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HAILEY'S POV
Continuo a correre cercando Jamal ma non lo trovo da nessuna parte. Mentre stavamo camminando ad un certo punto è scoppiato un delirio, si sentivano suoni di spari continuo e rumori assordanti di furgoni che correvano come pazzi investendo tutte le persone. Delle persone mi hanno come afferrata e allontanata da Jamal, e da quel momento sto urlando il suo nome.

Dentro di me sento come un vuoto mischiato all'ansia. Mi sento spaesata, non so cosa diamine stia succedendo e perché sta succedendo questa cosa.

Da lontano vedo persone con delle mitragliette che sparano ai passanti come se non ci fosse un domani e soprattutto senza ritegno.

Continuo a correre, dietro di me sento dei furgoni correre ed io entro in un negozio aperto, dentro ci sono due signori abbassati dietro ad un bancone che mi guardano preoccupati. "Non voglio farvi del male." Sussurro.

"Abbassati!" Mormora la signora con un accento strano. Faccio come dice e mi metto accanto alla vetrina, i furgoni passano in quel momento dietro di me e continuando ad andare avanti sparando. Chiudo gli occhi e respiro a fondo. Mi accascio per terra iniziando a piangere, si sentono le urla delle persone.

Ma queste urla vengono subito dopo sostituite da uno sparo che mette fine alla loro paura. Alzo la testa e girandomi leggermente non vedo nessuno che spara in questa direzione, lentamente vedo verso la porta ed esco andando verso una strada secondaria ma anche qui è stata fatta una vera e propria strage. Ci sono persone che urlano dal dolore mentre stringono la loro ferita.

La testa inizia a pulsarmi forte, non so cosa fare, non riesco a trovare Jamal e non posso andarmene senza di lui. Passo davanti ad uno di quei pazzi che stava sparando prima, è a terra senza vita e non mi fa nessun effetto.

La morte è l'unica cosa che in questo momento si merita. Ha levato la vita a tutte queste persone senza un motivo, ha collaborato alla realizzazione di tutto questo.

Continuo a camminare e continuo a guardarmi attorno sperando di non incontrare nessuno.

"Hailey!" Sento urlare il mio nome e mi giro subito. "Jamal!" Urlo anche io iniziando a correre entrando in un vicolo, sorpasso le diverse persone che come me stanno correndo e cerco Jamal.

Lo vedo da lontano e mi sento subito sollevata, gli vado incontro e lo abbraccio forte.

"Stai bene? Ti è successo qualcosa? Non ti hanno fatto nulla, vero? Dio, stavo per morire quando non ti ho vista più accanto a me." Mi abbraccia forte. Delle lacrime scendono di nuovo sulle mie guance.

"Andrà tutto bene." Accarezza le mie guance.

"Dovranno passare sul mio cadavere prima di fare qualcosa a te." Mormora lasciandomi un bacio sulle labbra, dopodiché mi prende la mano e guardandosi attorno. Iniziamo a correre verso una stradina stretta e lui mi tiene stretta nella sua mano come per paura di potermi perdere di nuovo.

Sbuchiamo in un parco abbandonato e lo scavalchiamo, corriamo per questo parco e alla fine scavalchiamo di nuovo la piccola staccionata. Ci ritroviamo in un'altra strada che è completamente vuota. Jamal si guarda attorno, non si sentono più i rumori degli spari.

"Vuoi che ti prenda in braccio? Riesci a camminare?" Si ferma guardandomi. "Ci riesco, tranquillo." Sussurro.

Riprendiamo a camminare, spero che questo sia solo un brutto sogno. Passano spesso alcune ambulanze che corrono e vanno verso quella strada. La strada che si è riempita di morti.

Per tutto il tragitto siamo rimasti in silenzio, Jamal ogni tanto mi guardava ma io avevo lo sguardo basso sulle mie adidas bianche. Non volevo dire nulla, anzi, non mi veniva da dire nulla. Mi ha tenuto stretta la mano nella sua per tutto il tempo, non riuscivo nemmeno a chiedergli di allentare la presa.

"Adesso puoi lasciarmela la mano." Mormoro non appena entriamo nell'ascensore. Stacco la mia mano dalla sua e incrocio le mani al petto.
Jamal non proferisce parola, non sa cosa dire.

"Vieni in camera mia?" Mi chiede non appena arriviamo al nostro piano. Apro la bocca per dire che è meglio che torni in camera mia ma lui mi ferma. "Sei scossa, vieni da me." Mi supplica con lo sguardo.

Annuisco leggermente e lo seguo, non appena apre la porta entriamo. Mi levo la giacca nera e la appoggio sul letto.

"Questo sangue non è tuo giusto?" Mi chiede allarmato toccandomi il fianco.

"No." Abbasso lo sguardo sulla macchia di sangue. Come scottata mi levo la maglietta.

"Posso fare una doccia?" Gli chiedo. "Tutto quello che vuoi." Sussurra.

Entro nel bagno e senza guardarmi allo specchio levo tutti i vestiti. Li appoggio sul marmo del lavabo ed entro nella doccia. Apro il getto dell'acqua calda e mi appoggio al muro facendomi scivolare tutta la tensione da dosso. Chiudo gli occhi cercando di levarmi dalla testa tutte quelle immagini.

Sento la porta della doccia aprirsi ed apro gli occhi, mi stacco dal muro e mi giro dandogli le spalle. Appoggia le mani sui miei fianchi abbracciandomi da dietro.

"Jamal.."

"Sh." Mi zittisce mentre mi gira verso di lui, prende del bagnoschiuma e mettendolo sulla spugna lo passa sul mio corpo. Rimango ferma guardandolo.

"Rilassati." Sorride leggermente, sospiro e mi rilasso. Prende dello shampoo e inizia a massaggiarmi i capelli. Li sciacqua delicatamente e dopo aver levato tutta la schiuma mi appoggio al marmo dietro di me.

Nonostante mi sia appena lavata mi sento ancora completamente sporca. Sporca di tutto quel sangue.

"Non piangere." Sussurra Jamal, alzo lo sguardo su di lui e mi tocco le guance. "Mi dispiace che hai dovuto assistere a tutto questo, non ne sapevo nulla." Appoggia la sua fronte alla mia accarezzandomi la vita.

"Non è colpa tua." Tiro su col naso.

Mi abbraccia forte, e rimaniamo così per non so quanto tempo. L'acqua calda scorre sui nostri corpi, chiudo gli occhi facendomi cullare da essa e dalle braccia di Jamal.

Sento prendermi in braccio e mi avvinghio ancora di più a lui. Prende un asciugamano e circonda il mio corpo, mi appoggia vicino al lavabo e prende un'altro asciugamano per lui.

Prende l'asciugacapelli e inizia ad asciugare i miei capelli e ogni tanto si abbassa per lasciarmi un bacio sulle labbra oppure mi accarezza le guance. Una volta finito di asciugarmi i capelli passa ai suoi ma gli prendo dalle mani l'asciugacapelli e facendolo avvicinare a me glieli asciugo io. Appoggia entrambi le mani sui miei fianchi, passo le mani nei suoi capelli morbidi e dopo poco finisco.

Scendo dal ripiano e usciamo dal bagno. "Posso prestarti i miei vestiti." Annuisco e vado verso il suo armadio dove ha sistemato tutti i suoi vestiti, i miei sono ancora in valigia..

Prendo una maglietta bianca e dei pantaloncini neri della Versace. Mai visti in vita mia dei pantaloncini così costosi. Indosso tutto velocemente e mi giro verso di lui che sta facendo la stessa cosa.

Prendo il mio telefono e dopo aver scritto alle ragazze che dormivo qui lo poso e vado a mettermi sotto alle coperte. Le alzo fino al mio collo e mi metto su un fianco, chiudo gli occhi.

Jamal spegne la luce e si infila anche lui nelle coperte, si avvicina a me e mi abbraccia da dietro tenendomi stretta a lui. La mia schiena contro il suo petto.

"A cosa pensi?" Sussurra dietro di me.

"Il male non potrà mai andarsene da questo mondo. Ci sono mentalità che non puoi cambiare. È come se le persone fossero state progettate per fare tutto ciò, per arrecare solo dolore. Togliere vite. Sono cose che nel mondo non possono essere cambiate." Sussurro anche io.

"Immagino le famiglie delle vittime, deve essere un trauma sapere che il proprio padre, madre o figlio sia stato vittima di un attentato. Non riesco ad immaginarmi il dolore di quando lo sapranno."

Lo sento stringermi ancora di più e sospirare sui miei capelli. "Hai ragione." Dopo questo resto in silenzio e cerco di addormentarmi per quanto mi risulti difficile.

Il mio riflessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora