Len e Jen

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È stata una giornata orribile.

No, non lo è stata davvero ma mi sento come se un treno mi fosse passato sopra ripetutamente. Non avevo capito dall'inizio che sarebbe andata così ma avrei dovuto immaginarlo dal senso di pesantezza con cui mi sono svegliato, da quel sassolino incastrato da qualche parte nello stomaco che durante il corso della giornata è diventato man mano sempre più grande e pesante, fino ad essere talmente ingombrante da arrivare a togliermi il respiro.

La giornata era iniziata come tutte le altre, non c'è un motivo ben preciso che giustifichi il mio stato d'animo ma al tempo stesso è stato un declino inevitabile. Abbiamo trascorso la mattina nello studio di registrazione provando alcuni dei pezzi proposti per l'album, nonostante non ci siano ancora certezze su quali saranno selezionati alla fine. L'unica cosa sicura è che nel giro di un mese uscirà il nostro primo singolo, una canzone scritta da Savan proprio per noi e che racconta l'amore per una ragazza e per le sue insicurezze che fanno parte di ciò che la rende speciale. È un pezzo orecchiabile, dolce, energico e difficile, tremendamente difficile. Non troppo in realtà, giudicandolo in modo oggettivo, ma ai miei occhi è tutta un'altra storia. Dalla prima volta che lo abbiamo provato nella mia testa si è scatenato un conflitto, un continuo rivaleggiare tra l'eccitazione per l'enorme passo che stiamo per compiere e il terrore assoluto per la responsabilità che sento sulle mie spalle. C'è un assolo nella parte centrale della canzone, basso – spaventosamente basso – durante il quale la musica quasi scompare e resta solo una voce, la mia, e io non so se sarò in grado di affrontarlo. In sala di registrazione sì, è diverso, perché si può sempre ripetere fino a quando non verrà come vogliamo. Ma dal vivo? Come farò quando ci troveremo sopra un palco e nel bel mezzo di una buona esibizione arriverò io e manderò tutto all'aria? Non sono pronto, potrei non esserlo mai. Potrei semplicemente non essere all'altezza. La realizzazione è arrivata proprio durante le prove, questa mattina, quando dopo l'ennesima ripetizione Savan ha scosso la testa dicendo un semplice << Puoi fare di meglio>>

Quello è stato il punto di non ritorno, il momento in cui il sassolino covato più o meno inconsciamente per giorni è esploso rivelandosi essere solo la punta dell'iceberg. Pur conoscendo Savan tanto da capire che il suo fosse un incoraggiamento, un modo per dirmi che ero stato bravo ma che sapeva che avrei potuto dare di più, il mio cervello ha deciso di lasciarsi inondare dalle domande. E se non potessi fare di meglio? Se questo fosse effettivamente il mio massimo? Se stessi già mettendo in campo tutte le mie risorse, tutte le mie qualità, dando tutto quello che ho? E se questo non fosse abbastanza? Se le aspettative nei miei confronti fossero troppo alte? Ingiustificate? Se non fossi all'altezza di un ruolo così centrale come quello che Simon ha pensato di affidarmi? Se per colpa mia la critica ci distruggesse? Se per colpa mia rovinassimo la nostra occasione? Del resto Simon ha ragione quando dice che per un cantante non c'è cosa peggiore di un fan deluso. Basta poco per cadere dal piedistallo su cui sei stato posizionato e diventare, al contrario, il bersaglio del suo disappunto e della sua disillusione. E io non voglio che questo accada, non voglio che chi ha creduto in noi sia costretto a mettere da parte le proprie aspettative, non voglio che da me possa dipendere ciò che penseranno dell'intera band.

La goccia che, infine, ha fatto traboccare il vaso è stata versata da Simon in persona che alla fine delle prove, dopo aver congedato gli altri ragazzi, mi ha chiesto di rimanere per fare due chiacchiere e non ho potuto tirarmi indietro nonostante fosse l'ultima cosa che volessi, nonostante in quel momento mi sentissi come se le pareti dello studio si stessero stringendo sempre di più intorno a me fino a rischiare di schiacciarmi.

Credevo che volesse bacchettarmi, a modo suo, perché non era soddisfatto dalla mia prestazione e invece è stato anche peggio perché voleva solo assicurarsi che io stessi bene. Con Louis sono bravo, sono preparato, riesco a gestire le mille volte in cui mi chiede se è tutto ok perché sa, perché capisce quando qualcosa non va senza che io dica nulla. Con Simon è diverso, non solo perché è da lui che dipende principalmente il nostro destino ma soprattutto perché se ha notato la mia agitazione – al punto da sentirsi in dovere di intervenire – allora chiunque potrà accorgersene. Chiunque sarà in grado di cogliere le mie debolezze e farne ciò che vorrà, sarà come essere nudo di fronte a migliaia di persone pronte a distruggermi o ad osannarmi senza che io possa fare niente per proteggermi.

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