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ETHAN'S POV
Passato.
Età 12 anni.
"Non riesco a prendere la mira, papà!" Sbuffo buttando a terra la pistola che fa un rumore strano una volta caduta. Incrocio le braccia al petto e lo guardo.

Il suo sguardo è serio e severo. "Ethan prendi immediatamente la pistola da terra."

Abbasso lo sguardo alla pistola nera per terra e la riprendo. È pesante, non riesco a mantenerla con una sola mano.

"Punta la pistola all'omino di cartone." Indica da lontano una sorta di persona disegnata sul cartone. Annuisco impugnando bene la pistola tra le mani sparo chiudendo gli occhi.

Li riapro e vedo che il cartone è ancora intatto. Abbasso lo sguardo, non ci sono riuscito. Di nuovo.

È da giorni che ci sto provando ma con scarsi risultati, qui c'è un insegnante che ti aiuta ad imparare a sparare ma ieri ho fatto una cosa che non dovevo fare.

Stufo di non riuscire a sparare ho gettato la pistola sui suoi piedi e me ne sono andato. E adesso sono qui da non so quante ore, insieme a papà che mi sta aiutando. Per modo di dire.

"Ethan non so quante volte ti ho detto che devi pensare che quell'omino di cartone è un qualcosa che odi, tipo una persona. Ti concentri su di esso e spari."

"Perché devo pensare ad una persona che odio? Io non odio nessuno."

"Davvero? Non odi nessuno?" Alza un sopracciglio e incrocia le braccia al petto. Scuoto la testa.

"E tua madre? Non la odi perché ti ha abbandonato?" Abbasso lo sguardo alle mie scarpe.

Non la odio, ma non so perché mi abbia abbandonato.

"Lei non mi ha abbandonato. Tornerà." Affermo sicuro di me.

Tornerà vero? Tornerà dal suo piccolo? Tornerà dal suo piccolo che la ama tanto e che aspetta ogni giorno il suo ritorno?

Ci sono momenti che la vorrei accanto a me, come quando studio e non capisco nulla, come la matematica; oppure la sera prima di andare a dormire. Vorrei tanto un suo bacio prima di andare a dormire e andare da lei quando faccio un incubo.

"Non tornerà. Se voleva stare con te, adesso starebbe lei qui accanto a te a darti forza. Ma non c'è. Perché se n'è andata. Ci ha abbandonati." Afferma papà ed io lo guardo e poi sposto lo sguardo al cartone lontano da me.

I suoi occhi sembrano essere sinceri, non sembra che stia mentendo.

"Non sei felice che un giorno tutto questo sarà tuo e di Jamal?" Annuisco. Jamal, il mio migliore amico..

Più che un migliore amico lo considero come un fratello, spesso ci capita di parlare della nostra famiglia, di quello che succede qui. Ormai ci siamo abituati alle urla e agli spari.

Gli occhi di Jamal sono sempre spenti, come se fosse triste da sempre e questa sua tristezza non potrà mai abbandonarlo.

Penso che non è felice di vivere qui, forse nemmeno io. Vorrei andare al parco giochi ma qui non c'è, io e Jamal a tal proposito qualche anno fa abbiamo creato una piccola zona per noi per giocare.

"Allora fatti forza e spara. Pensa al tuo dolore, a quella persona, a ciò che ti ha fatto. Ti verrà naturale sparare e ti posso assicurare che dopo ti sentirai come sollevato. Le donne sono così, noi uomini dobbiamo solo sfruttarle perché altrimenti veniamo ricambiati così. Abbandonati senza una ragione. Schiave erano e schiave rimarranno sempre." Alza l'angolo della bocca.

Il mio riflessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora