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ISABEL'S POV
"Alice non possono mai scoprici, siamo a Berlino! Non possiamo limitarci a visitare solo musei. Usciamo." Incrocio le braccia al petto guardandola. Si stende nel suo letto e alza le coperto fino al suo petto.

"Isabel sono stanca e ti prometto che domani usciremo." Alzo gli occhi al cielo. "Come vuoi." Prendo la mia borsa e vado verso la porta. "Dove vai?"

"A farmi un giro nei dintorni." Urlo, quando sto per chiudere la porta la sento mormorare qualcosa ma non la ascolto.

Questo è il nostro primo viaggio con la scuola, le altre sono state solo visite guidate in musei della nostra città. Ho sempre sognato di fare un viaggio con le mie amiche e scappare durante la notte per andare a visitare la città a noi sconosciuta e divertirci.

Tutto questo di nascosto dai professori.

È una cosa che fanno tutti gli studenti, c'è chi si porta dell'alcol, chi invece porta dell'erba e chi invece organizza partite di poker nelle stanze.

Aspetto l'ascensore e tamburello il piede sul pavimento. Appena si aprono le porte faccio per entrare ma vengo afferrata per il polso.

"Dove credi di andare?" Ethan alza un sopracciglio guardandomi serio. "A fare un giro." Cerco di strattonarmi ma tiene il mio polso stretto nella sua mano.

"Isabel torna in camera." Mi ordina. Adesso alzo il sopracciglio. "Ma chi sei mio padre?"

"Sono il tuo professore, sei sotto la mia responsabilità. Non puoi uscire, sei anche minorenne. Quindi torna nella tua stanza e vai a dormire." Dice duro.

"Ribadisco, non sei mio padre e poi voglio solo farmi un giro qui attorno per prendere un po' d'aria. Non posso fare nemmeno questo?" Urlo appena per non svegliare nessuno anche se non è per niente tardi.

"No. Non puoi farlo." Ribatte. Mi strattono di nuovo dalla sua presa e mi allontano da lui. Evitandolo, premo il bottone dell'ascensore ed entro dentro. Lui mi segue e si mette accanto a me.

"Che fai?" Gli chiedo quando preme il piano terra. "Vengo con te." Sospira appoggiandosi alla parete metallica.

"Scordatelo."

"E chi mi fermerà? Tu?" Si gira verso di me ridendo appena. "Si." Sbotto.

Esco appena le porte si aprono mi fiondo fuori e cammino velocemente verso l'uscita. Fermo un taxi ed entro all'interno appena chiudo la portiera viene subito riaperta ed entra Ethan.

"Esci." Lo minaccio.

"No." Incrocia le braccia al petto. "Ethan sto perdendo la pazienza." Lo avverto. "Come se tu avessi pazienza." Ridacchia.

L'autista inizia a dire qualcosa in tedesco ma io lo interrompo alzando una mano verso di lui, si zittisce e ci osserva dallo specchietto. "Un attimo." Dico verso l'autista come se capisse l'italiano.

"Io ho pazienza ma non con te. Faccio un giro e torno ma adesso esci." Ripeto di nuovo. "Ed io ti ho detto che non se ne parla. Sei in una città completamente diversa dalla tua, non conosci le strade, non sai parlare tedesco, non sai chi potresti incontrare. Devo continuare ad elencare?" Sbotta.

L'autista si gira col busto verso di noi e inizia a sbraitare. "Sta dicendo che dobbiamo uscire dal suo taxi." Afferma Ethan guardando la mia faccia stranita. Apre la portiera ed esce.

"Potrebbe andare.." inizio a dire all'autista approfittandomene del fatto che Ethan è sceso ma l'autista inizia ad urlare. "Okay, scendo." Scendo dalla macchina e sbatto la portiera.

"Per colpa tua il taxi ci ha cacciato, stupido coglione." Sbatto i piedi a terra come una bambina e lui corruga la fronte.

"Ma cosa sei? Una bambina?"

Il mio riflessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora