Do i wanna know,
- Artic Monkeys
«Sei il perfetto cosplay di quelle fiche dei film d'azione» osserva, trascinandomi fuori di casa. Lungo in vialetto perfettamente curato noto parcheggiata un'auto insolita.
Non posso crederci.«Hai noleggiato una limousine?» domando scioccata. Scuote la testa dall'alto al basso con molto vigore. «Sei fuori di testa.»
«Prima le donne» dico con un sorriso, per poi aprirgli la portiera.
«Ieri sera non ero tanto femminile, però, non è così?» il suo dito sfiora il mio collo in un soffio, prima che tutto il suo corpo si rifugi all'interno dell'auto.
Salgo a mia volta, per poi richiudere la portiera e sedermi al suo fianco. «Vuoi che ti faccia vedere chi dei due è femminile?» la mia mano stringe saldamente la sua coscia, ma lui la scosta.
«Oh, tesoro, non aspetto altro» sussurra a pochi centimetri dal mio viso, per poi alzarsi e sporgersi su un piccolo tavolino.
Afferra due bicchieri e una bottiglia dal secchio in metallo, per poi porgermi uno dei calici in cristallo.
«L'autista sa già dove portarci» annuncia, per poi versare il vino bianco (da ciò che deduco) nel mio bicchiere.
«Perciò abbiamo dieci minuti di solitudine in un'auto dai finestrini oscurati, insonorizzata e completamente blindata» sorride, mettendo via la bottiglia.
«E che vuoi fare?» cerco di risultare il più calma possibile, ma il mio istinto urla sotto la pelle di inumidirmi le labbra.
«Tu che vuoi fare?» domanda, fissandomi negli occhi.
Avere del contatto visivo con lui è un'impresa complicata. Non si può mai decifrare bene la sua espressione, capire cos'abbia nella testa.
«E tu?» ribatto, intenta a scoprirlo.
Siamo molto vicini: la sola distanza che ci divide è dettata dal mio calice, che trema leggermente dall'agitazione.
«Io...» attacca, con voce decisamente troppo bassa. «Vorrei...» distoglie appena lo sguardo, portandolo sul suo bicchiere.
«Parlare.»Qualcosa, sotto la mia pelle, inizia a rilassarsi leggermente e lentamente.
«E di cosa vuoi parlare?» domando, deglutendo.
«Delle avvertenze riguardo questa sera» afferma ovvio. «Andremo al ristorante. L'abito che ho scelto, come vedi, è chiaramente stato creato per farmi sbavare» spiega. «Motivo per cui l'ho comprato e te l'ho fatto indossare» aggrotto la fronte. «Più la mia mente penserà a quello che voglio fare, meglio sarà quando tutto questo succederà» conclude.
«In sostanza mi stai usando come un gioco sessuale del cavolo, o sbaglio?» domando, cercando di mantenere la calma.
«Se ti piace vederla in questo modo...» sospira.
Ebbene, allora dovremo giocare.
«Stai giocando con un accendino dentro una pozza di benzina» lo avverto.
«Io adoro giocare» spiega.
Fantastico.
Butto giù un sorso di vino, stringendo forte gli occhi. Mi alzo appena, per poi risedermi delicatamente sulle sue gambe. Colto alla sprovvista, poggia il suo calice, per evitare di farlo cadere. «Mi sembri molto poco propenso a conversare» osservo, dopo essermi assicurata che la parte del suo corpo situata sotto il mio sedere non sia una delle sue gambe. «Anzi» le mie mani si alternano tra il suo collo e i suoi capelli, ma una finisce appena sul petto. Sposto una gamba: se prima erano accavallate sopra le sue, ora mi trovo a cavalcioni su dei pantaloni attualmente troppo stretti per lui. «Vuoi parlare ancora?» domando, al suo orecchio.
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Il migliore amico di mio fratello
Romance[ - 𝐞𝐥l𝐞𝐧𝐧𝐞- ] "Avevamo solo una cosa in comune: passavamo i weekend nella stessa stanza in fondo al corridoio a gridare. Lui le parole delle canzoni, io gli insulti per far abbassare il volume" Mi sono sempre sentita la persona migliore per i...