Il piccolo campanello sopra la porta trilla. La tavola calda non è di grandi dimensioni e l'unica stanza è illuminata da minuscoli faretti dietro il bancone -equivalenti a quattro misere candeline. Avanzo calciando per sbaglio qualche palloncino sparso a terra. Questa è opera di Thomas, ci scommetto le scarpe.
Alzando lo sguardo, incontro i suoi inconfondibili capelli. Ha un sorriso smagliante che scopre i denti bianchi.
Qualcosa di strano, un disperato bisogno di qualcosa, si fa largo dentro la mia testa. Bisogno di lui. Ho bisogno di sentire il suo calore, in mezzo al freddo di una congelata Manhattan. Ho bisogno di sentire il suo profumo, quando quello che ho intorno non mi piace affatto. Ho bisogno di ascoltare la sua voce, quando quella degli altri mi ha provocato solo lacrime.
Io ho bisogno di lui, ora più che mai.
Le sue braccia si avvinghiano alle mie spalle, non appena la mia richiesta di un abbraccio si fa chiara. «Buon compleanno, piccoletta» sussurra. La sua voce è così forte e così insicura allo stesso tempo, che ogni sfaccettatura del suo carattere è ben leggibile in questo istante.
La parte impulsiva di lui, quella che ha spaccato qualche dente al quarterback, si riconosce dalla forza con cui mi stringe a sé. Sono certa che la scaglierebbe su chiunque si avvicinasse a noi.
La parte più fragile, invece, quella che non lascia vedere a nessuno, quella che lo rende iperprotettivo e sensibile all'inverosimile, si intravede da mille miglia. La sua stretta è così sicura e salda da sembrare uno scudo.
Adoro questo parte di lui.
«A me niente?» qualcuno mi richiama. Ethan. E' in piedi accanto a Bethany in tutta la sua perfetta disinvoltura.
Sorrido in risposta. So che sembra una cosa egoista, ma non voglio staccarmi da Thomas. La sua espressione passa dal perplesso al tipico sorriso da "capito".
Allungo il collo per vedere cosa contiene la scatola. Ethan la tiene chiusa da quando siamo arrivati e io non vedo l'ora di aprirla. Proprio ora, mentre solleva con lentezza il coperchio, la mia curiosità è al massimo.
«Non è un animale, vero?» domanda Beth, leggermente preoccupata.
«Oh, se considero quanto ci ho messo a trovare tutta quella roba, direi che un animale sarebbe stato meglio» commenta Thomas. Ridacchio, mentre il suo braccio si poggia sulle mie spalle e l'altro porta una patatina alla mia bocca.
«Posso mangiare anche da sola» ribatto, fermando la sua mano.
«Già, ma se lo faccio io hai più chance di ricevere un regalo» le dita dell'altra mano passano dalla spalla al collo, per poi scivolare sulla mia schiena. «Scommetto che ti piacerebbe» sussurra.
«Smettila» tossisco cercando di non farmi sentire da mio fratello. Afferro la sua mano e la porto via dal mio fianco per tornare a guardare la scatola di Ethan.
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Il migliore amico di mio fratello
Romance[ - 𝐞𝐥l𝐞𝐧𝐧𝐞- ] "Avevamo solo una cosa in comune: passavamo i weekend nella stessa stanza in fondo al corridoio a gridare. Lui le parole delle canzoni, io gli insulti per far abbassare il volume" Mi sono sempre sentita la persona migliore per i...