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-teeth
5SOS

Thomas è melodrammatico.

Quando una coppia di signori chiaramente anziani ha aperto le porte dell'ascensore, ci stavamo semplicemente baciando. Il che rende assolutamente esagerato il suo imbarazzo.

«Come sei noioso...» osservo, dondolandomi sulle punte dei piedi al bancone del ristorante.

Non risponde: serra le labbra e cerca di reprimere miseramente il disagio. «Avremmo potuto fare molto peggio» sbuffo, superandolo con un'ancata.

«Avete prenotato?» domanda il cameriere.

«Mhm, Walsh, credo» riferisco.

«Perfetto, signora Walsh, mi segua pure.» Evito di dare peso all'errore del ragazzo, seguendolo in silenzio e con un puerile sorriso stampato in volto.

Il tavolo è tondo e ricoperto da una lunga tovaglia. Si affaccia sulla bellissima vetrata che avvolge il locale. Da qui potrei vedere perfettamente tutte le estremità di Central Park.

«Allora» esordisco, mentre lo guardo prendere posto. «Dimmi che non hai voglia di tornare dentro l'ascensore e ti farò mangiare in pace.»

Esita, si guarda intorno e alla fine avvicina leggermente il busto al tavolo. «Non ho mai detto di voler mangiare in pace.»

Così se la sta cercando.

«Oh, Thomas, tu non hai idea di quanto faticherai a cenare» guardo la città indisturbata, mentre lui fa scorrere lo sguardo sul menù.

«Tuo fratello ha detto che torneranno stanotte» comunica. «Vedi di non svegliarti di nuovo con le tette sciolte sul mio meraviglioso petto» si porta il calice di vino alle labbra.

«Tu vedi di non svegliarti con le mani conficcate nel mio meraviglioso sedere e, soprattutto, cerca di tenere basso il tuo amichetto, perché mio fratello rischia di sbranartelo a morsi.»

«Ah, pensavo ci pensassi già tu a farlo» commenta.

Sfilo il piede dalla scarpa e lo punto con forza sul cavallo dei suoi pantaloni. «Posso fare cose molto peggiori» dichiaro, sfidandolo con lo sguardo. Un leggero sussulto lo accompagna, mentre fissa la vetrata mordendosi il labbro.

«E' pieno di persone» borbotta, facendo scorrere appena lo sguardo lungo tutta la sala, effettivamente stracolma di gente.

«Sei tu a non volere l'ascensore» ribatto, facendo scivolare il piede sulle sue cosce.

Si rilassa appena, così gli concedo una decina di secondi, prima di tornare a danneggiare la sua sanità mentale. «Perfetto» bisbiglia, per poi smuovere le gambe sotto il tavolo e fare la stessa identica cosa che sto facendo io. Il problema, però, è che la mia scarsa competenza in questo campo mi rende meno lucida rispetto a lui. Mi ritrovo costrette e stringere un pugno sul tavolo e a conficcarci i denti, per evitare di urlare qualcosa o di muovermi pericolosamente.

«Siete pronti per ordinare?» domanda improvvisamente un cameriere, avvicinandosi al tavolo. Cerco di trattenere il respiro e raddrizzare la schiena, ma fallisco.

«Io, ehm...» mi concentro sul menù, ma sono troppo distratta per leggere. «Consiglia qualcosa in particolare?» sorrido. Il cameriere è giovane, probabilmente troppo. Dei capelli scuri e ricci contornano il suo viso dai lineamenti morbidi.

Mentre mi occupo in un'attenta disamina della sua figura, sono costretta a stringere un labbro tra i denti, perché Thomas continua a scivolare tra le mie gambe con la pianta del piede, girando appena a tre centimetri dalla zona desiderata. Il cameriere mi fissa, notando le labbra strette tra i denti. «Posso consigliare Risotto Con Melanzana E Peperoncino» dice il moro, fissandomi ancora.

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora