53. Dato che io non sono crudele

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Sto per mangiare una mela caramellata gigante mentre Harry Styles mi spinge sull'altalena, quando i miei occhi si aprono di scatto.

Faccio per allungare la mano verso il cellulare, ma la mia mano inizia a tastare una superficie decisamente troppo insolita per uno schermo. Mentre qualche grugnito di dolore arriva alle mie orecchie, il cellulare si illumina e riesco a scorgere il nome di mamma sullo schermo. «Buongiorno!» trilla mia madre.

«Ehi, mamma» cerco di sembrare il più sveglia possibile, tirando giù le coperte dalla mia faccia e scollando le braccia dello scimmione ronfante al mio fianco. «Ehm, a cosa devo la chiamata?» soffoco uno sbadiglio, mentre il mio sguardo ricade sul mio corpo: indosso una camicia. Non ci credo, ieri sera non abbiamo fatto niente.

«...E quindi volevo sapere come stavi» la sua voce mi riporta alla realtà, facendomi realizzare di aver mancato metà del suo discorso.

«Ah, uhm... okay» tento, sorridendo, nonostante lei non possa vedermi.

«Thomas è lì con te? Tuo fratello ha detto che sareste rimasti a casa, mentre loro andavano alla spa» domanda e il panico mi assale. Sono quasi le dieci. Merda, svegliarmi così tardi mi dà fastidio: sembra di perdere tempo inutilmente, sprecando la metà della giornata.

Tiro una pantofola a Thomas che, dopo essersi agitato nel sonno, cade dal materasso con un sonoro tonfo. «Ah!» impreca, mentre la sua testa scarlatta sbuca fuori dal mucchio di lenzuola che si è trascinato dietro.

«Sì, è... in bagno, arriva subito» invento. Dio, che scusa del cavolo.

Faccio segno con la mano di raggiungermi al rosso che, inciampando diverse volte nei cuscini caduti a terra, mi raggiunge.

«Pronto?» risuona più come una domanda.

«Thomas!» la voce al di là del telefono sembra essere cambiata. «Ah, santo cielo, impara a lasciare il cellulare acceso, razza di scapestrato!» è sua madre, Cassidy.

«Scusa, lo avevo dimenticato» sbuffa in tutta risposta.

Non facciamo in tempo a dire altro, che qualcosa sullo schermo inizia a lampeggiare di nuovo. Cazzo, la videochiamata.

«Mettiti qualcosa!» gli tiro una gomitata nelle costole, mentre accetto la chiamata e lascio che un sorriso falso mi si stampi in faccia.

«Come si fa?» sento borbottare mia madre, ma l'unica cosa che vedo è un orecchio e qualche ciuffo di capelli color pece.

«Mamma, devi allontanare il cellulare dall'orecchio» spiego, mentre Thomas mi riaffianca con indosso una maglietta.

«Oh, certo» bofonchia. Due sorrisi raggianti ci si parano davanti, nascosti sotto dei cappelli tre volte più grandi di loro. «Come siete belli!» commenta Cassidy, facendomi arrossire lievemente. «Se doveste mai avere figli, sono sicura che ne uscirebbero i bambini più belli d'America!» continua e, a quel punto, il ragazzo al mio fianco per poco non si strozza con la sua stessa saliva.

«Mamma!» la riprende, dopo essersi ricomposto.

«Scusa, scusa, permalosone» non posso negare che una risata stia cercando di sfuggire dalle mie labbra. Cassidy non ha decisamente alcun pelo sulla lingua.

«Noi andiamo, adesso, chiamami se ti serve qualcosa» mia madre interviene nuovamente, salvandoci dal momento imbarazzante che si era creato.

«Certo, grazie» dico, sorridendole. «Divertitevi» dico, per poi chiudere la chiamata e scoppiare a ridere di cuore.

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora