Mio fratello è uno strano soggetto.
Inspiegabile e prevedibile allo stesso tempo. Alla festa pensavo che mi avrebbe dato problemi, ma è stato sorprendentemente buono. Il vestito striminzito di Bethany, oltretutto, era un chiaro richiamo alla sua possessività nei miei confronti, ma non sembra avergli dato troppo fastidio.
Credevo che, come minimo, si sarebbe trattenuto nei miei dintorni, cercando qualche scusa terribile per separarci, nel caso Ryan si fosse avvicinato troppo.
«Tu non me la racconti giusta» la mia amica mi guarda di sottecchi, mentre scendiamo dall'auto di mio fratello.
«Te l'ho detto, Beth: sembra uno tranquillo» scuoto le spalle, mentre caccio il cellulare in fondo alla borsa logorata in cui sono riuscita a far entrare tutti i libri, negli ultimi dieci minuti rimanenti per prepararmi.
«Tanto vi ho visti» si lascia sfuggire con una gomitata.
«Hai visto cosa, esattamente?» ribatto con un sopracciglio alzato.
«Ti sei fatta fare una lavanda gastrica in modo decisamente poco casto» commenta. Lancia un'occhiata a mio fratello, che si è fermato a svuotare le tasche di qualsiasi sostanza illegale siano fornite, per entrare a scuola. Poi, una volta essersi assicurata che non stia guardando, mi trascina all'interno dell'edificio.
«Non era il primo, non capisco di cosa ti sorprendi» un soffio lascia le mie labbra, mentre l'odore di scarpe e cibo della mensa risuona nelle nostre narici. «E poi eravamo ubriachi» le faccio notare, mentre individuo il mio armadietto e mi ci avvicino.
Penso che il lucchetto del primo anno sia ormai più esausto di me: è difficile dire quante volte lo abbia sbattuto sul ferro o lo abbia preso a pugni perché non ricordavo la combinazione.
«Oh, no, Signorina. Non provarci nemmeno» la mia amica si para davanti a me, ma l'anta, ricoperta di orari di lezioni, polaroid e note disciplinari accumulate negli anni, ricopre il suo viso angelico. «Non dare la colpa all'alcol» mi riprende. «Non credo che tu ti sia potuta sbronzare con quella Coca Cola light» dopo aver poggiato tutti i libri nell'armadietto, lo richiudo con un tonfo per guardarla.
«Mi hai controllata tutta la sera, eh?»
«Ethan ha detto che era meglio restare nei paraggi, non si sa mai...» fa spallucce. «Ma ti sarei stata addosso allo stesso modo, se lui non ci fosse stato» decido di lasciar perdere, perciò inizio a camminare verso... che lezione c'è alla prima ora?
«Ora cosa abbiamo?» le domando.
«Chimica» dice semplicemente, per poi andare spedita verso l'aula indicata. «Stamattina quelli di quinta dovrebbero fare lezione con noi, per spiegarci qualcosa sul fuoco» annuncia, attraversando il corridoio, che pullula di studenti ritardatari e cheerleader in divisa.
«Potrebbe esserci il tuo amato Ryan, non si sa mai che il fuoco non si accenda nel posto sbagliato» mi molla un occhiolino furbo, prima di aprire la porta.
L'aula è diversa dal solito: non ci sono scrivanie doppie come sempre, ma soltanto due enormi tavoli ai lati della stanza. Uno per noi, l'altro per quelli dell'ultimo anno.
Vorrei concentrarmi sul posto che devo prendere, ma degli strilli acuti e familiari attirano la mia attenzione. Jessica è in piedi, davanti al tavolo, dritta in mezzo alle gambe di Thomas, mentre cerca di scacciare un'ape dai capelli di quest'ultimo. «Dai, muoviti, così le fai paura» sbotta scocciato, mentre lei agita le unghie chilometriche tra i suoi capelli scarlatti.
«Non è facile come credi, tesoro» si lamenta la ragazza, ma non riesco ad evitare di ridere, sotto i loro sguardi incazzati. Quanto dramma, per un'ape.
«Oggi sperimenteremo il "fuoco in bottiglia", che i vostri compagni hanno studiato lo scorso anno. Saranno lieti di spiegarvelo per ricevere dei crediti extra» annuncia il professore, distogliendo la mia attenzione dalle attività di apicoltura tenute in fondo al tavolo. «Le due componenti chimiche che trovate sul tavolo sono altamente infiammabili, perciò vi sconsiglio di farle scontrare, finché non sarò io a dirvelo» continua.
Annuiamo tutti leggermente perplessi, ma un ultimo grido acuto ci distrae. «Mi ha punta in faccia, caz- ca-cavolo!» strilla, attenta al professore, mentre un rumore di vetro risuona nella stanza.
«Jessica, le boccette!» un ragazzo del loro anno cattura l'interesse di tutti, quando le due famose componenti si scontrano sul tavolo, dando inizio ad un barbecue in classe.
Alcuni urlano, leggermente spaventati, ma li guardo male. Almeno finché la fiamma non divampa, ricoprendo anche il pavimento bagnato dalle sostanze chimiche. Complimenti, Meg, hai appena sbloccato un nuovo motivo per odiare la scienza!
«Uscite immediatamente dalla classe, forza!» ci intima il professore, e così facciamo. «Walsh, corri a prendere un estintore!» il rosso annuisce e si affretta a raggiungere il corridoio, mentre io Bethany scalciamo a terra per uscire dall'agglomerato di persone attorno alla porta. Qualcuno, però, mi fa cadere a terra a causa della corsa troppo veloce, costringendomi a rotolare indietro per non essere calpestata dai compagni di classe.
E, accidenti alla sfiga, proprio nel momento in cui tento di rialzarmi, qualcosa entra in collisione con la mia testa, mentre riconosco Jessica che corre via soddisfatta di avermi tolta dalla sua pista.
«Brutta-» biascico qualcosa, ma la visuale diventa nera troppo in fretta per poter continuare.
Quando finalmente riapro gli occhi, non sono più in classe: mi guardo intorno e riconosco l'ambiente dell'infermeria. L'odore di candeggina, mascherine chirurgiche in caso qualche giocatore di football vomitasse e l'infermiera dovesse pulire tutto, carta nuova e fresca.
In mezzo alle mura bianche della stanza, però, si distingue una macchia di lunghi capelli rossi, affiancata da quelli di mio fratello. «E' sveglia!» trilla Beth rivolta all'infermiera. «Tutto bene?» mi domanda, abbracciandomi delicatamente.
«Ehm, sì... perché sono qui?» borbotto massaggiandomi la testa.
«Ti sei affumicata come un pollo a Natale» spiega mio fratello.
Mi guardo intoro e, soltanto ora, riconosco Jessica e Thomas seduti sul lettino affianco al nostro. Lui è distante, eccessivamente incazzato e leggermente ammaccato in viso. Ha diversi graffi, delle scottature sugli zigomi e dei residui di fuliggine depositati tra i suoi capelli e sulla maglietta. Io devo essere messa anche peggio...
«Non l'ho fatto apposta» prova a giustificarsi la bionda, pregando il perdono di Thomas con gli occhi.
«Stai zitta, mi hai già rotto la testa, le palle lasciale in pace» la fulmino, e qualcosa di simile ad un "grazie" compare sul volto del rosso.
«Meg!» Ryan compare sulla soglia dell'entrata, per poi avvicinarsi.
«Chi ci ha riportati qui?» mi rivolgo a lui, intendendo me e Thomas, per poi passare a mio fratello, che fa spallucce.
«Eravate entrambi qui quando siamo arrivati» risponde Beth.
Scocco un'occhiata a Thomas, che sembra essere taciuto improvvisamente.
«Non ha importanza» esordisce Ryan, posando un leggero bacio sulla mia fronte. «Quel che importa è che ora stai bene.»
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Il migliore amico di mio fratello
Romance[ - 𝐞𝐥l𝐞𝐧𝐧𝐞- ] "Avevamo solo una cosa in comune: passavamo i weekend nella stessa stanza in fondo al corridoio a gridare. Lui le parole delle canzoni, io gli insulti per far abbassare il volume" Mi sono sempre sentita la persona migliore per i...