Ballo con la strega.

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"Giacomo, accidenti! Sei cambiato parecchio, eccezion fatta per i tuoi occhi!" - disse Rebecca, scavando con i suoi negli occhi di Giacomo.

"Oh, da gran maleducata, non ti ho ancora fatto i miei auguri! Buon compleanno, Giacomo: spero gradirai questo piccolo pensiero mio e della mamma!"- continuò, porgendogli un pacchetto.

"Non dovevate disturbarvi! Ad ogni modo, io sono per mia natura un gran curioso e non aspetto mai la fine della festa per aprire un regalo!"- ribatté lui, iniziando ad accanirsi sul nastro che avvolgeva la confezione. La scatola, una volta aperta, rivelò un prezioso fermacarte in oro con incise le sue iniziali. Il ragazzo lo rigirò tra le mani compiaciuto: "Un regalo decisamente originale e indicato per chi, come me, detesta tutto ciò che è banale e scontato. Grazie, Rebecca: il tuo graditissimo dono troneggerà sulla mia scrivania, a custodire i versi che scrivo!"

"Felice che tu abbia gradito!"- rispose Rebecca, che stava intanto attuando la prima parte del suo macchinoso piano. Lo mangiava infatti con gli occhi, come se fosse l'uomo più desiderabile sulla faccia della terra, e lei l'unica donna in grado di garantirgli il meglio, di appagare ogni suo desiderio. Per Giacomo, fu come essere spogliato da ogni barriera interiore. Ancora qualche minuto soggiogato a quello sguardo, e l'anima del giovane si sarebbe adagiata nuda ai piedi di Rebecca.

Gli occhi di lei, intanto, continuavano a restargli cuciti addosso e il giovane, spinto da una prepotente forza attrattiva, le andò incontro: "Balliamo?"- le chiese come se fosse la cosa più naturale del mondo.

"Ma certo! Per tua informazione, non me la cavo affatto male nel ballo, e sono pronta a dartene dimostrazione!"- rispose Rebecca, lasciandolo di stucco. Giacomo era affatto abituato ad avere a che fare con donne dalla simile favella, decisa e pungente. Si sarebbe aspettato di imbattersi nello stereotipo di fanciulla silenziosa e sottomessa, pronta a pendere dalle sue labbra.

"Allora, prego!"- le disse sorridendo e porgendole la mano. Partirono le romantiche note di un walzer, e Giacomo la strinse a sé, cingendole la vita. Rebecca si sforzava di attuare una performance recitativa che fosse impeccabile! Il marchesino doveva credere di riuscire ad accenderle anche il più recondito dei desideri; doveva credere che fosse il suo l'unico profumo che la ragazza avrebbe voluto imprimere sulla propria pelle.

"Pensa al ragazzo dell'altro pomeriggio, al suo profumo, e fa conto di ballare assieme a lui!"- pensò Rebecca. E in men che non si dica, Giacomo fu trasfigurato in quel giovane di cui conosceva solo il nome, la gentilezza e il profumo. La musica cessò: Rebecca parve ridestarsi da un sogno, e guardò sorpresa e intontita il giovane di fronte a lei.

"Ti senti bene? Cosa ti succede? Ti vedo... alquanto strana!"- osservò lui.

"Non preoccuparti, Giacomo, sto bene! Mi ero persa solo nelle mie fantasie, come al solito!"- rispose lei, vaga.

"Già, l'avevo notato! Ad ogni modo, potrei conoscere queste tue fantasie?"- provocò Giacomo, sfoderando la sua sfacciataggine.

"In questo momento, ritengo più opportuno tenerle per me! Piuttosto, mi avvicinerei al buffet: ballare accentua il senso di fame!"- tergiversò Rebecca.

"Ma certo!"- le disse il giovane, prendendola sottobraccio e accompagnandola.

Per il ballo conclusivo della serata, Giacomo scelse ancora lei. Rebecca ne fu entusiasta: significava che tutto stava procedendo secondo i suoi piani. Attuò ancora la tecnica della "trasfigurazione", già rivelatasi efficace. Giacomo non seppe che lei aveva di fronte un volto diverso, ma percepiva solo un'unica sensazione: lei lo desiderava. Ah, se lo desiderava! "Rebecca, se aspetti, quando tutti gli ospiti saranno andati via, mi piacerebbe continuare a chiacchierare a cospetto di un ultimo Martini"- propose il giovane.

"Piacerebbe anche a me, Giacomo, credimi, ma abbiamo già bevuto un po' troppo, non ti pare? La serata è stata piacevolissima, ma evidentemente, non mi sono rimessa in forze come avevo sperato, dopo un periodo difficile, e la stanchezza deve aver..." - provò a dire Rebecca.

"Sì, sono già al corrente di tutto, e comprendo quale grande sforzo abbia rappresentato per te il sol fatto di essere qui questa sera"- la interruppe il marchesino.

"A prestissimo, Giacomo! Ah, dopo leggete con calma questo"- gli disse porgendogli un bigliettino e allontanandosi da lui. Percorse con lo sguardo l'intero soggiorno, alla ricerca di sua madre. La trovò: Esterina era intenta a salutare e ringraziare Donna Clidia. Rebecca le fece intuire di essere stanca e le due, congedati i padroni di casa e gli altri presenti, lasciarono la dimora dei Resta.

Rimasto solo nella sua stanza, Giacomo poté intanto leggere le parole contenute in quel biglietto.

"Una festa non è l'occasione migliore per conoscersi come si converrebbe! Troppa confusione e gente che reclama da ogni parte le tue attenzioni. Se lo vorrai, potremo però incontrarci in un luogo più tranquillo, tirar fuori qualche altro ricordo dal comune scrigno dell'infanzia, e soprattutto, raccontarci il reciproco prosieguo delle nostre vite. Al tramonto, sono solita passeggiare ai giardini: spero di poterti incontrare lì una delle prossime sere.

Ti abbraccio... e ancora Auguri

Rebecca Vicenti "

Ora, il giovane Resta ne aveva la conferma: lei lo desiderava con tutta sé stessa! Altrimenti, che senso avrebbe avuto chiedergli di incontrarsi?

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora