Thomas P.O.V.
Ne avranno ancora per molto, ne sono certo. Intanto starò qui, sul parquet bianco di casa Johnson, ad aspettare che il mio migliore amico finisca di fare le sue belle cose.
L'attesa non sarà così male, però. Dopotutto, ho lei: la ragazza dagli occhi di cioccolato, dal sorriso incredibilmente bello, da un sedere altrettanto invitante, dai capelli corvini morbidi sulle spalle. Quella dalla battuta sempre pronta, così come gli insulti, che le escono spontanei quasi più di un saluto. E' questo il bello di Megan: non sai mai quale nomaccio ti spetterà.
In questi anni ne ho sentiti talmente tanti da quella bella bocca che quasi non me li ricordo. Come ad esempio il "troglodita" di appena trenta secondi fa.
Non riesco mai ad arrabbiarmi con lei. Più che incazzarmi, riesco a malapena a trattenermi dal ridere. E' buffa.
«Mi stai fissando, Thomas. E' alquanto irritante» borbotta sedendosi goffamente al mio fianco, con le spalle al muro e il broncio.
«Anche tu sei irritante » rispondo per lo più mentendo, lo faccio spesso. Non dico mai quello che penso seriamente. Non sono mai sincero con lei. L'unica volta è stata forse quando le ho dato un bacio, con scarsi risultati. Anche solo per un secondo, mi avrebbe fatto piacere.
«Piantala, rimbambito» come non detto: un altro insulto. Chissà perché non mi sorprende...
Attrazione fisica, dicevo. Non so se esserne sicuro.
Effettivamente, non so quanto resisterei con una rompipalle di questi livelli, forse è per quello che ho scelto Jessica: per non far stare male nessuno dei due. Anche se in realtà, io ci sto male lo stesso.
«Ho del gelato in frigo. Lo vuoi?» chiede guardando nella mia direzione. A quanto pare sa anche non essere insopportabile.
«Solo se prometti che non lo mangi tutto tu »
«E' escluso, Walsh » sorride uccidendomi dalla voglia di mordere quelle labbra.
Si rialza e mi afferra per un polso, cercando invano di sollevarmi. Novanta chili di muscoli, mia cara, non li tiri su con quelle piccole manine.
Scendiamo le scale che scricchiolano sotto i nostri piedi. Non smetto di guardarle il culo un solo attimo. Non posso farci nulla.
«Prendilo, è nel secondo ripiano » indica il freezer con un dito e va a sedersi sul divano.
«Vuole anche un massaggio, signorina? » scherzo avvicinandomi alla cucina.
«Con piacere » risponde seria. « Ah, dimenticavo: voglio il cucchiaio viola».
«Agli ordini, capo» prendo tutto quello che ha chiesto e la seguo in salotto.
Ho intenzione di parlarle e dirle seriamente perché non la ho invitata al ballo ma, non ce la farò mai.
Prendo posto accanto a lei e afferro il telecomando. «Non ti azzardare a mettere la partita » mi rimprovera prendendo la vaschetta di gelato tra le mani. Pensavo di meritarmi una piccola ricompensa per aver preso il suo adorato cucchiaio viola ma, dopotutto, Megan Johnson non è il tipo di persona che ti lascia avere delle soddisfazioni.
«Mi è venuta un'idea » trilla all'improvviso. «Apri il nostro bel cassetto della cioccolata e prendine un po'» non credo di aver capito bene: da quando io sarei il suo schiavo?
«Perché non ci vai tu? »
«Perché tu devi ancora farti perdonare » risponde convinta.
«Me lo rinfaccerai a vita, vero? » sbuffo alzandomi dal morbido divano.
STAI LEGGENDO
Il migliore amico di mio fratello
Romance[ - 𝐞𝐥l𝐞𝐧𝐧𝐞- ] "Avevamo solo una cosa in comune: passavamo i weekend nella stessa stanza in fondo al corridoio a gridare. Lui le parole delle canzoni, io gli insulti per far abbassare il volume" Mi sono sempre sentita la persona migliore per i...