34. Gentleman

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Impreco mentalmente, come mio solito, e lo rincorro afferrandolo per il braccio. Si scosta. 
«Ti vuoi fermare? » grido. Non mi ascolta e continua a camminare verso l'altra estremità del salone. 
Perché ho detto quella frase? Non potevo semplicemente dirle che non era successo niente di quello che credeva, tralasciando il "solo un bacio"?

«Smetti di seguirmi?» sbotta. Ovviamente non lo ascolto e continuo a stargli addosso, tentando di afferrarlo per le braccia. 
Lo vedo arrendersi e voltarsi verso di me. «Cosa c'è? » domanda, «Vuoi un altro solo bacio? Mi dispiace ma devi metterti in fila» inorridisco: seriamente gli ci è voluto solo un secondo per tornare quello di prima? 
«Senti, Thomas» cerco di mantenere un tono calmo. «Mi dispiace, okay? E' una  cosa strana per me... non sapevo cosa dire e mi sono inventata la prima scusa che mi è passata per la testa» ammetto. 

Si ferma un attimo, mi guarda dritta negli occhi e si avvicina. 
Sfiora il mio orecchio con le labbra. «Ok » sussurra e riprende a camminare. 
Stronzo! 

«Fai come ti pare! Quando ti passa, non venire a chiedere scusa e ricominciare; sei un insensibile!» grido come una stupida, attirando l'attenzione di tutti. 

Mi siedo su uno scalino, all'entrata. Poggio la schiena al muro e porto il bicchiere di punch alla bocca. Sono sola, tutti stanno ballando il pezzo degli Avicii, mentre io rimugino sulla mia frase da dieci minuti, bevendo quello che sarà il decimo bicchiere della serata. 
Sembro mia madre per i due anni che seguirono la perdita di mio padre: disperata e depressa. 

Mi dispiace sul serio, ma evidentemente a lui non importa. E' così difficile capire come dovrei comportarmi quando sono con lui, perché ogni volta che faccio di testa mia, in qualche modo, sbaglio. Quando stavo con Ryan, tutto mi veniva naturale, sorridevo ogni secondo e non ho versato una sola lacrima a causa sua, prima della festa a casa mia. 
Con Thomas, invece, mi ritrovo a piangere anche quando non dovrebbe esserci nessun legame. 

Il fatto è che forse, ho paura di ammettere quello che provo, o che penso di provare, perché rafforzando quello che c'è tra noi, aumenta il numero di pianti che farei. 
Se piango adesso, facendo sul serio con lui morirei per prosciugamento dei bulbi oculari (cosa che nemmeno penso esista).  

Una lacrima rotola sulla mia guancia, ma passo subito con la mano per asciugarla. 

Sento le porte della palestra aprirsi e per qualche secondo, il volume della musica più alto. Mi sistemo i capelli e strofino un dito sotto gli occhi, per cercare di essere presentabile. 

Riconosco la chioma bionda di Chris, venirmi incontro. 

«Ehi, cheerleader preferita» esordisce radioso. 
Tento un sorriso piuttosto finto, tanto che se ne accorge. 
«Che succede, Meg? » domanda in tono premuroso. 

Esito: non racconterò tutti i fatti miei a lui. Dopotutto non è mio fratello, il mio migliore amico o il mio psicologo. 
«Credo di aver detto qualcosa che mi sarei dovuta risparmiare» mi limito a rispondere. 
«Riguardo cosa?»
«Riguardo una persona di cui non dovrebbe importarmi, e a cui credo di non importare abbastanza, perciò devo smettere di essere così ingenua e tirarmi su da questo scalino.» so bene di non essere molto convinta delle mie parole. 

«Beh, ho portato qualcosa se ti può aiutare ad alzarti da qui» sorride estraendo qualcosa dalla giacca. «Jello shot!» esclama porgendomi la gelatina. 

Sorrido e lo afferro. Mando giù senza pensarci due volte. «Allora? Ti senti meglio?» mi chiede. 

«Decisamente» mento alzandomi in piedi. 
«Venti dollari che non vuoi rientrare lì dentro» scommette guardando la palestra. 
«Hai vinto»
«Facciamo un giro per la scuola?» suggerisce. Annuisco . 

Iniziamo a camminare per i corridoi, parlando del più e del meno. Imbucata la strada per la mensa, inizia a girarmi leggermente la testa. Poggio la schiena ad un armadietto. «Tutto bene?» domanda Chris cingendomi le spalle per non farmi cadere.
«Ehm sì... è solo un capogiro. Non mangio niente da oggi a pranzo»

Riprendiamo come se niente fosse ma di lì a un minuto, la gola inizia a bruciare come se mi avessero fatto ingoiare del sale. La testa ricomincia a girare e le figure degli armadietti diventano sfocate. 
«Che succede? » domando a Chris. 
«Devi sederti» dice allarmato prendendomi in braccio. Vedo tutto che gira e inizio a sentire la musica nella testa, come se si fosse avvicinata. 
Si sta muovendo verso una classe, intuisco quando apre una porta. Mi fa accomodare su un banco distesa. 

Si siede di fronte a me, come se attendesse qualcosa, quando la porta si apre di nuovo. 
Dei passi affrettati giungono alle mie orecchie. Deduco siano dei tacchi. 
«Mai più nel bagno, la prossima volta proviamo in un letto fatto per bene» bisbiglia la voce di Jessica. 

Il mio cuore inizia a battere molto velocemente; i miei occhi sono talmente appesantiti che non riesco a vedere la scena. 
«A me basta che ti lasci scopare, cesso o materasso, non mi cambia niente» riconosco questa voce. Non è Chris, né Ethan, né Thomas. 
Questo è l'unico e solo Ryan. 

Traggo conclusioni molto velocemente, tentando di mettermi a sedere e aprire gli occhi. «Venti dollari che mi hai drogata» scommetto con Chris. Il mio cuore continua a martellare e questa volta non sembra essere intenzionato a fermarsi. 

«Hai vinto anche tu» sussurra lui.
Vedo ancora tutto confuso, sfocato e in movimento continuo. 

«Allora, piccola, non ti sono mancato?» domanda Ryan. 

Inizio a tremare, senza riuscire a smettere. 
Ho paura. 

Il migliore amico di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora