All'ultimo momento.

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E arrivò il fatidico giorno: quello in cui il grembo di Rebecca sarebbe stato svuotato dalla vita che conteneva. Doveva pensarci Jolanda Sprovieri, dal viso in apparenza dolcissimo. Una dolcezza di facciata, che ella doveva suo malgrado assumere. Se voleva che le sue clienti non si agitassero, che non frignassero come oche in procinto di essere sventrate, era necessario prenderle per il verso giusto. Magari, ci si poteva aggiungere qualche carezza sull'avambraccio o sui capelli, e si poteva concedere alle madri che le accompagnavano di tener loro la mano. Molte, in verità, più che accompagnarle, ce le trascinavano per capelli dalla Sprovieri.

"Accomodatevi: sarò subito da voi"- le salutò Jolanda. Invitò poi Rebecca a stendersi sul divanetto dove operava e la visitò accuratamente.

"Saranno neanche tre mesi, vero cara?"- le domandò, e ottenendo come risposta il muto annuire di Rebecca, continuò: "Ottimo! Vorrà dire che potremo utilizzare un metodo molto meno invasivo. Ti basterà bere una cosa che ti preparerò! Nel frattempo, cerca di rilassarti"- detto ciò, scomparve oltre la porta che dava sulla cucina. Rebecca tremava come un minuscolo topolino, a cui un gatto grande e grosso stesse sbarrando la strada. Esterina le si avvicinò, prendendole la mano: "Tesoro, sta tranquilla! Jolanda sa benissimo quello che fa," - provò a confortarla.

La Sprovieri tornò con in mano una tazza fumante. Un odore nauseabondo appestò in men che non di dica la stanza. Jolanda avanzò verso Rebecca. La ragazza però, rimase impassibile.

"Cara, so che non ha un ottimo profumo, ma devi sforzarti di mandarlo giù!" - la esortò. Rebecca allungò le braccia afferrando la tazza. Con lentezza indicibile, iniziò ad avvicinarla alla bocca: aveva gli occhi chiusi e la gabbia toracica immobile. Proprio mentre la porcellana bianca era a un millimetro da quelle labbra coralline, accadde l'inimmaginabile. La giovane Vicenti scagliò in terra il recipiente, che si ridusse in frantumi. Jolanda sgranò i suoi grandi occhi castani: "Scellerata! Guarda cosa hai combinato! Non mi era mai accaduto nulla del genere in tanti anni! Donna Esterina, ve lo dico: vostra figlia ha dei seri problemi! - trovò poi il coraggio di urlare a squarciagola.

"C-cosa hai fatto, figliola mia. Accidenti!"- si alterò Esterina.

"Torniamo a casa, ti prego!"- implorò la ragazza, col viso cereo.

A non scomporsi, fu Jolanda. Dritta, a braccia conserte, poggiata allo stipite della porta, non si curò affatto di chinarsi a raccattare i cocci che infestavano il pavimento, come scarafaggi in porcellana.

"Tesoro, se è quello che vuoi, certo che andiamo! Al diavolo tutto!"- proruppe Esterina, Mentre il braccio sinistro avvolgeva la spalla di Rebecca, la mano destra era già posata sulla maniglia, ma Jolanda la fermò: "Devo mio malgrado avvertirvi che la mia prestazione dovrete pagarmela come se fosse andato tutto a buon fine. Ho impiegato tempo per il preparato che vostra figlia avrebbe dovuto bere, selezionando tutto attentamente. Vi ho ricevute a casa mia, quindi esigo il mio compenso"- si impuntò la donna.

Esterina sfoderò con prontezza la sua risposta: "I soldi non sono un problema, Jolanda. Ditemi solo quanto vi devo!"

"Sarebbero 5.000 libre!"- puntualizzò la Sprovieri scandendo la cifra meglio che poté.

Esterina trafficò qualche secondo nella sua borsa, Le allungò alquanto aveva preteso, e se ne andò, tenendo sottobraccio la figlia ancora in lacrime. Appena giunsero sull'uscio di casa, fu Rebecca a pronunciare le prime parole, che le fuoriuscirono con una tonalità roca, come se le si fosse arrugginita la trachea: "Mamma, grazie! Grazie per aver capito che io..."

Esterina la interruppe: "Che non volevi farlo! Vedrai cara, vedrai: questa creatura crescerà con tutto l'amore possibile. Tutto si aggiusterà, piccola mia!"

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora