prologo.

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Eravamo tutti leggeri, come gusci di noce vuoti, in questo posto il cielo era fumoso e quando ci ripensavo rabbrividivo, però tentavo di placare questi pensieri offuscati che mi perseguitavano ogni secondo.
Soffiai aria tiepida sulle mani per riscaldarmele ma era difficile tenerle calde quando le nostre anime tremavano ancora di freddo.
"Dio." sussurrai guardando il paesaggio enorme di Madrid davanti ai miei occhi.
Era notte fonda e non sapevo nemmeno che ore erano con esattezza.
"Dio." ripetei, pronunciando di nuovo quel nome nel vano tentativo di capire ciò che stavo tentando di salvare dentro di me, con scarsi risultati.

"Capire non è affar tuo, Macarena."

Ero io stessa a rispondermi quando nessuno poteva farlo, nemmeno Dio.
Quando pensavo a queste cose rimanevo sempre esausta e non potevo permettermi il lusso di indulgere alla stanchezza, dovevo rimanere lucida.
Ero costretta ad andare avanti, perché, sebbene non era vero per ogni persona sulla faccia della terra, era vero per la grande maggioranza: la morte non rimaneva ad aspettare nessuno e se lo faceva di solito non aspettava a lungo.
Avevo bisogno di distrarmi a causa di una realtà che non era più la mia, guardavo il mondo in alto assolutamente costernata, osservavo il cielo mutarsi da argento a grigio al colore della pioggia.
Persino le nuvole tentavano di sembrare altre cose e a volte immaginavo come apparisse ogni cosa sopra quelle nubi, sapevo con certezza che il sole era d'oro e l'atmosfera sconfinata un gigantesco occhio blu.
"Tu non meriti di essere felice."
Si poteva rubare la felicità? Oppure non era che un altro infernale trucco degli esseri umani?

Feci uscire il fumo lentamente dalle mie labbra e tutto sembra così silenzioso, finalmente ero riuscita a trovare un po' di pace in tutto quel caos che non riuscivo a zittire, quello maggiore lo portavo dentro.
"Ti ho trovata finalmente." disse una voce maschile alle mie spalle e alzai gli occhi al cielo menefreghista, odiavo gli uomini.
"Che cazzo vuoi?" sbottai voltandomi nella sua direzione e il ragazzo davanti a me scoppiò a ridere, facendomi innervosire.
"Nervosa? Se vuoi posso aiutarti." sussurrò mettendo le mani sulla mia vita stretta spingendomi contro lo sportello della mia macchina, un vento leggero mi fece sussultare ma non staccai gli occhi dai suoi.
"Non ho bisogno di te." dissi sorridendogli e sputandogli il fumo in faccia, fregandomene altamente, se avessi voluto l'avrei ucciso senza esitare, maneggiandolo come volevo.
Se desideravo una cosa, la ottenevo a tutti i costi.
"Il capo vuole vederti, Maca." disse sollevandomi il vestito e mettendo la mia coscia intorno al suo fianco, risi divertita ma voltai il viso di lato in modo tale che non potesse baciarmi.
Nessuno poteva farlo, non più.
Decidevo io per me.
"E ha mandato te? Sei un tale fallito." sussurrai togliendomi dalla sua presa e lo sentii sbuffare ringhiando dalla rabbia.
"Mi sta mettendo alla prova, lo sai." disse serrando la mascella e facendo spallucce, lo guardai intensamente portandomi un'altra sigaretta alle labbra e l'accesi toccandomi i capelli seria.
"Ryan, tu vali molto di più." dissi avanzando verso di lui sistemandogli bene il colletto leggermente messo male, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio si scontrarono con i miei e mi sorrise mostrandomi le sue fossette.
"Ti importa di me." disse con un tono convinto afferrandomi il viso con forza e avanzando facendomi indietreggiare un'altra volta.
"Non mi importa di nessuno, idiota." sbottai infastidendomi non appena le sue labbra si appoggiarono sul mio collo e sorrisi compiaciuta mordendomi il labbro.
Il coglione era caduto ai miei piedi.
"Lo sappiamo tutti che a te non frega un cazzo di nessuno, Ferreiro." lo sentii dire nel mentre che le sue mani vagavano in tutto il mio corpo ma con il tacco gli diedi un calcio nella caviglia facendolo urlare e accasciare dal dolore.
"Ti ho già detto che non mi devi toccare, vai a farti fottere Ryan." mormorai buttando la cicca e salendo in macchina furiosa, volevo semplicemente ritrovare tutta quella pace che mi era stata tolta in passato.
Scossi la testa dando un colpo al volante e serrai la mascella dirigendomi verso quell'uomo che mi aveva ribaltato la vita al meglio, ma da una parte in peggio.
Non appena arrivai le sue guardie del corpo mi squadrarono dalla testa ai piedi e alzai la testa facendo un rumore assordante a causa dei miei tacchi a spillo.
"Macarena Ferreiro." pronunciai sicura di me alla guardia davanti alla sua porta e non appena mi diede il consenso entrai.
"Ho mandato Ryan a cercarti poco fa." disse l'uomo guardandomi attentamente e sbuffai lanciando la borsa nel divano per poi sedermi davanti alla sua scrivania accavallando le gambe e scoprendo tutta la mia coscia lunga e tonica.
"Vodka?" mi propose aprendo l'armadietto al suo fianco ma scossi la testa sgranchendomi tutti i muscoli.
"Qualcosa di più forte, grazie." dissi guardandolo divertita e l'uomo davanti a me sorrise porgendomi del whisky.
"E brava la mia ragazza." disse bevendone un sorso anche lui e afferrando alcuni fascicoli da un cassetto.
"Dimmi tutto, ti ascolto." dissi percependo l'alcool bruciare in tutta la mia gola e subito ne bevvi dell'altro.
"Calmiamoci un attimo, dove sei stata? Sono quasi le due del mattino e ti avevo detto di non fare cazzate." disse inarcando un sopracciglio confuso.
"Sergio rilassati, se tua moglie fosse qui ti direbbe la stessa cosa, povera Raquel." dissi con un sorriso sulle labbra non appena pronunciai il suo nome.
Era il suo punto debole.
"Non ho bisogno del tuo sarcasmo adesso, mi preoccupo per te lo sai." disse facendo spallucce accennandomi un sorriso rassicurante, il nostro rapporto era molto stretto e sapevo che non c'era nessun tipo di malizia nei miei confronti anzi, lo consideravo un secondo padre.
Diciamo che mi aveva reso più forte non appena mi unii con la sua società, era il mio secondo mondo dove potevo entrarci quando volevo, era la mia terapia.
Non ero una persona che voleva dipendere dalle altre, il controllo era parte di me e Sergio lo sapeva bene, ecco perché non mi imponeva degli obblighi.
Se aveva bisogno di aiuto io glielo avrei dato tutto quanto senza esitare.
"Sono andata in un locale, avevo bisogno di svagarmi un'attimo puoi stare tranquillo." dissi girando il bicchiere tra le mie mani e Sergio annuí.
"Va bene, comunque ti ho chiamato qui perché stiamo organizzando da un po' di tempo questo colpo e voglio persone che uccidano senza esitare." disse porgendomi vari fogli e annuii, dovevamo recarci in una villa abbastanza grande, posizionata in una delle periferie più importanti di Madrid.
"E quando si terrà?" dissi non vedendo l'ora di incominciare ad allenarmi, mi mancava la pura adrenalina, già da diversi mesi mi sentivo spenta, avevo solo trent'anni e non potevo continuare a vivere così, trascinata nel buio totale.
"La settimana prossima, è già tutto pronto e dobbiamo solamente esercitarci meglio con le armi. Se accetterai, queste sono le chiavi del tuo nuovo appartamento che userai. Spetta a te decidere Macarena." disse mettendomi le chiavi sopra al tavolo e mi morsicai il labbro più forte che potevo.

"Accetto Sergio, e vaffanculo."

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