39. Ho fatto l'unica cosa che non dovevo fare

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[Leggete la nota alla fine, è davvero molto importante e 
ci tengo particolarmente ad avere un vostro parere al riguardo]

Quando trenta secondi fa' ho aperto gli occhi, ho constatato di aver fatto una cazzata. 

A farmelo capire sono state le foto di modelle seminude e di giocatori di football appese alle pareti, la maglietta con il numero nove lanciata disordinatamente sulla sedia e la console nuova di pacca accanto al televisore. Questa non è la mia stanza. 

Ho rischiato di perdere un occhio quando mi sono accorta del braccio avvolto attorno alla mia vita ed è andata ancora peggio quando ho capito di chi era. 

Mi sono alzata dal letto del Meraviglioso, solo e unico, Thomas Walsh e ho avvertito un brivido di freddo, appena mi sono avvicinata alla finestra. 

Indosso solo la biancheria. 

La giornata non poteva iniziare in modo peggiore e migliore allo stesso tempo. 

«Buongiorno, splendore» sussurra assonnato, con una voce particolarmente impastata. Mi scruta ben bene mentre afferro i miei vestiti e cerco di infilarli reprimendo l'imbarazzo. «Oh, andiamo: sei in quelle fantastiche mutande da dodici ore. Non c'è niente che non abbia mai visto» spiattella. 

Non ci posso credere. Ho dormito dodici fottute ore? Che ore sono adesso?

«Che ore sono?» 

Si alza dal letto in tutta la sua imponente stazza e si avvicina con passo felpato. «Ora di tornare a letto?» tenta con le mani poggiate sui miei fianchi. 

Roteo gli occhi e lo scanso per andare ad afferrare il suo cellulare. 9:07. 

«E' ancora presto, non c'è scuola oggi» si lamenta. «E' la vigilia» mi posa un bacio sul collo. 

Odio fare la guastafeste ma sono sicura di aver dimenticato qualcosa. «Cosa è successo ieri? Immagino di aver bevuto dato che non ricordo un accidente» continua a baciarmi il collo senza darmi ascolto, tanto da obbligarmi a spostarlo con la forza. 

«Che peccato, dovrò rinfrescarti la memoria...» si lancia sul letto cigolante e mi fa segno con le dita di seguirlo. E' davvero incredibile...

«Allora, fammi pensare... prima di tutto è successo questo» dice prima di afferrarmi per la vita e posarmi a cavalcioni su di lui. «Poi è successo questo» mi sfila la maglia, come se infilarla due minuti fa' fosse stato per noia. «E, infine, la mia parte preferita» afferra il mio viso tra le mani per poi farlo combaciare con il suo. Penso che dargli corda sarà l'unico modo per ricevere attenzione, perciò...

Le mie mani si inoltrano fra i suoi capelli mentre le sue restano salde sui miei fianchi. «E dimmi un po', come hai fatto a convincermi?» bisbiglio. 

«Un bicchiere qua, due addominali di là... sei molto prevedibile... anzi, eri così ubriaca ieri sera che ti sei spogliata in macchina perché "Uh, fa caldo qua dentro" sono state le uniche parole che hai saputo pronunciare» sghignazza. 

Sprofondo nel più totale imbarazzo: ho paura di scoprire fino a quanto mi sia spogliata e che cosa ho combinato dopo, ma non capirò nulla, altrimenti. 

«Ma sono un bravo bambino ormai, perciò ho aspettato di arrivare a casa prima di prendere ciò che mi avevi generosamente offerto» disegna dei piccoli cerchietti sulla mia spalla mentre il suo entusiasmo nel raccontare non fa che crescere. «E' strano che non ricordi nulla... ti sarebbe piaciuto anche da sobria».

Lo fulmino con lo sguardo. «Salta la parte in cui ti dai delle arie» lo ammonisco. 

«Non è successo niente, bambolina. Sei crollata sul letto appena due secondi dopo, iniziato il mio divertimento» tiro un sospiro di sollievo: sarebbe stata una delle cazzate più grandi della mia vita, se non la peggiore. 

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora