La sera prima delle nozze

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Lo sguardo di Rebecca Vicenti era incollato alla finestra. Tra l'arancio, l'indaco e l'amaranto di quel magnifico tramonto, stavano consumandosi le ultime ore della sua febbrile attesa. Il volo di un pettirosso le ricordò che l'inverno era ormai alle porte. Quasi tutte le giovani sposine sceglievano aprile, marzo o maggio per pronunciare il loro sì. Rebecca no: aveva voluto sovvertire le regole anche in questo, optando per il pallido e romantico inverno. Nadia, la giovane domestica, la distrasse dai suoi pensieri posando sul tavolino un vassoio.

"Grazie, Nadia. Tempismo perfetto! Luigi e Irene dovrebbero essere qui a momenti!" - disse la ragazza, guardando l'orologio a pendolo, che stava per scandire le cinque del pomeriggio. Bussarono alla porta e Nadia andò ad aprire. Una ragazza bruna, con i capelli più corti dei suoi, abbracciò Rebecca senza esitazione: "Amica mia! E così, domani è il gran giorno, vero?"

Lei annuì sorridendo: sciolse poi l'abbraccio e condusse subito Irene verso il divano. Prima di mostrarle l'abito, si arrestò rivolgendole un'occhiata curiosa: "Luigi? Non è venuto?"- domandò riferendosi al giovane che Irene aveva sposato qualche mese prima.

"Sta salendo con un pensiero che ti manda mia suocera Teresa!"

Pochi istanti dopo, Luigi Boccadamo fece il suo ingresso dalla porta lasciata socchiusa, sorreggendo un voluminoso pacco. Lo posò sul tavolino, accanto al servizio da tè: "Rebecca, mia madre ti manda i suoi dolcetti alle mandorle: dice che li adori! Ah, e ci sono anche i panzerottini ripieni al vincotto di fichi!"- spiegò.

"Oh, ma grazie. Ne sono sempre stata ghiotta! Tuttavia, Donna Teresa non avrebbe dovuto disturbarsi tanto. Ringraziala e abbracciala da parte mia" - sorrise Rebecca, che richiamò quindi l'attenzione dell'amica: "Irene, vieni: voglio mostrarti una cosa!"- disse entusiasta. Tolse con delicatezza la fodera, che rivelò l'abito in tutta la sua immacolata bellezza, fatta di seta, tulle ed organza.

"Ma è... meraviglioso!! Farebbe invidia anche al lavoro della sarta più esperta!!"- esclamò Irene, al culmine dell'entusiasmo.

"Grazie! Ha richiesto moltissimo lavoro, ma io, nonna e mamma abbiamo fatto fronte comune, ed ecco il risultato"- rispose Rebecca orgogliosa, mostrando poi lo strascico: "E' lungo ben due metri! E poi ci sarà il velo, che fermerò con la tiara di nonna Letizia! Ah, indosserò anche un mantello- precisò la giovane.

Donna Esterina e sua madre Letizia scesero in salotto. "Irene, Luigi! Che piacere vedervi! – le salutò la più giovane tra le due.

"Grazie, Donna Esterina! A proposito Rebecca mi ha mostrato l'abito e devo farvi i miei complimenti! Un lavoro sopraffino!"- ribadì Irene.

Letizia la accarezzò su una guancia: "Siedi cara, anzi, sedete e bevete una tazza di tè: è tornato il freddo, e fa bene sorbire qualcosa di caldo!"

Tra una chiacchiera e l'altra, si fecero le 19:00. "Rebecca, noi andremmo. È una sera speciale per te, ed è giusto che viva appieno, raccogliendo i tuoi pensieri e riflettendo attentamente "- le disse l'amica. La Vicenti comprese al volo quello a cui voleva alludere. Andrea Colaleo, l'uomo che avrebbe sposato, non si era affatto guadagnato le simpatie di Irene, ma Rebecca non era mai riuscita a comprenderne il perché. Certo, nell'ultimo periodo, le sembrava molto meno "coinvolto", ma ciò poteva dipendere dallo stress dei preparativi e dalla necessità di amministrare al meglio la fortuna ereditata dal padre. Questo pensava tra sé, per giustificare quelle grandi distanze emotive che talvolta Andrea scavava. Giunti all'ingesso, Rebecca decise di affrontare il discorso: "Irene, ho intuito, sai, ciò che intendevi. Non è la prima volta che cerchi di mettermi in guardia da Andrea. Ti assicuro però che non serve! Lui mi ha sempre amata e rispettata, e il fatto che avuto un po' di pensieri, non vuol dire che questo sentimento sia cambiato! Potrei anche darti ragione, a patto però che tu mi aiutassi davvero a capire, che mi fornissi motivazioni convincenti per queste tue rimostranze!"

Irene la fissò a lungo, poi, facendo spallucce, le rispose: "E che tipo di motivazioni vuoi che ti fornisca? Sai meglio di me che non ne ho! Le mie sono solo sensazioni di un'amica che ti vuol bene. Non ho mai voluto né voglio allarmarti ora, a un passo dall'altare!"

"Però?"- incalzò Rebecca, ben sapendo che un "però" doveva esserci per forza.

"Però, quel ragazzo non mi piace! Ho sempre sospettato che nascondesse qualcosa di losco, che avesse mire molto più veniali dell'amore! Non ne ho mai fatto mistero, questo è vero!"- ribadì Irene.

Rebecca assunse un'espressione corrucciata: "Certo, dimenticavo: io sono solo la "gallina dalle uova d'oro! L'idea che qualcuno mi ami per quella che sono, e non per la mia dote, non è contemplabile, vero?!"- asserì con le mani ai fianchi.

"Non volevo dire questo! Intendevo solo che Andrea non si comporta da uomo innamorato, e mi chiedo come tu possa continuare a non accorgertene!"- rimbeccò Irene.

Fu Luigi ad intervenire, per sedare quella che si prospettava come un'accesa lite: "Irene, non insistere con questa storia, ti prego! Quante volte ti ho già ripetuto che, soprattutto nelle questioni d'amore, ognuno dev'essere libero di fare quello che gli pare? Se Rebecca ha scelto Andrea, è perché sta bene assieme a lui, perché si amano" – disse, ammonendo sua moglie.

Irene sospirò: "Rebecca, scusami, davvero, non volevo essere inopportuna e indiscreta. La vita è tua, e io posso solo augurarti un futuro meraviglioso accanto all'uomo che ami!"

"Grazie, Irene. So che non hai mai avuto cattive intenzioni e sono fuori discussione la forza e la sincerità della nostra amicizia"- disse Rebecca, prendendole le mani e baciandola poi su entrambe le guance.

"Beh, allora vivi al meglio questa magica attesa. Ci vediamo domani in chiesa" - la salutò Irene.

Dopo cena, Esterina non fece altro che propinare alla figlia velate raccomandazioni riguardo alla fatidica prima notte di nozze: "Non farti paralizzare dalla paura, ma allo stesso tempo, non essere troppo precipitosa e avventata, o Andrea si farà un'opinione sbagliata di te! Lascia che sia lui a guidarti!". Rebecca la tranquillizzò in maniera distratta e annoiata. La madre ignorava che quella non sarebbe stata affatto la prima volta per sua figlia. Di incontri di pelle ce n'erano stati più d'uno. Fu una sera di maggio quella in cui Andrea la mise per la prima volta alle strette.

"Se davvero mi ami, non dovresti avere alcun problema nel concederti a me. Vorresti fare come tante puritane, che preferiscono far andare i loro uomini a meretrici, piuttosto che abbandonarsi tra le loro braccia? "- le aveva intimato.

Accecata da un amore sconfinato e sincero, Rebecca la ritenne la cosa più naturale del mondo, non per una, ma per tutte le volte in cui Andrea ne avrebbe avanzato richiesta. Accarezzò piano il ventre, pieno del frutto di quell'amore, che ancora non faceva notare la sua presenza. Meditò di fare una sorpresa al futuro sposo, per portarlo a conoscenza di quello che sarebbe stato il loro segreto. Avrebbero concordato nello spacciare il bimbo per prematuro, quando sarebbe venuto al mondo. E sarebbe stato meraviglioso essere i soli a sapere dell'esistenza di quel miracolo. Sì: Andrea ne sarebbe stato felicissimo. Sarebbe stato il regalo di nozze perfetto. Rebecca avrebbe aspettato che sua madre e sua nonna si addormentassero, e poi si sarebbe recata presso la dimora dei Colaleo. Nadia non sarebbe stata un problema: tra le due si era instaurato un rapporto amichevole, e del resto, già altre volte, la domestica, in accordo con lei, aveva coperto qualche intemperanza di Rebecca.

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