Courchevel 1850

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Dopo due ore di volo e quasi tre di viaggio tra bus e navetta, quando arriviamo a Courchevel siamo distrutti.

La nostra guida è un uomo sulla sessantina che sembra non aver conosciuto altro all'infuori di queste montagne. Ci spiega che ci troviamo in un grande comprensorio sciistico formato da cinque villaggi, molti dei quali prendono il nome dalla quota a cui si trovano. Più si va in alto e più aumenta il lusso, fino ad arrivare a Courchevel 1850 che è l'ultimo e più esclusivo villaggio, nonché la nostra meta.

Se le foto su Google lo facevano già sembrare un paradiso, mai avrei immaginato che dal vivo il paesaggio potesse essere così suggestivo. Gli ultimi raggi di sole si riflettono sulla neve creando delle sfumature rosate che vanno a fondersi con il cielo dorato mentre qua e là iniziano ad accendersi delle piccole luci in lontananza, come se le stelle stessero emergendo dalla neve per andare a prendere il loro posto durante la notte.

<< Philippe puoi indicarci dove possiamo andare per comprare un po' di provviste da mettere in casa?>> chiede Louis.

<< Provviste>>, lo imita Stan, << Louis, non è che solo perché siamo in montagna la spesa diventa "provviste". Stiamo andando in un fottutissimo chalet cinque stelle>>

Philippe si lascia andare a una risata gutturale. << Louis? Nome francese?>>

<< Sì, mia mamma ama la Francia>>, risponde con il sorriso negli occhi prima di cambiare espressione per rivolgersi a Stan, << Vuoi cenare stasera oppure no?>>

<< Prendete una mappa dalla tasca sul retro del mio sedile>>, suggerisce Philippe, << Il vostro chalet dista poco più di cinque minuti dalla piazza principale, lì troverete un market e anche svariati ristoranti>>

L'auto ci fa scendere a pochi metri dal nostro alloggio situato all'interno di un complesso di costruzioni molto simili tra loro. La cosa che più mi colpisce dall'esterno è che la facciata principale sia quasi del tutto a vetri, incastonati in una sfumatura di legno color miele.

Quando varchiamo la soglia d'ingresso ci troviamo in un grande open space in cui il legno sembra farla da padrone senza però conferire all'ambiente un'atmosfera pesante o antica. L'articolato parquet che ricopre l'intera superficie viene animato nella zona conversazione da un soffice tappeto bianco che riprende il colore del divano con penisola posto davanti al maestoso camino in pietra, protagonista indiscusso di quell'area.

A ricoprire il tappeto c'è un tavolino in legno dal taglio basso, compatto e moderno mentre alle spalle del divano si allarga la sala con il lungo tavolo da pranzo che si affaccia, a sua volta, sulla zona cucina.

Ma la cosa che più mozza il fiato, come già sospettavo da fuori, è la vetrata che, partendo dal fianco esterno del divano, percorre tutta la lunghezza della parete sviluppandosi in parallelo al tavolo e garantendo una vista panoramica persino dalla cucina. Chi ha curato il design di questo chalet di sicuro voleva che da qualsiasi punto di quell'open space si potesse facilmente gettare lo sguardo fuori per catturare le diverse sfumature del cielo o anche solo per ammirare lo spettacolo della natura che ci circonda.

<< Sappi che se casa nostra non sarà così rimarrò deluso a vita>> commenta Louis guardandosi intorno con sguardo colmo di stupore.

<< Trasferiamoci qua>> quasi sospiro lasciando cadere il mio pesante borsone per terra. Mi avvicino al divano accarezzandone la superficie quasi ad assicurarmi del fatto che sia vero, poi non resisto più alla tentazione e mi ci tuffo sopra abbracciando uno dei soffici cuscini color miele.

<< Andiamo a vedere le nostre camere>> suggerisce Stan indicando l'elegante scala di legno che porta al piano di sopra. Vorrei riuscire ad alzarmi per finire di esplorare ogni angolo di questo meraviglioso chalet, ma il mio corpo sembra essersi affezionato così tanto a quel divano che la sola idea di alzarmi mi sembra la peggiore scelta che al momento io possa fare, realizzando improvvisamente quanto il viaggio mi abbia sfiancato. Cerco di articolare una risposta comprensibile ma tutto ciò che viene fuori dalla mia bocca è un grugnito confuso contro il cuscino.

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