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ISABEL'S POV
"Ragazzi come avete sentito ieri sera c'è stato un attentato poco più lontano da qui. La partenza per l'Italia sarà anticipata di un giorno quindi questa sera partiremo. Dopo colazione tornate nelle vostre camere e preparate le valigie." Ci avvisa la professoressa, i miei compagni di classe si lamentano.

Scuoto la testa nel guardarli, non sanno cosa sia realmente un attentato. Per loro è tutto un divertimento e per loro è surreale prendere una situazione con serietà e non fare gli scemi.

Ed io dopo quello che è successo non vedo l'ora di tornarmene a casa.

Bevo l'ultimo sorso di latte e insieme ad Alice torniamo in camera. Prendo i miei vestiti sulla sedia e piegandoli li riposo nella valigia.

"Quella volta che partiamo succede tutto questo." Sbuffa Alice chiudendo la sua valigia. "Non sono cose che vengono programmate."

"Cosa ti prende?" Si ferma a guardarmi.

"Nulla, perché?" Le chiedo mentre mi siedo sul mio letto e appoggio le mani dietro di me.

"Ieri sera sei tornata tardi e avevi una faccia pallida. Cos'è successo?" Si siede accanto a me.

Dopo il bacio con Ethan sono scappata in camera quasi correndo, è stata una cosa molto istintiva. "Nulla."

"Isabel." Mi richiama alzando un sopracciglio.

"Non stavi lì quando è scoppiato l'attentato, vero?"

"Stavo nel parco qui di fronte, non appena ho sentito le ambulanze correre e tanto casino sono corsa qui. Ero scossa perché non capivo cosa stesse succedendo e sono andata nel panico." Questa è la prima bugia che mi è passata per la mente.

"Menomale che non ti sei allontanata." Mi abbraccia forte. Sospiro sulla sua spalla.

"Menomale che non siamo uscite." Ridacchio staccandomi da lei.

Se non fossi andata lì con Ethan ma da sola oppure con Alice penso che non sarei tornata in hotel viva.

La sera..
Mi siedo al mio posto sull'aereo, accanto al finestrino. Appoggio la borsa per terra vicino ai miei piedi e cerco con lo sguardo Alice. La vedo parlare con un nostro compagno di classe.

"Torniamo a casa con Jamal." Si avvicina a me Hailey. Annuisco. "Che ti prende?" La guardo. Ha il viso pallido e stanco.

"Nulla." Afferma per poi tornare al suo posto, becco Jamal osservarla preoccupato e con lo sguardo segue ogni suo movimento. È proprio cotto.

Osservo fuori dal finestrino l'aeroporto di Berlino anche se non c'è molto da vedere se non delle persone vestite di giallo che parlano tra di loro.

"Come stai?" Mi giro e vedo Ethan seduto al posto di Alice.

"Questo è il posto di Alice." Affermo indicando il posto dove è seduto lui. Scuote la testa e alza il suo biglietto.

"Ho questo posto, Alice lo ha accanto a Marco." Chiudo gli occhi sospirando pesantemente. Dovrò sopportarlo per due ore e passa.

"Come stai?" Ripete di nuovo osservandomi. "Bene."

"Sei sicura?"

"Si, Ethan. Sto bene." Dico fredda guardandolo. Abbassa il suo sguardo come dispiaciuto da questa mia risposta così fredda.

La voce robotica ci avvisa di allacciare le cinture poiché l'aereo sta per partire e cerco di allacciarmela. Tiro ma sembra come bloccata.

"Aspetta." Ethan leva le mie mani e con agilità mi stringe la cintura di sicurezza. "È troppo stretta."

Il mio riflessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora