Esplosione.

397 29 52
                                    

"Andrea? C-cosa ci fai qui?"- chiese la giovane, negandosi una risposta che già conosceva. Rimase immobile sugli ultimi tre gradini, ancorata al passamano, mordendosi il labbro. Esterina continuava a guardarla in modo torvo, mentre Rebecca spostava lo sguardo da lei all'infame manipolatore, spaparanzato con strafottenza sul divano di casa sua.

"Non credo che la mia visita fosse per te tanto inaspettata! Sono passato per spiegare alcune cosette alla mia futura suocera, e soprattutto per condurti all'altare, come da programma. Facciamo conto che la tua scenata di ieri sera sia stata dovuta solo all'emozione e ai nervi instabili di una futura sposa. Sappiamo entrambi che sarebbe sciocco, oltre che sconveniente per entrambi mandare all'aria tutto!!"- sorrise Andrea. Rebecca riuscì a reprimere le sue emozioni mormorando un semplice: "Sarà meglio che tu vada, e che lo faccia senza di me!"

"Tu ora verrai in Chiesa, e diventerai la signora Colaleo! Anche Donna Esterina, alla luce di quanto le ho spiegato, concorderà di sicuro con me!"- intimò Andrea, cercando con lo sguardo un appoggio che Esterina non gli diede. Rebecca portò le mani alle tempie, come a voler trattenere una potente deflagrazione. In quel momento, fu sua madre a prendere le redini, avvicinandosi minacciosamente al giovane.

"Signor Colaleo, devo chiedervi di andare! Ho bisogno di interloquire da sola con mia figlia! - gli intimò

A giudicare dal tono e dallo sguardo della donna, Andrea preferì obbedirle.

"D'accordo, io ora attendo in chiesa, davanti all'altare. Sono certo che voi e la mia sposa farete il vostro ingresso senza tardare troppo!"- proferì il giovane, che lanciò poi un'occhiata beffarda a Rebecca: "A dopo, tesoro!"- Così dicendo, abbandonò Villa Vicenti. Tra madre e figlia calò una spessa coltre di gelo. Dopo alcuni interminabili istanti, Esterina aggiustò le pieghe della lunga gonna, sedette sul divano ed intimò a Rebecca di prendere posto accanto a lei. A capo chino, la giovane percorse quei pochi metri e si mise seduta. Non ebbe neanche il tempo di accorgersene. Un ceffone, il primo ricevuto in 23 anni, le colpì fragorosamente la guancia bianca e scavata. Rebecca coprì con la mano la parte dolorante. Fissò sua madre con incredulità! Perché era toccato a lei subire ciò che avrebbe invece meritato quell'infame?

Esterina ritrovò il suo ferreo autocontrollo, distogliendo lo sguardo dalla figlia e puntandolo dritto davanti a sé, nel vuoto. "Quanto detto da Andrea risponde al vero?"- le chiese impassibile e rigida, non muovendo neppure le palpebre.

Gli occhioni di Rebecca divennero grandi il doppio: "Mamma, io...non sono al corrente di cosa abbia asserito!"- mentì imbarazzata.

"Niente frottole! So che eri lì, nascosta sulle scale. Adesso riformulo la domanda: Andrea Colaleo si è inventato tutto, oppure ha detto la verità?"- tornò ad incalzare Esterina.

"Non ha mentito!"- replicò la ragazza con un profondo sospiro- "Non su questo, ma su molte altre cose, lo ha fatto eccome!". Ormai era alle corde: la verità era l'unica via d'uscita. Esterina afferrò il polso della figlia, stringendoglielo fino a farle male: "Una cosa sola ti avevo chiesto! Di avere rispetto per te stessa, per il tuo corpo e per la tua dignità di donna"- disse rabbiosa. Dopo una breve pausa scandita da un paio di sospiri, continuò: "Ti avevo chiesto di non gettarti tra le lenzuola del primo venuto, e di non fidarti troppo degli uomini in generale. Sono fatti tutti con lo stampino: prima i loro tornaconti, e poi arrivederci e grazie. A farne le spese siamo solo noi e la nostra reputazione!"

"E a te sembra giusto che sia così, mamma? Non dovremmo forse godere degli stessi diritti riservati a loro? Ecco, è questo il mio sogno, anzi: sono certa che un giorno accadrà! - protestò la giovane

Esterina parve spiazzata da quel desiderio espresso con tanta decisione: "Non sono affatto sicura che le cose per noi cambieranno: né ora né tra cent'anni! Ci potrà essere una falsa parvenza di cambiamento, ma la sostanza rimarrà la stessa!"- ammise - "Nascere donna, è come avere a disposizione un unico vestito, e per giunta troppo stretto! Va comunque portato con disinvoltura! Avresti dovuto sentire come Andrea si vantava del fatto che tu e lui ... che abbiate... beh, sì, che abbiate consumato. Per come ha raccontato i fatti, sembrerebbe quasi che sia stata tu la prima a prendere l'iniziativa!"

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora