Il problema di cercare di capire tutti gli errori che hai fatto, è che non puoi.
E non puoi privarti della tua vita, dei tuoi piani, del tuo futuro.
In più, non impari dagli errori se ti fermi e non vai più avanti.
Non sapere cosa ti aspetta, spaventa.
Ma troverai qualcosa di davvero speciale: la speranza.Ormai avevo perso il conto di quanti giorni ero rinchiusa in camera, non volevo uscire e passavo il tempo ad allenarmi.
La vita è governata da un principio di indeterminazione che ci impedisce di riconoscere il posto che occupiamo nel mondo e il movimento dei nostri desideri, e più cerchiamo di capire una delle due cose, più perdiamo l'altra: identità e desiderio, essere e cercare sembrano farsi la guerra e non incontrarsi mai nello stesso corpo, sembrano incompatibili.
Guardai il cielo limpido attraverso la finestra e finii di fumare, non sapevo nemmeno io com'ero arrivata a questa situazione ma ero senza forze.
Non mi andava più di lottare per me stessa né tantomeno mostrarmi debole.
Volevo rimanere nel mio mondo perché era l'unica cosa che mi faceva sentire viva.
Dopo alcuni minuti bussarono alla porta e mi alzai sbuffando, non volevo vedere più nessuno.
"Apri questa cazzo di porta prima che la sfondi!" esclamò Berlino e decisi di aprire, entrò e mi squadrò dalla testa ai piedi sgranando gli occhi.
"Sei dimagrita tantissimo." sbottò furioso e camminò intorno alla stanza aprendo tutte le finestre e mettendo a lavare ogni singola cosa.
"Mi spieghi che cazzo stai facendo?" urlai cercando di fermarlo ma non mi ascoltò, si muoveva freneticamente e già mi stava venendo il mal di testa.
"Mi sto prendendo cura di te." disse buttando tutto nella lavatrice e azionandola dopo mezzo secondo, mi guardai attorno e notai che aveva tolto tutto quanto.
"Questa stanza è morta come te, smettila di autocommiserarti così." disse puntandomi un dito contro e fece un cenno alla donna delle pulizie di entrare.
Sbuffai toccandomi i capelli ancora umidi dalla doccia e Berlino mi trascinò fuori, stringendomi il braccio con forza.
"Devi lasciarmi stare." urlai cercando di staccarmi ma me lo impediva, mi portò fuori e la luce del sole mi fece chiudere gli occhi con forza.
"Sai da quanto eri rinchiusa dentro a quella stanza? Quasi un mese cazzo." disse con le lacrime agli occhi e sussultai sedendomi in una sedia all'ombra.
Scoppiai a piangere e mi rifugiai tra le sue braccia, sfogando tutto il mio dolore nell'essere stata così egoista nei confronti delle persone che tenevano a me.
"Non ci posso credere." dissi scuotendo la testa incredula e il mio amico mi asciugò le lacrime dolcemente.
"Ascolta, ho dovuto parlare con Tokyo perché nessuno ha saputo dirmi cosa stava succedendo davvero. Macarena, hai fatto uno sbaglio ma ora è il momento di andare avanti okay? Sei forte, non devi perdere nuovamente la tua persona per un'esperienza del genere. Piangerti addosso o fregartene della banda non risolverà le cose, i colpi non sono più gli stessi senza di te." disse afferrandomi il viso con forza e sussultai realizzando che aveva ragione.
"Ho pianto Berlino, non lo facevo più da tempo ma lei mi ha fottuto il cervello." sussurrai questo piccolo segreto solamente a lui in modo tale che potesse custodirlo con cura.
Mi fidavo ciecamente.
"E hai fatto bene, a volte è l'ultima risorsa che ci resta per non soccombere. Preoccupati il giorno in cui smetterai di farlo perché avrai smesso di essere viva, ora però devi alzarti." disse con una voce che mi fece venire i brividi e annuii asciugandomi tutto il viso con il palmo della mano.
"Hai ragione." dissi sospirando pesantemente e Berlino mi porse gentilmente una tazza di caffè che bevvi lentamente rilassandomi.
"Lei dov'è?" domandai di getto e chiusi gli occhi ricordandomi il suono dei suoi gemiti e delle sue unghie nella mia pelle.
"Scomparsa, l'ho vista pochissime volte e sta lavorando duramente nel suo ufficio.
È tanto nervosa e quando ci spiega alcune cose noto molta tensione." disse facendo spallucce e analizzai per bene quelle parole.
Non ero l'unica che stava male.
"Okay basta piangersi addosso, ho bisogno di risentirmi viva come si deve." dissi voltandomi verso il mio amico che mi strinse il braccio con forza.
Dovevo ritornare nei miei passi e rimanere concentrata nei miei obiettivi, Zulema aveva avuto anche troppo potere nei miei confronti.
Dovevo darci un taglio.

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escape
Action➸ ZURENA. (gxg) "Quella dei sogni è una balla colossale. Lo sapevo. L'ho sempre saputo. Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso. Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all'improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto. A...