"Non mi sembra il caso di partecipare a una festa, Rebecca, a maggior ragione in questo particolare periodo della tua vita!"- diceva Esterina, passeggiando per il salotto - "Non le hai mai amate le feste, così come ogni genere di evento mondano. Ci sei sempre andata sbuffando e con l'espressione imbronciata! "
Rebecca non si lasciò suggestionare dall'agitazione della madre: "Si cambia, mamma! E poi la vita va goduta! Guarda un po', sono giunta a questa conclusione! Cos'è, temi forse che io mi attiri le critiche delle nobildonne? E comunque, ho deciso che a quella festa ci andrò! Ormai non rientro più nell'età in cui altri possono decidere per me!"- le rispose
"E va bene: debbo mio malgrado constatare che, contro i mulini a vento, non posso vincere alcuna battaglia! Se partecipare alla festa dei Resta potrà farti bene, non mi opporrò!"-si arrese Esterina. "A una sola condizione, però: che io ti ci accompagni!"- specificò. A sua figlia non rimase restò che fare buon viso a cattivo gioco. Arrivò dunque la tanto sospirata sera della festa. Rebecca indossò un vestito blu attillato, dalla scollatura che evidenziava un seno non troppo grande, ma alto e sodo. Tinse le labbra di un rosso rubino ed evidenziò gli occhi dal taglio orientale. Li aveva sempre considerati la parte migliore di sé, quegli occhi che tutti le avevano sempre invidiato. I capelli volle lasciarli sciolti, ad incorniciare le spalle e a scivolare fin quasi ai fianchi. Per Esterina, invece, classicissimo abito da sera scuro, abbastanza morbido sui fianchi e sulla vita, con tanto di guanti in velluto ed elegante copricapo.
Intanto, Rebecca infilò in fretta e furia un foglietto ben ripiegato nella scollatura.
Il suono di un clacson avvertì che la vettura noleggiata le attendeva di fuori, e mamma e figlia, affidata Letizia alle cure di Nadia, si affrettarono a salirvi. Palazzo Resta apparve illuminato in lontananza, per poi farsi sempre più vicino, svelando in ogni particolare la sua sontuosa bellezza. Esterina e Rebecca scesero dall'auto attraversando il giardino, rigoglioso e curatissimo. Fecero quindi il loro ingresso in quel chiassoso salone che in men che non si dica, si riempì di sibillini e maligni sussurri. Le voci riguardanti Rebecca, si erano sparse per il paese, e avevano trovato terreno fertile sulle bocche dei nobili. Bocche che faticavano a restar chiuse, e che, con l'aiuto di una fantasia fin troppo fervida, tramutavano in pesanti colpe quelle che erano state solo scottanti sciagure. Rebecca si limitò a passare in rassegna quei volti, alcuni sconosciuti alcuni noti, fulminandoli con uno sguardo eloquente. Fu la padrona di casa, Donna Clidia, a stemperare quel pesante clima venutosi a creare. "Esterina, cara! Che piacere!"- esordì salutandola.
Poi, si rivolse alla Vicenti: "Oh, Rebecca, sei diventata davvero un fior di fanciulla! Ti ricordo bambina, giocare assieme al mio Giacomo nel cortile di casa. Che bei momenti!"
"Oh, come dimenticarli, Marchesa!" - sorrise decisa lei
"Giacomo"- chiamò poi Clidia, volgendo lo sguardo ad un ragazzo intento a chiacchierare con una fanciulla bionda. Il giovane si voltò di scatto. "Figliolo, ricordi Donna Esterina Maggi-Vicenti e sua figlia? Tu e la cara Rebecca siete stati compagni di giochi da piccini".
Giacomo sorrise e puntò i suoi occhi su Rebecca: "Ma certo che ricordo! La bimba che mi batteva sempre alla corsa e che, per aver perso il suo palloncino rosso, pianse per un pomeriggio intero!" - esclamò.
Rebecca scrutò in maniera più attenta quegli occhi, e lo rivide! Lo rivide bambino, ridere assieme a lei, fare il broncio quando arrivava per ultimo o quando, a nascondino, lei lo scovava sempre. Lo rivide consolare il suo pianto e per qualche istante, tremò di sorpresa e di tenerezza, di fronte al candore e all'innocenza di quei ricordi. "No Rebecca, no! Non permetterlo! Farti prendere dai sentimentalismi? Giammai! I ricordi avranno anche una scioglievole dolcezza, ma quello è pur sempre passato! Ora, quel bambino innocente non esiste più! La sua verginità morale deve averla persa forse anche prima di quella fisica. Avanti, Rebecca: va fino in fondo! Lui non è quel bambino, lui è una preda da studiare, e anche bene!"- Si disse tra sé.
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L'amore avvelenato
Genel KurguPuglia, anni '20 del '900. Rebecca Vicenti è innamorata persa di Andrea Colaleo. Tutto è pronto: abito bianco ricamato, lista degli invitati e lauto banchetto. Custodita nel cassetto di un armadio, c'è la cospicua dote che la ragazza, figlia di una...