Una spremuta per due

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<< Altri cinque minuti e andiamo>>

<< Lo hai detto anche mezz'ora fa>> rido tirandolo di nuovo per il colletto in modo da riprendere da dove eravamo rimasti.

<< La prossima volta che decido di comprare una macchina così fottutamente scomoda sei autorizzato a lasciarmi>>

<< Non prendertela con lei>>, gli mordo un labbro in difesa della Porsche, << E sta un po' zitto>>

<< Lo dici perchè non sei tu ad avere il freno a mano conficcato nel fianco>>

Sbuffo non riuscendo più a sopportare le sue continue lagne. Lo faccio spostare un po', mi tolgo la felpa arrotolandola più volte intorno al freno e senza perdermi in altri preamboli lo spingo contro lo schienale del sedile in modo da essere io quello più scomodo e tenerlo lontano da nuove fonti di lamentele. Mi sporgo sovrastandolo con il busto e allacciando le braccia intorno al suo collo in un bacio colmo di desiderio. Neanche le sue mani fredde aggrappate alla mia schiena da sotto la maglietta riescono a distrarmi da quel TivoglioTivoglioTivoglio che continua a risuonarmi in testa.

<< Lou>>, mormoro tra le sue labbra, << Sta suonando il telefono>>

<< No>>

<< No?>>

Solleva il busto dallo schienale leccando in modo sfacciato la mia bocca, << Fanculo il telefono>>

Perdo l'equilibrio finendo per schiacciare per sbaglio il clacson. Entrambi scoppiamo a ridere così forte che ormai l'atmosfera è definitivamente rovinata.

<< Non finirò mai di stupirmi di quanto tu sia maldestro>>, ridacchia Louis scompigliandomi i capelli prima di sporgersi per schioccarmi un sonoro bacio a stampo. Recupera il cellulare che, chissà come, è scivolato sotto il sedile e controlla i vari messaggi ricevuti da parte dei suoi amici prima della telefonata che ha interrotto il nostro momento. << Era Stan>>, sbuffa confermando i miei sospetti, << Credo che ci abbia dato per dispersi>>

<< Mi chiedo come mai>>, scrollo le spalle con finta indifferenza, << Avevamo appuntamento solo – quanto? – tre quarti d'ora fa?>>

<< Potremmo fare cifra tonda ormai>>

Mi attira di nuovo a sé sfruttando il colletto della mia maglia ma lo blocco puntando la mano su una spalla. << No>>, gli rubo un bacio velocissimo prima di rimettermi composto e agganciare la cintura di sicurezza, << I tuoi amici ci stanno aspettando>>

<< Ti odio>> borbotta, con il tono drammaticamente ferito di chi è appena stato rifiutato, mentre mette in moto.

<< Aspetta>>, mi sporgo di nuovo per passargli una mano tra i capelli, << Non puoi presentarti alla festa con questi capelli>>

<< E di chi è la colpa?>> sorride con sguardo malandrino.

Continuo a pettinargli con le dita lo stesso ciuffo un po' più del dovuto, distraendomi per un attimo di troppo sul suo ghigno di nuovo così vicino.

<< Mia e ne vado fiero>>

Approfitta della distanza così ravvicinata per lasciarmi dei baci lungo la mandibola mentre finisco di mettergli in ordine i capelli. Cedo solo per pochi secondi, concedendomi un ultimo bacio sulle labbra prima di costringermi a spingerlo via di nuovo. << Andiamo>>

Per quanto possa fingersi scocciato dalle circostanze, so quanto sia felice di rivedere tutti i suoi amici. Oli ha messo a disposizione casa sua per una piccola festa di bentornato, un'occasione come un'altra per poter rivedere gli amici di sempre e, per me, di conoscere chi non ho ancora incontrato in questi mesi.

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