15. Niente

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Quando dicono che basta la persona che ami a renderti felice, si sbagliano. Quando tutti pensano che l'amore è sofferenza ma che questa serve altrimenti non sarebbe amore. Sbagliato.

Tutto quello che mi viene da dire adesso è che l'amore non esiste e nemmeno la sofferenza perché, per quanto noi ci stiamo male, infondo sappiamo che questa si tramuta in odio e svanisce.

Questo è quello che provo ora: odio. Disprezzo, disgusto, insofferenza. Qualsiasi parola che contraddica "amore" o "affetto".

Ormai sono amica delle lacrime, quelle bastarde. Conosco a memoria il tragitto che percorrono lungo le mie guance. Quello che stanno percorrendo ora.

Sbatto la porta della mia stanza per una seconda volta producendo un tonfo simile al rumore di un tuono ma questa volta, invece che entrarvi, me ne vado. Non posso resistere ulteriormente al suo interno, con quella scena rivoltante.

Colui che appena quattro ore fa diceva di amarmi, che mi stava chiedendo scusa con il cuore in mano. Ma quale cuore, infondo?

Lei invece, con quel sorriso furbo che per quanti cuori possa rapire, altrettanti ne spezza.

Insieme sono un arma letale, la stessa che mi ha appena trafitto il cuore.

Corro senza fare caso alla direzione, voglio andare via di qui, da casa mia.

La mani sugli occhi, le spalle strette e il mio solito sorriso svanito nell'aria, è così che mi staranno vedendo tutti in questo momento: una stupida, immatura e incapace di capire che posto orribile sia il mondo. Megan Johnson, la stupida sorellina del ragazzo più popolare della scuola.

Non faccio caso alla mano di Thomas quando, cercando di trattenermi dal fuggire, stringe la mia spalla. La scanso dal mio corpo e mi allontano, sola.

In questo momento voglio solo una persona, l'unica che per me abbia un valore paterno, quello che in tutti questi anni mi è sempre mancato: Ethan.

Scendo le scale con il fiato corto e, guadagnando insulti in risposta alle spallate che ho dato alla gente, mi dirigo all'esterno dove si trova mio fratello.

E' ancora lì, sul bordo-piscina, con il sorriso stampato in volto e i capelli umidi scompigliati.

Corro quanto più veloce il mio corpo da formica consente e, in un battito di ciglia, affondo tra le sue braccia. Nonostante sia pieno di goccioline congelate, il calore del suo corpo riesce a scaldarmi, se non la pelle, il cuore.

Affogo in lacrime disperate mentre lui, ignaro di quanto successo, si limita a stringermi a sé.

<<Tu che diavolo ci fai qui? >> la sua risposta iniziale al mio abbraccio è stata questa ma, una volta capito che i miei occhi producevano dei fiumi d'acqua, vedo la sua presa raddolcire. <<Ehi, che cosa è successo, piccola?>> la sua voce è tutto quello che voglio sentire in questo momento. Non rispondo, non credo che ne sarei in grado. Non senza balbettare cose incomprensibili e imprecare come una schizzata.

<<Megan, aspettami!>> sento giungere una voce alle mie spalle, quella della mia migliore amica. Thomas è sicuramente con lei, ma non voglio parlare con loro e tanto meno ascoltarli.

<<Che succede? mi stai facendo preoccupare>> abbassa lo sguardo nella mia direzione e separandomi leggermente da lui per lasciarci guardare in faccia, mi squadra perplesso.

<<Ti avevo detto di non entrare!>> la voce di Thomas sopraggiunge a quella di mio fratello facendomi sussultare.

<<Pensavi seriamente che ti avrebbe ascoltato?>> Bethany risponde sarcasticamente rubandomi le parole di bocca, quelle che da sola non sarei riuscita a pronunciare. <<La conosci, Thomas, l'avrebbe scoperto prima o poi>> continua la mia amica. Queste sue parole mi fanno ragionare e trarre un'ovvia conclusione: <<V-voi lo sapevate t-tutti?>> balbetto e tremo, tra le braccia di Ethan, almeno ci ho provato.

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora