Lago Milecchia.

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"Chiedo scusa, sapreste dirmi che ore sono?"- chiese Nadia al cameriere del bar.

"Mancano 5 minuti alle 18:00, signorina!"- rispose quello, tirando fuori l'orologio per poi riporlo l nel taschino.

"Vi ringrazio!"- disse soltanto quella, schizzando via come una scheggia impazzita, nuovamente diretta verso il cimitero. Vi giunse trafelata.

"Scusatemi, scusatemi!"- urlò al custode, anch'egli con lo sguardo fisso sull'orologio da tasca, in trepida attesa che si facessero le 18:30 per poter suonare la sirena e chiudere i cancelli

"Vi prego, avete visto per caso la ragazza che prima era con me? Bruna, capelli lunghi, occhi scuri..." - chiese Nadia.

"Neanche ricordo che fattezze avesse la ragazza che era con voi! Ci mancherebbe pure che mi mettessi a scattare ritratti fotografici di chiunque varchi questi cancelli!"- rispose seccato l'uomo, che aggiunse: "Sentite, signorina, fatevi un giro veloce e vedete se vi riesce di trovarla, ma io alle 18:30 chiudo, siete avvertita!"

"No che voi non chiudete, finché c'è una persona che potrebbe ancora aggirarsi nel camposanto!"- rimbeccò Nadia

"Oh, sì che io chiudo! Il cimitero ha degli orari, e se il visitatore non li rispetta, affaracci suoi. Io lo chiudo dentro e chi s'è visto s'è visto!"- l'attaccò il custode.

"E io vi denuncerei, se solo ci provaste!"- esclamò la domestica guardandolo con rabbia - "Ah, ma cosa perdo a fare tempo con voi, invece di sbrigarmi" - disse poi.

"Signorina Rebecca! Signorina! Vi prego, vi scongiuro venite fuori e torniamo a casa! Vostra madre e vostra nonna saranno preoccupatissime!"- continuò a urlare la povera domestica quasi per ogni angolo del cimitero.

"Oh Signore mio! Lo sapevo, lo sapevo! Me lo sentivo che me l'avrebbe fatta sotto al naso! E adesso come lo dico a donna Esterina e a donna Letizia? Quelle prima mi sgozzano e poi mi licenziano!"- constatò tra sé Nadia, in preda a un panico che cresceva ogni secondo di più. A suo tempo, anche a lei era stato raccontato di quel muricciolo nascosto che chi avesse avuto la sventura di restar chiuso all'interno del camposanto, con un po' di coraggio, avrebbe potuto scavalcare per uscirne. La domestica riuscì a trovarlo senza ricorrere all'aiuto del custode. Scavalcò, decisa a trovare qualche traccia che riconducesse al passaggio di Rebecca. Difficile dire quanto potesse essere lontana, quanta strada potesse aver percorso. E se invece fosse ancora lì, nascosta dietro qualche cipresso o siepe, decisa a non farsi trovare? Tutto poteva essere, quando si parlava di una persona con gli evidenti problemi che Rebecca aveva avuto.

"Calma, Nadia... calma!"- si intimò la domestica- "Non riuscirai mai a trovarla, cercandola tutta da sola. Adesso si va da donna Esterina e donna Letizia, glielo si spiega con calma e poi si va insieme dai carabinieri. Anzi, anzi no! No, dai carabinieri è meglio andarci prima di informare le signore, così poi potrei dire loro che sono già state avviate le ricerche e sarebbero più tranquille. Sì, forza Nadia, è la cosa giusta! - mentre continuava a parlare con se stessa, il suono della sirena la distolse. Prese a correre a perdifiato arrestandosi solo di fronte allo stomaco e alla pancia pronunciati del custode.

"Non v'azzardate a chiudere: tra poco giungeranno i carabinieri, per appurare se la ragazza possa ancora essere all'interno del camposanto!"- gli intimò.

Quello la guardò stralunato: "Che cosa? I carabinieri? Per una mezza pazza che decide di giocare a nascondino? Ma per favore! - le fece eco ridacchiando.

"Per una ragazza, una persona umana che è scomparsa e che bisogna ritrovare!"- lo liquidò la domestica riprendendo la sua corsa.

In caserma, raccontò tutto, per filo e per segno, agli uomini in divisa. Quelli, appena ebbero udito il nome di Rebecca Vicenti, drizzarono le antenne, memori di tutti i guai legali che la ragazza aveva avuto e della sua fama di "mentalmente instabile".

"Vi prego, fate di tutto: il fondato timore è quello che commetta una pazzia, e Dio non voglia che sia già accaduto!"- di supplicò Nadia.

Due carabinieri si recarono a perlustrare il cimitero, con buona pace del custode.

Altri due uomini coi pennacchi iniziarono a battere a tappeto le zone adiacenti, intenzionati a passare poi al setaccio l'intero paese. Trafelata e paonazza in volto, la povera Nadia dovette a questo punto riferire ogni cosa a Letizia e a Esterina.

"Come sparita? Nadia, ma maledizione! Non ti avevo raccomandato altro che di non perderla di vista per un solo minuto. Eri stata proprio tu a ribadire quanta attenzione occorresse fare. E poi ti fai fregare in questo modo, sapendo quanto sia astuta Rebecca? È bastato che ti dicesse di andar via, e tu le hai obbedito senza batter ciglio!"- la sgridò Esterina, in preda a una crisi di nervi.

"Signora... vi prego... non licenziatemi... non sbattetemi per strada!"- supplicò Nadia.

Esterina si massaggiò le tempie doloranti: "Va bene, Nadia. Non è stata colpa tua, Rebecca l'avrebbe fatta in barba a chiunque, figuriamoci! Comunque, adesso quello che conta è ritrovarla in tempo. Mi hai detto che ci stanno già pensando le forze dell'ordine, giusto? Abbiamo ancora qualche ora prima che faccia buio "-rispose.

Rebecca, intanto, nel suo peregrinare senza sosta e senza meta, si girava indietro a ogni passo, per accertarsi che nessuno stesse seguendola. Si ritrovò, neppure lei seppe come, nei pressi di lago Milecchia, sulla cui superficie, nella bella stagione, si rifletteva il rosa del piumaggio dei fenicotteri. Stette a guardarli in silenzio, fino a quando non furono volati via. La ragazza si avvicinò sempre di più alla sponda, fino ad immergere i piedi nell'acqua fresca e cristallina. Tirò un grosso sospiro: "Coraggio, Rebecca: di cosa hai paura? Si va da Beppe, da Iside e dal papà!"- si disse. Avanzò lentamente: l'acqua le arrivò alle caviglie, alla vita, al petto e alla gola. Un altro paio di passi e sarebbe finita. Aveva scelto l'acqua perché era il suo elemento naturale, seppur non avesse mai imparato a nuotare. E proprio il non saper nuotare, avrebbe garantito l'ottima riuscita dell'impresa. Non sarebbe stata ostacolata neanche dal naturale istinto di sopravvivenza che sopraggiunge sempre.

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora