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perdono: cessare di provare collera,
ostilità o risentimento.
termini correlati: assoluzione,
remissione, grazia.





Sferrai un'altro colpo al sacco davanti a me e gemetti dal dolore togliendomi il guantone nella mano destra, avevo tutte le nocche viola ma non me ne importò.
"Guarda un po' chi c'è qui." disse una voce alle mie spalle e sorrisi alla mia amica.
"Mi sei mancata Tokyo." dissi afferrando l'asciugamano per asciugarmi il sudore, mi stavo allenando da circa due ore mettendo il mio corpo tantissimo sotto pressione.
"Anche tu, speravo tanto di rivederti." disse scoccandomi un sorriso e ricambiai subito, guardandomi attorno, non era cambiato assolutamente nulla, tutto era al suo posto e ovviamente non mi ero pentita della mia scelta anzi, non volevo nessun tipo di rimpianto.
Ne ero terrorizzata.
"Mi ha detto Ryan che ieri avete litigato un pochino, zoppica lo sai?" disse mettendosi dietro al sacco nel mentre che bevevo un goccio d'acqua, mi legai i capelli e scoppiai a ridere afferrando la corda incominciando a saltare.
"Mi ha stancata, si crede il capo del mondo solamente perché ha ucciso quel sicario tre anni fa. Beh io ne ho uccisi più di lui, è un'idiota e deve buttare giù quella maschera che indossa ogni secondo." sbottai aumentando la velocità dei salti e la mia amica scosse la testa divertita.
"Però ci hai scopato, quindi ti piace." disse dopo alcuni minuti guardandomi attentamente e smisi subito di saltare.
"Non mi piace e la sua è stata solamente una delle mie tante botta e via prive di senso, ero tesa quel giorno e dovevo distrarmi tutto qui." mormorai facendo l'ennesima serie di addominali e gemetti dal dolore percependo tutti i muscoli in fiamme.
"Vorrei avere il tuo menefreghismo sai? È incredibile il tuo autocontrollo." disse Tokyo guardandomi seria e inarcai un sopracciglio confusa dalla sua domanda.
"Abitudine, lo sai che dopo Kabila non me ne frega più di nessuno." dissi serrando la mascella non appena pronunciai il nome della mia ultima ex.
Eravamo state assieme per tanto tempo e mi aveva tradita, la nostra relazione era durata un bel paio di anni e con lei stavo bene, ma aveva distrutto il mio cuore.
Uno dei miei rimpianti più grandi è stato fidarmi di lei, lasciandomi andare.
"Sono curiosa di sapere chi riuscirà a scioglierti quel fottuto cuore di ghiaccio che ti ritrovi." disse porgendomi la mano e inarcai un sopracciglio confusa, era impossibile.
"Nessuno." dissi evitandola afferrando la bottiglia d'acqua e uscendo dalla palestra nel mentre che il resto del gruppo mi guardava.
Ero tornata in me, letteralmente.

Sergio mi sorrise non appena entrai nella stanza che ci aveva indicato e mi sedetti controvoglia in una sedia a caso appoggiando gli stivali sopra al tavolo.
"Sei sempre più bella comunque." disse Ryan raggiungendomi goffamente e risi portandomi una sigaretta alle labbra accendendola.
"Macarena in teoria non potresti." disse Sergio sistemando alcune cose nella scrivania davanti a lui e alzai gli occhi al cielo facendo uscire il fumo dalle labbra.
"Io sono speciale." dissi facendo ridere la mia amica Tokyo e gli altri mi seguirono a ruota, avevo tutti gli occhi puntati addosso ed era logico dato che non mi ero fatta vedere per tantissimo tempo.
"Io te dobbiamo parlare." disse l'uomo davanti a me voltandosi e annuii subito.
"Vedremo se riuscirai a scavare nei miei sentimenti più profondi, Berlino." mormorai con tono melodrammatico nel mentre che scoppiava a ridere divertito.
"Tu non provi sentimenti, ho già vinto in partenza quindi taci e ascolta." disse con il suo solito sorriso strafottente e serrai la mascella prestando attenzione a ciò che stava dicendo Sergio.
"Ci troviamo qui, mi sono preso l'impegno di stampare in miniatura la villa dove andremo a fare il colpo. Quel giorno si terrà una festa in maschera e ci comporteremo normalmente, ovviamente sono riuscito ad avere degli inviti che ci permetteranno di entrare." disse indicandoci alcune cose e tutti quanti annuimmo prestando attenzione ad ogni minimo dettaglio.
"Beh il gioco è fatto no? Entriamo lì senza creare sospetti e mettiamo in atto il nostro piano, ovviamente voglio anche divertirmi che cazzo." sbottai dopo quasi due ore di spiegazione.
"Beh se le cose andranno bene è ovvio che troverete anche il tempo per divertirvi, state tranquilli." disse Sergio sistemandosi bene gli occhiali lungo il naso.
"La cassaforte con i soldi dove si trova? Mi sono dimenticata." dissi scuotendo la testa e gli altri scoppiarono a ridere.
Non vedevo l'ora di sentire nuovamente la pura adrenalina scorrere impetuosa nelle vene, mi mancava correre il rischio di poter rischiare la vita per prendere qualcosa di irraggiungibile ma allo stesso tempo possibile.
Per anni non ero riuscita a trovare la luce lungo il mio tunnel fatto di ansie e di preoccupazioni per colpa del mio passato.
Mi guardavo attorno cercando di trovare un segnale che mi permettesse di reagire, di mandare tutto a quel paese e di riprendere il controllo della mia persona e di ciò che provavo ogni secondo, volevo tacere tutte quelle voci che ogni secondo mi urlavano contro tutti i miei rimpianti più grandi.
"Si trova al piano superiore, ala ovest." disse Tokyo rispondendomi e le feci un piccolo sorriso ringraziandola.
"Bene, abbiamo finito e ovviamente ripasseremo tutto quanto il giorno prima di partire." disse Sergio e annuii portandomi un'altra sigaretta alle labbra nel mentre che tutti uscivano dalla stanza.
Mi alzai dalla sedia sgranchendomi le gambe e Ryan mi spinse subito sopra ad un tavolo facendomi gemere dal dolore.
"Testa di cazzo, se osi rifarlo non ci metto molto a spegnerti la sigaretta nell'occhio e a ucciderti un secondo dopo." sbottai facendo un'altro tiro nel mentre che mi afferrava il volto con forza, facendomi solamente innervosire.
"Brutta stronza per colpa tua non riesco a camminare e mi hai stancato." disse furioso aumentando la presa ma gli diedi uno schiaffo scendendo giù dal tavolo e uscendo fuori per prendere una boccata d'aria fresca.
"Sei sempre così silenziosa, rimani in vita solamente perché l'orgoglio che provi per te stessa supera ogni fottuta cosa. Ti credi invincibile Macarena, ma se qualcuno osa smuoverti l'anima crolli come niente, è questo quello che vuoi?" sbottò furioso e inarcai un sopracciglio sconvolta dalla sua reazione, mi voltai nella sua direzione buttando la cicca in terra e notai le sue vene del collo gonfiarsi dalla rabbia.
"Non sono affari tuoi, cazzo." dissi puntandogli un dito contro ed entrando nuovamente dentro, Berlino mi raggiunse sconcertato e allontanò subito Ryan con una spallata facendolo barcollare.
"Vieni con me." disse il mio amico prendendomi per un braccio e mi trascinò in sala da pranzo dove non c'era nessuno.
"Berlino, che diamine vuoi?" sbottai sospirando e appoggiandomi nel tavolo.
"Non permettere mai a nessuno di dirti com'è il tuo stato d'animo, mai. Non hai bisogno di nessuno in questa vita, solo di te stessa e lo sai bene." disse afferrandomi per le spalle e sussultai leggermente per le sue parole.
"Lo so bene che non ho bisogno di nessuno, voi non capite come sto." sbottai allontanandomi dalla sua presa e camminando nervosamente attorno alla stanza, era vero, non avevo bisogno di nessuno però Berlino era diverso.
Riusciva a capire quando qualcosa non andava in me, era come se fosse un secondo fratello.
Riuscivo a togliere un minimo di orgoglio con lui perché sapevo di potermi fidare ciecamente, senza pentirmi mai.
"Io ti capisco benissimo, Maca." disse addolcendo per un'attimo il suo tono di voce e subito mi voltai nella sua direzione, poche volte lo faceva.
"Ti manca sentirti libera, ti manca avere quel fuoco che avevi dentro di te quando eri all'apice della tua vita. Ma qualcosa si è rotto non è così?" aggiunse dopo alcuni secondi serio.
Realizzai che effettivamente aveva ragione, un essere umano non aveva un cuore come il mio, il cuore dell'uomo era una linea mentre il mio un cerchio.
Inoltre, avevo un'illimitata capacità di essere al posto giusto al momento giusto.
La conseguenza era che negli uomini trovavo il meglio e il peggio, vedevo la loro bruttezza e la loro bellezza, mi domandavo come la medesima cosa poteva essere entrambe.
Ogni giorno lottavo per ricordare qualcosa che altrimenti sarebbe andata persa, se mi rifugiavo nel passato non riuscivo a essere presente e se provavo ad essere presente smettevo di ricordare.
Non sapevo dove stare: nei ricordi o nel presente?
Era come se ci fosse una versione giusta della vita, in cui le cose andavano esattamente come dovevano andare.
"Lascia stare." sbottai afferrando il capotto e indossandolo, questa conversazione avvenuta con Berlino mi aveva reso tanto nervosa.
Odiavo dare la ragione.
"Maca aspetta, non mi hai detto che nome di città ti sei scelta!" esclamò Sergio raggiungendomi e lentamente mi infilai gli occhiali da sole voltandomi.

"Io sono Madrid."

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