Almeno in apparenza, tutto sembrava appianatosi. Rebecca poteva ancora accarezzare la pancia che ora iniziava a intravedersi, mentre Esterina stava già calandosi nei panni della nonna. Letizia restava sveglia fino a tardi, a sferruzzare accanto al camino: bisognava preparare il corredino! Ad accrescere e la tranquillità di quel periodo, vi era il fatto che Andrea Colaleo sparito nel nulla. Niente più scenate, niente minacce reiterate: niente di niente! Che avesse trovato un'altra ereditiera da spennare? A Rebecca non importava: le bastava che si fosse levato di torno. In questo clima idilliaco, persisteva, tuttavia, una costante che non trovava ancora una spiegazione: le rose di Giulio Svaldi. Ogni sacrosanta mattina, la fioraia veniva a consegnarle. Ormai, Rebecca non chiedeva neanche più chi mandasse i fiori, ma si limitava a un annoiato: "Posale pure lì, Cinzia!".
Giulio continuava ad inviarle rose, lei continuava ad ignorarlo. Anche quella mattina, scoccate le 10:00 in punto, una mano picchiò contro l'uscio della porta. Rebecca posò la spazzola con cui stava pettinandosi e andò ad aprire con l'aria seccata di sempre. Senza neppure guardare, ripeté la formula di rito: "Posale pure lì, Cinzia!". Ma a risponderle fu una sensuale voce maschile: "No, mia dolcissima Rebecca, vi sbagliate! Questa volta, le rose ho pensato di potarvele personalmente, considerando che voi non vi siete mai degnata di rispondermi!".
I suoi occhi misero a fuoco la cupa figura di Giulio Svaldi, con quelle iridi che tramettevano un senso di paura. Rebecca indietreggiò, urtando una delle poltrone e riuscendo per un soffio a evitare di una rovinosa caduta. Subito si ricompose.
"Signor Svaldi, se non vi ho risposto è perché non avevo niente da dirvi, non vi pare? Colgo l'occasione per ringraziarvi delle rose, se era questo che attendevate. Credo però che sia stato un gesto alquanto inopportuno, viste le circostanze!"- disse in tono fermo e freddo, mantenendo una postura perfetta.
"Inopportuno? È proprio viste le circostanze che ho pensato aveste bisogno di qualcuno che vi confortasse, qualcuno con cui sfogarvi e confidarvi!"- replicò Giulio.
La ragazza si schiarì poi la voce: "Non prendetemi in giro! Sapete, c'è un piccolo particolare che voi non potete conoscere, riguardo alle motivazioni che hanno mandato a monte le nozze"- affermò. Lui la guardò impaurito e incuriosito.
"Avete presente la sera dell'addio al celibato del vostro amico Andrea? Immagino di sì, dato che avete partecipato anche voi. Quello che ignorate, è il fatto che io ascoltato una vostra conversazione, e forse è stato il cielo a volerlo!" – rivelò lei.
Giulio strabuzzò gli occhi, iniziando a sudare freddo.
"C-che tipo di conversazione?"- biascicò con la bocca impastata. Rebecca lo spiazzò: "Quella in cui Andrea Colaleo vi spiegava nei dettagli il suo sordido piano. Oh, sì: ho ascoltato ogni parola. E ho visto anche come ridacchiavate, senza spendere una sola dannata parola in difesa di una ragazza che stava per essere ingannata! E dopo ciò, avete il coraggio di parlare di amore?"
"Non capisco! Io non vi ho vista. Come potete aver ascoltato tutto? Siete sicura che non sia solo frutto della vostra fantasia?" - cercò di difendersi il giovane.
Rebecca si infervorò: "Come potete insinuare che sia frutto della mia fantasia? Vi garantisco che difficilmente, se stessi mentendo, sareste impallidito in questo modo!"- Giulio rimase in assoluto silenzio alcuni minuti, e la Vicenti, intanto, non gli staccava gli occhi di dosso.
"Non avete più nulla da controbattere, vero? Bene, dichiarerei allora conclusa nostra chiacchierata"- tagliò corto Rebecca.
Giulio sospirò: "E va bene: si vede che ho scelto la giornata sbagliata per venire a farvi visita! Però, consentitemi di rivolgervi un'ultima preghiera: se non in questo istante, datemi almeno la possibilità di farvi ascoltare anche la mia versione. Vi aspetterò domani pomeriggio alle 16:00 presso il bar di Don Ninnì. Se avrete la bontà di raggiungermi, vi spiegherò tutto come si conviene"- la salutò con un piccolo inchino e se ne andò. In fondo al viale, incrociò per un breve istante Donna Esterina che rientrava, ma si limitò a salutarla con un cenno del capo, affrettando il passo. A pranzo, la madre avrebbe interrogato Rebecca su cosa ci facesse il signor Svaldi nel viale di casa loro. La figlia le raccontò della loro conversazione, ed Esterina applaudì la sua determinazione. Storse però il naso quando Rebecca accennò a quella proposta di rivedersi affinché Giulio fornisse le sue spiegazioni. "Tesoro, dovresti stare attenta, molto attenta!"- la ammonì.
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L'amore avvelenato
General FictionPuglia, anni '20 del '900. Rebecca Vicenti è innamorata persa di Andrea Colaleo. Tutto è pronto: abito bianco ricamato, lista degli invitati e lauto banchetto. Custodita nel cassetto di un armadio, c'è la cospicua dote che la ragazza, figlia di una...