Quella mattina, Rebecca aveva appena ordinato il suo cappuccino e la sua brioche al bar, quando...
"Signorina Vicenti! Sono davvero lieto di rivedervi!"- proruppe una voce maschile alle sue spalle.
"Signor Palazzi! Non immaginavo che vi sareste trattenuto ancora in paese!"- replicò lei, con un tono di voce che risultò un misto tra lo stupito e l'annoiato.
"Beh, vi regnano tranquillità, buona cucina e tanto verde, perciò non ci sarebbe nulla di cui stupirsi! Spero che la cosa non vi dispiaccia tanto quanto lascerebbe supporre la vostra espressione!"- proseguì il giovane.
"Figuratevi La mia espressione è solo il risultato di vicissitudini personali che non vi racconterò!" - spiegò Rebecca, prevenendo così ogni scomoda domanda che il Palazzi avrebbe potuto formulare.
Gli occhi cangiati di Tiziano le apparvero dello stesso colore dell'ambra: pietra dalle cui proprietà era sempre stata affascinata. Sentendosi scrutato nel profondo, il giovane corrugò la fronte, come a voler chiedere cosa ci fosse da fissare tanto.
Rebecca intuì e gli rispose: "Guardavo i vostri occhi, Tiziano: hanno un colore che non è affatto comune, lo stesso dell'ambra. Conoscete le proprietà di questa pietra?"
"A dire il vero, non sono un grande esperto di gemme!"- ammise il Palazzi- "In molti però hanno osservato quanto sia inconsueto il colore delle mie iridi".
"Sapete, credo sia mio dovere scusarmi per l'altra sera!"- esordì Rebecca a bruciapelo
"Scusarvi? Per cosa?"- chiese sorpreso Tiziano.
"Per il modo in cui mi sono espressa in merito alla vostra interpretazione. Non è stato il vostro modo di recitare a non piacermi, ma il personaggio di cui vestivate i panni! Già ve lo dissi: non ho mai nutrito molta simpatia per Giovanni Battista, eppure ho letto e riletto la versione di Wilde innumerevoli volte, nel tentativo di farmelo andare più a genio!"- spiegò lei.
"Beh, per la verità, non è che l'abbia amato molto io stesso! Anzi, lo trovo un personaggio patetico! Proprio per questo ho faticato a entrare nei suoi panni. Ma il mestiere dell'attore è così: bisogna spesso vestire anche i panni di personaggi lontani anni luce da noi! In questo, spero di acquisire col tempo maggior pratica. Devo lavorarci: trasformarmi in quel personaggio" - argomentò Tiziano.
"Ottimo approccio! E ditemi, Tiziano, qual è stato il personaggio in cui vi siete maggiormente identificato? Quello che vi è rimasto "cucito addosso" per più tempo?"- domandò Rebecca.
"Nessuno, Rebecca! Calato il sipario, muore anche il personaggio interpretato"- disse Tiziano con spaventosa schiettezza- "Un bravo attore non deve mai portarsi a casa nulla dei suoi personaggi! Essi sono solo specchietti per le allodole, esche per un pubblico pagante, motivo di guadagno. Punto! Identificarsi in un personaggio, prendere a cuore la sua storia, ridere con lui e piangere per lui, sono lussi concessi solo al pubblico. Più il pubblico si affeziona e si lega ai personaggi, più volte torna a vedere lo spettacolo".
"Che sciocca sono stata, quindi, nel credere che contasse la sensibilità d'animo e la capacità di sentire sulla propria pelle le emozioni del personaggio!"- affermò Rebecca.
"Cosa vi aspettavate? È teatro, recitazione, quindi pura finzione! Prendete ad esempio gli attori più belli e famosi del cinematografo: credete che il loro principale obiettivo siano le urla adoranti e gli applausi degli ammiratori, o piuttosto i soldi?"- proseguì il ragazzo.
"Siete stato fin troppo chiaro, Tiziano: ve lo garantisco!"- tagliò corto una Rebecca ancora accigliata.
"Mi piacerebbe che presenziaste al mio prossimo spettacolo. Andrà in scena" il ritratto di Dorian Gray", e io avrò proprio il ruolo del protagonista!"- la invitò il giovane.
Sentendo citare uno dei suoi Romanzi preferiti, Rebecca sussultò, e rifiutò poi con decisione: "Non me ne vogliate, ma "Il ritratto di Dorian Gray" è per me un romanzo troppo importante, e non voglio che nulla e nessuno intacchi l'idea che mi sono costruita del protagonista. L'unico vero Dorian, per me resterà quello dipinto dalla penna di Wilde! Vi ripeto, non vorrei che questo mio rifiuto stroncasse sul nascere quella che potrebbe diventare una bella amicizia!"- mise in chiaro Rebecca.
"Non dite assurdità! Non sono il tipo che se la prende così in fretta"- la tranquillizzò lui -" Terrei molto ad avervi seduta in platea, ma non vi costringerò certo a fare nulla che non vogliate!"- ribatté sfoggiando il suo sorriso- "E quanto alla nascita di una potenziale amicizia, nessun ostacolo, tranne l'uso del voi".
"E sia, aboliamo pure il voi, come sono solita fare con le persone che mi vanno più a genio, e con gli affetti più cari!"- sorrise Rebecca.
Udendo i rintocchi dell'orologio che si ergeva nella vicina piazza, la ragazza fu costretta a congedarsi: "Ci rivediamo presto, d'accordo?"
Il giovane annuì, e cercò di esortarla ancora una volta: "Tra un paio di giorni lo spettacolo sarà messo in cartellone assieme agli orari e alle date delle repliche. Qualora dovessi cambiare idea, sappi che ne sarei ben felice!"
"Che dirti, Tiziano, io sono piuttosto volubile, nonché convinta che solo gli sciocchi non cambino idea! Potresti perciò aspettarti di vedermi seduta in platea! Aspettartelo, ma non darlo per certo!" - Rebecca stemperò quelle parole con un sorriso, voltandosi solo una volta per salutarlo.
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L'amore avvelenato
General FictionPuglia, anni '20 del '900. Rebecca Vicenti è innamorata persa di Andrea Colaleo. Tutto è pronto: abito bianco ricamato, lista degli invitati e lauto banchetto. Custodita nel cassetto di un armadio, c'è la cospicua dote che la ragazza, figlia di una...