Le prime crepe sul vaso di Pandora.

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"Rebecca!"- esclamò Irene trattenendola per un braccio- "Sappi che ho letto quanto è scritto su quei referti! Da quanto lo sai? E perché non mi hai mai detto nulla in merito a questa terribile diagnosi? A che stadio è la malattia? Si può ancora fare qualcosa, no?".

"Prometto di spiegarti tutto, ma in un posto più tranquillo"- la esortò Rebecca, che ormai s'era arresa all'idea di doverle raccontare tutto...o quasi!

Le due giunsero nel giardino di casa Boccadamo e sedettero su uno dei sedili in marmo, all'ombra di un albero di magnolia. Irene inarcò un sopracciglio, come a voler chiedere all'amica di sbrigarsi al parlare.

Rebecca intese alla perfezione, e tirando un grosso sospiro esordì: "Non darti pensiero per me, Irene! Lo so che questa diagnosi per la maggior parte delle persone equivale a una sentenza inequivocabile, ma io sto benissimo, e la malattia non evolverà nel modo aggressivo con cui è solita falciare molte vite!"

Irene la guardò con un misto di perplessità e confusione: "Ma com'è possibile? Voglio dire tutti quelli che si vociferava l'avessero contratta sono... insomma..."

"Sottoterra? È questo che intendevi?"- la interruppe Rebecca- "Espongo solo quanto mi ha spiegato a sua volta il dottor Valenti. Quelle come me vengono chiamate "portatrici sane". Contraggono la malattia ma non ne sviluppano che pochi insignificanti sintomi, senza quel decorso clinico nefasto"- le spiegò

"D'accordo ma... si è comunque contagiosi, o sbaglio?"- Irene pose la domanda scottante, proprio quella che l'amica avrebbe volentieri evitato.

"Sì, purtroppo sì! Ma basta solo essere accorte fino a che il rischio non sia scongiurato!"- rispose la Vicenti, cercando di mostrarsi disinvolta, ma tormentandosi le mani dal nervoso.

"Rebecca, quello che non capisco è perché tu non ti sia confidata con me. Conoscendo sia me che Luigi da sempre, avresti dovuto sapere che non ti avremmo affatto giudicata!"- le disse Irene con gli occhi lucidi.

"Lo so, ma ero confusa, spaventata, la consideravo una colpa anch'io. Come avrei potuto confidarlo a qualcun altro, se non avevo ancora fatto pace con me stessa? Mi sono preclusa la possibilità di avere qualcuno che mi ascoltasse e mi supportasse, e questo è stato davvero sciocco da parte mia!"- ammise Rebecca.

"L'importante è che ora tu abbia trovato il coraggio di liberarti da questo peso! Sei una leonessa, lo sei sempre stata e con un'altra leonessa a tenerti la zampa, non dovrai avere nulla da temere"- la rassicurò Irene, riuscendo perfino a farla sorridere

"Esterina e Letizia ne sono già al corrente? Come l'hanno presa?"- chiese poi.

"Sì, Valenti ha voluto informarle della diagnosi. Non l'hanno presa bene inizialmente, ma ora le cose sembrano essersi appianate. Mi hanno comunque raccomandato il più assoluto riserbo".

"Dai, parliamo di qualcosa di più allegro. Come procede con il Marchesino Guglielmi? Vi siete più scritti? Avevo notato un vivo interesse da parte tua nei suoi confronti!"- disse Irene accorgendosi di come al solo pronunciar quel nome, gli occhi dell'amica fossero tornati luminosi.

"Sì, certo, ci scriviamo sempre e tra una quindicina di giorni dovrebbe essere di ritorno. Sai, fino a qualche tempo fa, non vedevo l'ora ma adesso, per quanto l'assenza sia insopportabile, vorrei che stesse via il più a lungo possibile, perché so già che io..." – provò a rispondere Rebecca.

" già che non riusciresti a resistergli?"- continuò Irene, ormai diventata maestra nel leggerle i pensieri.

"Già! È quella la parte più difficile!"- ammise la Vicenti.

"Rebecca, se tieni a lui devi dirglielo. Solo in questo modo vi dareste forza a vicenda! Resistereste assieme fino alla tua completa guarigione. In più, lui apprezzerebbe la tua sincerità. Se lo respingessi senza un perché, crederebbe di non interessarti e lo perderesti per sempre, fidati!"- le consigliò l'amica.

"Non lo so Irene, sembra che la matassa si ingarbugli sempre di più! Quando Beppe sarà tornato, allora ci penserò e prenderò una decisione definitiva!"- le rivelò Rebecca tossicchiando.

"Non si tratta di "una" soluzione. Quella di cui ti ho parlato è "la" soluzione. Non ce ne sono altre, capisci? "- disse Irene in tono perentorio, alzando la voce.

"Ci penserò molto a lungo, promesso. Ma...anche tu devi promettermi qualcosa, Irene. Eccezion fatta per Luigi, perché lo so che a tuo marito non nascondi mai niente, nessuno deve sapere della mia malattia, intesi? Ho bisogno di potermi fidare di entrambi!"- esclamò Rebecca preoccupata per la sicurezza del suo segreto.

"Via, la nostra atavica amicizia dovrebbe essere già una garanzia, non credi?"- la tranquillizzò Irene.

"Bene, era esattamente ciò che mi sarei aspettata da voi. Ora devo scappare, ho delle commissioni urgenti. Comunque, dopo la nostra chiacchierata mi sento il cuore e l'animo molto più leggeri!"- confessò Rebecca.

"Ma scherzi? L'amicizia per me è sacra quanto per te!"- esclamò Irene, e le due s'abbracciarono. 

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora