23.

1.3K 84 55
                                    

Cerco le tue mani, intreccio le mie dita con le tue, il tuo respiro calmo e regolare.
Il peso del tuo corpo sul mio, pelle contro pelle.
Un brivido mi corre lungo la schiena, giù, lungo la colonna.
Lo sento scendere, vertebra dopo vertebra.

I raggi del sole colpirono il mio viso e mugugnai nel sonno stringendo ancora di più il cuscino, feci un attimo mente locale e mi misi seduta di scatto ricordando ciò che era successo con il mio scorpione.
Al mio fianco non c'era e sgranai gli occhi stringendomi il lenzuolo addosso e con cautela sgattaiolai fuori dal suo letto.
C'era un silenzio assordante e chiusi gli occhi percependo ancora le sue labbra roventi sulla mia pelle, era paradossale.
Scesi al piano inferiore e notai che la sua valigia non c'era più, ma la mia era ancora sigillata, tutta intera.
Mi misi le mani davanti alla bocca incredula e mi guardai attorno sperando che fosse tutto uno scherzo.
Era scappata a gambe levate, lasciandomi da sola come un'idiota.
Serrai la mascella furiosa e un rumore di passi mi fece sobbalzare, afferrai la pistola e la strinsi con forza puntandola all'uomo alle mie spalle.
"Bellissima, sono io calma!" esclamò divertito e alzò le mani squadrandomi dalla testa ai piedi incantato.
Istintivamente strinsi il lenzuolo ancora con più forza e ingoiai il grosso groppo che avevo in gola.
"Zulema?" mormorai sentendo un nodo allo stomaco e Alvaro diventò serio.
"È dovuta partire presto per alcuni affari di lavoro, ti accompagno io a casa stai tranquilla. Hai la mia parola." disse accennando un sorriso e sospirai annuendo, non avevo nient'altro da dirgli e afferrai alcuni vestiti puliti dirigendomi in bagno.
Rimasi a fissare il letto e vari flashback colpirono la mia mente provocandomi una scarica di brividi enorme.
I nostri corpi si erano uniti in una cosa sola, nulla amore ma tanta rabbia e rancore da sfogare tramite la nostra pelle.
Mi sentivo ancora il suo profumo addosso e alcune parti del mio corpo mi facevano male perché mi aveva lacerato la pelle, facendomi capire che ero solo sua.
Era paradossale ciò che era accaduto.
Zulema voleva dominare la vita, ma amare è perdere il controllo, non perché ci si abbandona all'altro e si trascura la propria identità ma perché si sceglie di farlo esistere di più, rinunciando a controllarlo.
Anzi, gioendo della sua sola presenza, più si ama l'altro più lo si lascia libero.
Mi infilai sotto al getto dell'acqua bollente e chiusi gli occhi lasciando che le mie lacrime uscissero, le avevo trattenute per troppo tempo e dovevo in qualche sfogare tutta questa pressione che avevo addosso.
Il nostro controllo era andato tranquillamente a farsi fottere e ci eravamo lasciate andare senza guardare nessun limite.
Non mi scorderò mai la sua espressione nel viso nel mentre che ero sopra di lei, aveva capito che non ero come tutte le altre persone all'interno della sua vita.
Io non avevo paura di dimostrare appieno la mia persona o il mio carattere estremamente forte.
Ecco perché era scappata, perché aveva realizzato che insieme eravamo uniche.
Eravamo due bombe e quello che avevamo fatto era stato semplicemente troppo atomico e la cosa più giusta che poteva fare era andarsene via.
Diedi un pugno al muro dalla rabbia e afferrai la spugna sfregandomi con forza ogni centimetro della mia pelle fino a farla diventare rossa, ma tanto il marchio lo aveva lasciato dentro alla mia anima.
Uscii dopo un'ora buona e mi asciugai infilandomi velocemente l'intimo, non volevo restare un secondo in più dentro a questa casa, c'erano troppi ricordi.
Mi tolsi ogni residuo di trucco e sgranai gli occhi notando l'enorme livido che avevo sul collo, lo scrutai ancora con più attenzione e avevo il segno dei suoi denti così come anche nel mio seno.
"Lurida stronza." sibilai a denti stretti coprendolo con il fondotinta, gli altri non dovevano sospettare nulla di ciò che era successo.
Successivamente mi asciugai i capelli e mi vestii con una felpa enorme e dei jeans neri sotto, il viaggio era abbastanza lungo e volevo essere comoda.
"Pronta?" disse Alvaro spegnendo la tv una volta che mi vide e annuii mettendomi gli occhiali da sole e afferrando la mia valigia infilandoci le ultime cose, mi guardai attorno e serrai la mascella sentendo un nodo sullo stomaco grandissimo.
Quello che era successo era stato paradossale e non smettevo per un attimo di pensarci.
"Guidi tu?" gli domandai mettendomi nel posto del passeggero e Alvaro annuí mettendo in moto, mi misi comoda e cercai di rilassarmi un attimo.
"Tutto bene? Sei sconvolta." disse dopo una buona mezz'ora di viaggio e scossi la testa abbassando un po' il finestrino, il cielo era nuvoloso ma mantenni comunque gli occhiali da sole.
"Non mi va di parlarne." sbottai incrociando le braccia al petto.
"Come se non sapessi che hai scopato con lei, vi ho sentite eccome." disse dopo alcuni secondi borbottando divertito e mi voltai verso di lui furiosa.
"Fanculo okay?" dissi sbuffando e riappoggiando la testa sul sedile.
"È brava a letto? Ho sempre sognato di scoparmela ma non ne ho mai avuto l'occasione." disse ridendo leggermente e un senso di gelosia mi pervase.
"Chiudi quella cazzo di bocca!" esclamai perdendo la pazienza e Alvaro rise, aumentando la velocità.
"Calmati splendore è tua, poi sono convinto che anche tu le piaci dato che poche persone sono finite nel suo letto così direttamente." disse facendo spallucce e inarcai un sopracciglio confusa.
"Che intendi dire?" gli domandai incuriosita nel mentre che si fermava davanti ad un semaforo rosso e i suoi occhi azzurri si posarono sui miei.
"Zulema è una persona che ama le botta e via, non riesci mai a prenderla e tenertela stretta ma tu sei diversa. Già il fatto che lei ti abbia portato qui significa molto fidati." disse serio in viso e analizzai per bene quelle parole.
"La conosci bene, a quanto vedo." dissi chiudendo nuovamente gli occhi.
", da tanti anni e mi ha salvato da un brutto circolo prendendomi nella sua società, mi ha insegnato tantissime cose e se sono così è solamente merito suo." mi rispose orgoglioso e mi toccai i capelli nervosa alzandomi il cappuccio.
"Perché è così?" dissi semplicemente e l'uomo al mio fianco fece spallucce con lo sguardo fisso sulla strada.
"Nessuno lo sa a dire il vero, tutti si domandano perché ha il cuore di ghiaccio con un carattere estremamente forte ma nemmeno lei ti dirà mai la verità, stanne certa." mormorò accennandomi un sorriso e annuii addormentandomi lentamente.

Una volta che arrivai a casa afferrai la valigia con forza e salutai a Sergio velocemente con lo sguardo abbassato.
"Macarena?" disse raggiungendomi ma mi scansai dalla sua presa sotto allo sguardo stranito di tutti, fortunatamente Zulema non c'era e mi rintanai in camera mia infilandomi sotto le coperte.
Strinsi il cuscino con forza e urlai con tutto il fiato che avevo in corpo contro di esso sperando che mi sentisse eccome.
Mi riaddormentai e dopo alcune ore qualcuno venne a bussare contro la mia porta, facendomi sussultare.
Tokyo sbucò dallo stipite della porta e mi misi seduta strofinandomi gli occhi, con cautela si avvicinò e si sedette nel letto.
"Che è successo?" sussurrò accarezzandomi i capelli e l'abbracciai come se potesse essere la mia unica salvezza.
Mi accarezzò i capelli nel mentre che singhiozzavo tra le sue braccia e già sentivo un senso di colpa invadermi nel mostrarmi così debole e ferita.
"Siamo finite a letto insieme." mugugnai nel mentre che mi asciugava le lacrime e la mia amica si alzò di scatto.
"Cosa cazzo hai fatto?" urlò facendomi sobbalzare e la feci risedere con forza.
"Tokyo non urlare, è stato un grandissimo errore e non accadrà mai più voglio darci un taglio con lei." sussurrai cercando di farla calmare ma scosse la testa toccandosi i capelli.
"Perché?" chiese semplicemente e feci spallucce, mi alzai lavandomi il viso e mi sentii subito meglio riassumendo tutto il mio autocontrollo.
"Non lo so, la volevo terribilmente tanto e l'ho implorata affinché mi accontentasse ma è tutto sbagliato." dissi guardandomi tramite lo specchio e Tokyo sgranò gli occhi spostandomi il viso di lato ed esaminando tutto il mio collo.
Sicuramente il fondotinta doveva essersene andato e lo sfiorò con cautela, con uno sguardo omicida.
"Ti ha fatto del male." sussurrò abbassandomi la felpa e ne trovò altri, il suo sguardo era indescrivibile e spalancò la bocca incredula non appena vide la mia schiena marchiata dalle sue unghie.
"La cosa peggiore è che mi ha lasciato lì nel suo letto e se n'è andata." dissi stringendo i denti dal nervoso e trattenni le lacrime, non mi interessava svegliarmi con lei al mio fianco ma almeno volevo sapere le motivazioni.
L'avevamo voluto entrambe.
Invece mi aveva trattato come se fossi stata un fottuto giocatolo per lei, da sempre.
"Io te l'ho detto che quella è una grandissima figlia di puttana ma ovviamente tu per capire le cose devi come al solito sbatterci la testa." disse la mia amica scuotendo la testa a sospirai dandole la ragione, non avevo più nulla da dire e l'unica cosa che dovevo fare era riprendermi e dimostrarle che questa cosa non mi aveva turbato così tanto.
"Va bene Tokyo, caso chiuso." dissi sorridendole dolcemente e la vidi rilassarsi per poi abbracciarmi un ultima volta dolcemente.
"Prenditi tutto il tempo che ti serve davvero, hai tutto il diritto di essere arrabbiata e di spaccare il mondo. Ma non cedere mai davanti a nessuno perché tu vali e sei molto più di questo." disse stringendomi la spalla e annuii con una nuova consapevolezza in più.
Zulema non doveva essere la causa del mio cedimento, non più ormai.

escapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora