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JAMAL'S POV
"Quindi siamo d'accordo su tutto?" Mi sorride Hasan. "Dovresti trasferirti di nuovo qui, non deve essere facile gestire tutto lontano." Mi suggerisce Ahmet guardandomi.

Mi guardo attorno, questo era l'ufficio di mio padre. Dopo la sua morte non ho cambiato nulla, ci sono ancora i suoi quadri e principalmente un suo quadro. Lui accanto ad un leone, una volta gli chiesi il significato e mi risposte dicendo che il suo potere era così forte da sottomettere anche uno degli animali più feroci che esistessero.

Tutto qui ricorda lui, ricordo anche quando da bambino cercavo di entrare nel suo studio ma una volta mi beccò e li ci furono molte conseguenze, conseguenze violente. Odiava essere contradetto e soprattutto odiava chi si ficcava nei suoi affari. Solo negli ultimi anni  della sua vita mi faceva passare giornate intere qui dentro.

E se prima volevo entrare e frugare nelle sue cose, in quel momento volevo essere completamente altrove.

Ho sempre assistito ad atti violenti, mi faceva affacciare con lui alla finestra che affacciava sul campo. Uomini che si allenavano duramente, un allenamento ben diverso dal mio.

Il loro era violento ma sembrava che a loro piacesse. Si sentivano molto spesso rumori di spari, da bambino ero solito a tapparmi le orecchie ed a serrare gli occhi ma col tempo ci ho preso l'abitudine. Quando non sentivo i rumori degli spari era del tutto strano, come se fosse normale sentirli costantemente.

"Non è difficile gestire tutto da lontano, ho collaboratori competenti che mi informavo ogni giorno di quello che succede e come procedono le cose." Dico freddo appoggiando i gomiti sulla scrivania di legno.

"E quella ragazza?" Chiede Ahmet riferendosi a quel giorno dove Hailey entrò nel mio studio mentre trattavo con loro, sento il mio sangue bollire dentro di me.

Alzo un sopracciglio. "Cosa?"

"Ti sei trasferito in Italia per lei?" Ride Ahmet. "Vuoi già avere un erede? Abdul mi ha detto che è una ragazza forte, non cedeva la cagna." Continua.

"Credo che questi siano affari miei. Adesso vogliate scusami ma ho delle faccende di cui occuparmi prima del mio ritorno." Mi alzo guardo entrambi con uno sguardo di fuoco e stringo le mani in due pugni appoggiandoli sulla scrivania. "Andiamo Ahmet." Si alza anche Hasan.

"Kral." Mi salutano entrambi per poi uscire dalla porta. Abbasso la testa chiudendo gli occhi, questo posto mi rende nervoso ma adesso il mio nervosismo si è elevato ancora di più.

Vado spedito verso la porta ed esco, mi dirigo nel campo dove trovo Ethan parlare con Sebastian. "Com'è andata?" Ethan mi guarda.

"Tutto apposto." Mi guardo attorno, tutto è uguale. Niente è cambiato, nemmeno Sebastian, solo che adesso ha qualche anno in più e gli sono spuntati dei peli bianchi sulla barba.

"Mi manca allenarmi qui tutti i giorni." Sospira Ethan. "Sei serio?" Alzo un sopracciglio verso di lui.

"Ricordi i nostri allenamenti?"

"Ricordo che ti mettevo sempre a terra." Ammicco guardandolo. "Jamal ha sempre preso più seriamente l'allenamento. Non a caso è diventato l'erede di tutto questo." Sorride soddisfatto Sebastian incrociando le braccia.

"Perché non ci alleniamo? In onore dei vecchi tempi." Mi sorride Ethan appoggiando una mano sulla mia spalla.

"Vuoi la rivincita?" Incrocio le braccia. "Non mi dispiacerebbe batterti a distanza di qualche anno." Si allontana iniziando a levarsi la maglietta.

Qualche ora dopo..
"Credo che tu mi abbia rotto una costola." Si lamenta Ethan sul sedile dell'areo. "Tu hai voluto sfidarmi." Appoggio gli occhiali da sole sul tavolino davanti a noi. 

Il mio riflessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora