2.

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ma a chi importa davvero?


Il grande giorno era arrivato e non vedevo l'ora di afferrare una pistola tra le mie mani, senza avere nessuna paura.
"Ricordati il piano, stronza." sbottò Ryan alle mie spalle nel mentre che mi squadrava dalla testa ai piedi e sbuffai alzando gli occhi al cielo sistemandomi la maschera che portavo al viso.
"Problemi alla gamba?" mormorai con un sorrisetto strafottente e camminai dandogli una spallata con forza.
Tokyo mi sorrise compiaciuta e scoppiai a ridere scuotendo la testa ed entrando in macchina, mi portai una sigaretta alle labbra e misi in moto seguendo le indicazioni che ci aveva dato precedentemente Sergio.
"Dove pensi di andare senza di me?" mormorò la mia amica raggiungendomi e sorrisi alzando un pochino il volume della radio.
"Ma tu non dovresti essere con Rio?" le domandai facendo uscire lentamente il fumo, rilassandomi.
"È un coglione e abbiamo litigato." disse Tokyo serrando la mascella e sospirando pesantemente.
Non le risposi e decisi di rimanere in silenzio, avevo uno strano presentimento che non mi portava nulla di buono.
Ero una persona molto taciturna, se le persone volevano parlare le ascoltavo volentieri, senza forzare la cosa.
Stavo sempre nel mio e mi importava solamente di poche persone.
Il viaggio durò un oretta buona e non appena arrivammo a destinazione scesi dall'auto togliendomi il capotto lasciando scoperte le mie gambe lunghe e slanciate con tanto di scollatura profonda.
"Andiamo." dissi sistemandomi i miei lunghi capelli biondi e notai gli altri già posizionati in fila.
Tokyo si mise al mio fianco e feci finta di non conoscerla per non trarre sospetti, se avessero notato strani comportamenti sarebbe stata la fine.
"Tutti hanno gli occhi su di te." sussurrò Ryan alle mie spalle e sorrisi compiaciuta senza voltarmi, non vedevo l'ora di divertirmi per davvero.
Una volta consegnati gli inviti la prima cosa che feci fu di andare al bancone e ordinare da bere.
"Non è il momento, seguici." disse il mio amico Denver afferrandomi per un braccio e trascinandomi con lui.
Mi sistemai meglio la maschera e scoppiai a ridere bevendo tutto d'un fiato l'alcool all'interno del mio bicchiere.
"Whoa!" esclamai guardandomi attorno e notando quanto la casa fosse enorme.
Tutti erano vestiti in maschera e mi venne la nausea non appena guardai alcune persone baciarsi e strusciarsi tra di loro.
"Dovrebbe essere questa la stanza." disse Tokyo raggiungendoci e afferrai le chiavi aprendo la porta ed entrando.
Un uomo ci vide e non appena fece per afferrare la pistola afferrai il coltello che avevo sulla coscia e gli sgozzai la gola con un colpo secco.
Appoggiai il cadavere a terra e gli altri mi guardavano scioccati.
"Che?" sbottai ripulendo il coltello e rinfilandolo nelle mie calze autoreggenti.
"Niente solo che, wow." disse Rio scuotendo la testa e incominciando a smanettare con la cassaforte.
Denver l'aiutò e sbuffai annoiata dalla situazione, volevo più divertimento.
Gironzolai nella stanza facendo scorrere la mano lungo i libri e ne afferrai uno a caso, sfogliando tra le varie pagine.

"In fondo al tuo cuore, dunque, il ritmo mantiene il suo eterno battito: non è forse questo che fa di te un poeta? A volte sembra scemare fino a sparire del tutto. Ti lascia mangiare, dormire, parlare come le altre persone. Poi di nuovo si gonfia, cresce e cerca di raccogliere il contenuto della tua mente in una sola danza dominante.
Stasera è una di quelle volte. Anche se sei solo, ti sei tolto uno stivale e stai per slacciarti anche l'altro, non puoi proseguire nella svestizione, ma devi subito metterti a scrivere sotto l'impulso della danza. Afferri carta e penna. Non ti curi neanche di tenere bene in mano questa e di stendere bene quella. E mentre scrivi, mentre leghi assieme le prime strofe della ballata, io arretro un po' e guardo fuori dalla finestra. Passa una donna, poi un uomo. Una macchina rallenta e si ferma e poi non c'è bisogno di dire quello che vedo dalla finestra, né ce n'è il tempo, perché sono improvvisamente destata dalle mie osservazioni da un urlo di rabbia o di disperazione. La pagina è accartocciata in una palla. La penna è piantata dritta con il pennino sul tappeto. Se ci fosse stato un gatto da maltrattare o una moglie da uccidere, questo sarebbe stato il momento. Così almeno deduco dalla tua espressione feroce. Sei amareggiato, scosso, completamente fuori di te. E se devo indovinarne la ragione, direi che il ritmo, che si apriva e chiudeva con una forza tale da provocare scosse di eccitazione dalla testa ai piedi, ha incontrato qualche oggetto solido e ostile su cui si è frantumato in mille pezzi. Si è intrufolato qualcosa che non può essere reso in poesia." dissi leggendo con un tono melodrammatico e quelle parole mi colpirono in pieno come mille schiaffi, ogni qualvolta che sfogliavo i libri anche la minima frase mi sbatteva in faccia la verità, assurdo.
"Virginia Wolf, che emozione!" aggiunsi dopo alcuni secondi riassumendo tutto il mio autocontrollo e continuai a recitare alcune sue citazioni con un tono di voce diverso dal mio.
Tokyo si appoggiò nella scrivania e mi guardò divertita nel mentre che trasferiva alcuni dati importanti nella chiavetta usb che avevamo preso.
Avevamo tutto in pugno, come sempre.
"Eccoli qui, porca troia! Hai finito con queste stronzate? Non siamo ad un fottuto circo." disse Denver scoppiando a ridere afferrando la tiara di diamanti con una valigia intera di banconote, appoggiai il braccio nella sua spalla e sorrisi compiaciuta afferrando il telefono.
"Professore, il colpo è andato secondo il nostro piano senza trarre sospetti." dissi seria e in tutta risposta ricevetti un'esclamazione felice.
Riattaccai la telefonata e Helsinki entrò in stanza afferrando le nostre cose e uscì dalla porta di emergenza, uscii anche io per monitorare meglio la situazione e alla fine del corridoio vidi due uomini camminare e sorrisi sentendo finalmente l'adrenalina scorrere impetuosa lungo le mie vene.
Avevano visto il mio amico scappare e uno di loro inarcò un sopracciglio confuso, mi avvicinai ancheggiando sui tacchi altri e decisi di divertirmi un po'.
"Salve." azzardai facendo finta di essere smarrita e mi guardai attorno spaesata, accidentalmente abbassai la spallina del vestito e l'uomo davanti a me sorrise.
"Che ci fai qui tutta sola?" disse quest'ultimo afferrandomi il viso con forza e spingendomi verso al suo corpo.
"Girovagavo qui, per caso." risposi innocentemente appoggiando le mani sul suo petto ridendo, fece per rispondermi ma afferrai la pistola che aveva nella sua cintura e gli sparai entrambi con un colpo solo, tanto la musica era alta e non si sentì alcun rumore.
Anche perché ci trovavamo nell'ala ovest e qui venivano pochissime persone.
"Stupidi uomini senza palle." dissi scocciata e andai davanti ad uno specchio per aggiustarmi il trucco.
"Possiamo andare, il professore ci ha dato il consenso ma non dobbiamo tardare." disse Denver alle mie spalle e sorrisi ripassandomi il rossetto rosso.
"Ci si vede in giro." dissi dirigendomi al piano inferiore e Tokyo scosse la testa.
"Cerca di non fare cazzate." disse sgridandomi ma le feci il dito medio e mi diressi verso il bancone felice.
"Speravo di rivederti." disse il barista sorridendomi e alzai gli occhi al cielo chiedendogli il solito, la musica era veramente assordante e mi guardai attorno sbuffando.
Mi sentivo osservata ma non riuscivo a capire da dove provenisse questa sensazione di fuoco e tanta forza.
Sicuramente doveva essere l'effetto del drink che stavo bevendo e ne richiesi subito un'altro.
"Era molto grande il bottino?" disse una voce al mio fianco facendomi sussultare e voltai subito la testa di scatto non essendo consapevole del fatto che presto la mia vita sarebbe cambiata.
Radicalmente.
Due occhi nero pece mi fissavano con un'intensità mai vista prima e deglutii.
Una donna mi squadrava dalla testa ai piedi con uno sguardo a dir poco stravolgente e rimasi letteralmente senza fiato, ma ripresi subito il mio autocontrollo.
"Non so di cosa tu stia parlando." dissi leccandomi le labbra e percependo l'alcool espandersi in tutta la mia bocca.
Distolsi lo sguardo dal suo a malincuore e serrai la mascella guardando un punto fisso davanti a me.
"Voi bionde siete tutte così stupide." la sentii dire ridendo leggermente e mi voltai subito nella sua direzione, ma chi diavolo si credeva di essere?
I miei occhi vagarono in tutto il suo corpo e rimasi letteralmente a bocca aperta dalla sua bellezza mozzafiato, era perfetta e non avevo mai visto una donna così intrigante ma che allo stesso tempo trasmetteva una paura disumana.
"A me piace essere diversa." dissi guardandola dritta negli occhi e l'intento era di strapparle quella maschera dal viso per vedere chi fosse.
Ma non l'avevo mai vista.
"Davvero? Allora lo fai male." disse bevendo l'alcool all'interno del bicchiere tutto d'un fiato, rimasi accigliata dalla sua risposta e mi avvicinai capendo che il suo intento era quello di provocarmi.
Finalmente questa festa disastrosa stava prendendo una svolta interessante.
"Chi cazzo saresti tu?" sussurrai avvicinandomi un po' troppo e il suo profumo mi fece tremare.
"Non ti riguarda, biondina." disse sfottendomi con un sorriso compiaciuto nelle labbra e non appena feci per sfiorarla il mio polso venne stretto dalla sua presa forte.
Un profumo misto tra tabacco e vaniglia mi colpii in pieno e non avevo mai sentito nulla di così buono in tutta la mia vita.
Sgranai gli occhi capendo che era addestrata come me e subito mi trascinò in una stanza deserta, mi spinse contro la porta e mi mancò il fiato per la troppa vicinanza, era successo tutto in un attimo.
"Che cazzo." sbottai cercando di togliermi dalla sua presa ma me lo impediva come niente, era troppo forte.
Strinse i miei polsi affondandoci le unghie e li inchiodò sopra alla mia testa.
Aveva uno sguardo di fuoco e non staccava per nessuna ragione al mondo gli occhi dai miei, avevo già capito che era una persona che amava avere tutto sotto controllo, letteralmente.
"Dovresti dire ai tuoi amici, di prestare attenzione quando prendono qualcosa che non è di loro proprietà, intesi bionda?" sussurrò al mio orecchio facendomi sentire un calore nel basso ventre e la guardai male serrando la mascella, riuscivo a sostenere il suo contatto visivo a stento.
"Interessante la tua affermazione ma devi sapere che non ho nessun amico, sopravvivo anche da sola." dissi mordendomi il labbro nel mentre che il suo sguardo si posava in tutta la mia scollatura esposta, lo rialzò dopo alcuni secondi e sorrise quasi compiaciuta dalla mia risposta, l'aveva capito che non ero una stupida.
Ero diversa dalle altre.
Si avvicinò sempre di più al mio viso e i miei occhi verdi erano incollati ai suoi nero pece, mi trasmettevano tanta paura.
I suoi capelli neri e lisci mi solleticavano la spalla nuda e sorrisi divertita perché in un modo o nell'altro le facevo un minimo di effetto ma volevo scoprire assolutamente chi fosse questa donna.
"Ingenua." sussurrò attaccandomi ancora di più contro la parete e mi provocò una scarica di brividi a dir poco enorme, sentivo le gambe cedermi.
Sgranai gli occhi dallo stupore e non avevo mai provato delle sensazioni così strane, il mio fuoco si era spento e lei lo aveva riacceso tutto quanto di botto.
Era proprio quello che stavo cercando.
"Dimmi chi sei." ansimai leggermente mettendo la testa di lato e subito la sua mano strinse la mia vita stretta con forza.
La posizione che aveva preso mi infastidiva da morire e cercai di levarmela di dosso ma era come se avesse prelevato tutto di me, ogni minima cosa.
"Non ti riguarda." disse ad un centimetro dal mio viso, feci per gemere ma mi morsicai il labbro talmente forte fino a farlo sanguinare.
Stanca di questa situazione, l'afferrai per le sue spalle toniche e la spinsi contro il muro, facendola ridere subito.
"Ascoltami bene, figlia di puttana." incominciai serrando la mascella furiosa e i suoi occhi neri si scontrarono con i miei, avevo ancora il fiatone per la sua vicinanza e cercai di controllare il mio battito cardiaco accelerato.
"Questi giochetti del cazzo, falli a qualcun altro ma non a me, intesi?" sbottai avvicinandomi ad un centimetro dal suo viso e decisi di ripagarla con la stessa moneta, non avevo più permesso a nessuno di trattarmi come un oggetto.
Le strinsi i polsi ma scoppiò a ridere spingendomi contro il tavolo posizionato alle mie spalle, si infilò tra le mie gambe e sussultai non appena spinse il bacino contro il mio, era a dir poco bellissima.
Cercai di afferrarle il viso ma ancora una volta me lo impedii, nessuno mi aveva mai rifiutata come aveva fatto lei.
"Se vuoi vivere è meglio se non mi conosci, quindi chiudi quella cazzo di bocca perché io so chi sei, Macarena Ferreiro." sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra e spalancai la bocca e gli occhi dallo stupore.
Smisi di dimenarmi dalla sua presa e la guardai letteralmente sconvolta, ma con mossa veloce le diedi una gomitata nel fianco e mi alzai dal tavolo.
La sentii imprecare ad alta voce e tossì leggermente lanciandomi un'occhiataccia.
"Lavori per qualcuno? Vuoi uccidermi?" le domandai riavvicinandomi e ancora una volta mi rise in faccia, facendomi innervosire.
"Fai troppe domande." disse sistemandosi il vestito e la squadrai dalla testa ai piedi, aveva i capelli lunghi fino alla spalla e il suo corpo era slanciato e allenato come il mio.
Doveva per forza lavorare per qualche società, sennò non si spiegava.
"Come fai a conoscermi?" ritentai avvicinandomi e il suo atteggiamento era a dir poco menefreghista.
Si portò una sigaretta nelle sue labbra rosso fuoco e non appena fece per uscire notai un piccolo tatuaggio nel suo avambraccio destro.
Uno scorpione.
Inarcai un sopracciglio confusa e la sua voce profonda mi fece sussultare.

"Capire non è affar tuo, Macarena."

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