14. Roba da prugne

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Dopo dieci minuti seduta sul ciglio della strada, finalmente un'auto si ferma:

<<Serve un passaggio?>> un ragazzo giovani tra i venti e i trent'anni, si ferma davanti al vialetto di casa Roberts. Ha i capelli di un biondo scuro e leggermente scompigliati, gli occhi piccoli e dello stesso colore della chioma ed è chiaramente abbronzato. Niente male, devo dire.

<<Si, ecco, noi dovremmo andare al 14 di Newpark  street>> Bethany non sembra interessata dal ragazzo, vista la risposta particolarmente fredda, ma io non sono una stupida: questo è un figo a cinque stelle. Una prugna a tutti gli effetti.

<<Perfetto passavo da quelle parti>> sorride mostrando i denti particolarmente bianchi, simili a quelli di Thomas, giusto un po' più larghi. I capelli ribelli gli danno un'aria da bad boy e, beh' si può dire lo stesso dei vestiti. Non riconosco il colore degli occhi: intuisco solo il fatto che siano chiari. Purtroppo la luce non è delle migliori.

<<Dove andate di bello, dolcezze? >> come ci ha chiamato? se questo spera di provarci con noi, è sulla cattiva strada. Non puoi dire alle due persone più stronze di Manhattan che sono dolci. E' contro la logica.

<<Ad un assembramento di prugne>> risponde la mia amica ancora distante, tiene lo sguardo fisso sulla strada, di solito si comporta così solo quando succede qualcosa quindi ora qualcosa c'è sicuramente.

<<Beth, tutto okay?>> sussurro in modo che bel faccino non mi senta.

<<Si, tutto bene, stai tranquilla, solo...stanca ecco>> ammetto che non mi convince ma non posso nemmeno farci niente.

<<E cosa sarebbe una "prugna"?>> il ragazzo spunta fuori all'improvviso cogliendomi di sorpresa, mi ero quasi scordata di lui.

<<Sarebbe qualcuno diversamente sfigato>> dico sarcasticamente una volta tornata nella realtà.

<<Ah, capito tutto>> sorride in modo così bello e spontaneo da far venire mal di testa ma io ho già un sorriso del genere: quello di Ryan. 

<<E tu dove vai?>> chiedo io ormai incuriosita portando le braccia incrociate sotto al seno.

<<Ad una festa>> sbuffa come per sminuire la risposta ma in fin dei conti: quali altre feste ci sono nei dintorni di casa mia che ammettono dei fighi come lui.

<<Dove?>> so che sono assillante ma devo essere sicura che non si tratti di...

<<A casa di Johnson, un mio amico, lo conoscete?>> merda! come faccio a spiegargli che è mio fratello! se glielo dico, si rifiuterà sicuramente di accompagnarci conoscendo le "cose" che si fanno a feste del genere; se non glielo dico, invece, vorrà salutarlo e io che scusa dovrei usare quando mi chiederà di accompagnarlo. Basta. Troppi film mentali. 

Bethany distoglie lo sguardo dal finestrino quando realizza quello che lui ha appena detto. Ha gli occhi sbarrati e come se sapesse a cosa sto pensando, mi fa segno di tacere.

<<Sì, lo conosciamo, siamo nella stessa scuola, probabilmente non sa neanche come ci chiamiamo>> la mia amica mente farfugliando ma lui sembra crederci perché annuisce.

L'agitazione svanisce dai suoi occhi e finalmente anche io inizio a tranquillizzarmi. Solo ora noto la pelle dei sedili: è di un marrone chiaro, una specie di beige. Mi ricorda il pouf in camera di Beth, quello che usa per truccarsi.

<<Siamo arrivati>> la sua voce roca e bassa ci esala a scendere dall'auto. 

Aperti gli sportelli, poggio i piedi a terra e quasi cado quando il tacco della scarpa sinistra si incastra tra un mattone e l'altro del mio vialetto. Bethany continua a tenere una certa distanza dal ragazzo di cui ancora, adesso che ci penso, non so il nome. 

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora