ma ho seguito perfettamente i gusti del rosso, assicurandomi una vittoria facile. Quindi, ho deciso di indossare un semplice vestito nero, aderente, sì, ma non troppo. Mi sono accorta solo dopo averlo comprato che le spalline erano del tutto invisibili e fatte di catene dorate, perciò ho capito che sarebbe stato perfetto per questa sera. 

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora