L' altra campana.

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L'orologio batteva le 15:45 e lo specchio rifletteva l'immagine di Rebecca fasciata in un vestito di velluto blu, intenta ad acconciarsi i capelli, con spazzola e forcine alla mano.

Seduto ad un tavolino del bar, Giulio Svaldi leggeva il giornale, con l'immancabile sigaretta tra le labbra. Ogni tanto, si fermava a fissare l'orologio con impazienza. Non appena lei ebbe fatto il suo ingresso, il giovane si alzò di scatto e le andò incontro: "Rebecca!"- la salutò sorridendo. Poi, la guardò ammirato dall'alto in basso: "Siete davvero splendida, lo sapete?"

La ragazza non si scompose: "Lasciamo da parte i lascivi complimenti e i convenevoli!"- disse prendendo posto al tavolo. Intanto, continuava a fissare Giulio con un'aria quasi di sfida.

"Verrò subito al dunque, anche perché leggo nei vostri occhi che non siete il tipo di donna a cui piace aspettare!"- proruppe il giovane.

"Dite bene, signor Svaldi! Vi ascolto, dunque!".

Giulio si schiarì la voce: "Vi spiego i motivi per i quali quella sera mi avete visto continuare a ridere e scherzare con il mio ormai ex amico Colaleo. Il primo è che ero ubriaco, proprio come lui! E i fumi dell'alcool, si sa, non rendono attivi i ricettori della mente!"

Rebecca rise, e lo fece in modo fragoroso e sguaiato. Giulio la guardò disarmato, a bocca spalancata. "Cosa suscita in voi tale ilarità, Rebecca?" - chiese in tono risentito.

"La fragilità delle vostre bugie, signor Svaldi"- si indispose Rebecca- "E non provate a prendermi in giro, perché è una cosa che non voglio consentire più a nessuno! Vi ho sentito benissimo salutare il Colaleo con un "Mi spiace solo per quella povera ragazza". Ora, signor Svaldi, vi domando: non avrebbe dovuto essere per voi istintivo difendere la donna di cui vi dichiarate innamorato?".

Nelle iridi azzurro ghiaccio di Giulio, corse un guizzo di arguta sicurezza. Con un sorriso convinto, senza scomporsi, rispose alle domande della ragazza: "Io avevo fiducia in voi: nella vostra perspicacia e intelligenza. Avevo la certezza che non vi fossero sfuggiti comportamenti sospetti da parte di Andrea, e ancor più che avreste preso i dovuti provvedimenti, fosse anche all'ultimo momento, come di fatto è accaduto!"

Questa volta, fu Rebecca quella a corto di parole: non se l'aspettava.

Giulio la prevenne: "Vi state chiedendo perché gli fossi amico? In primis perché mi sono accorto troppo tardi di che razza di persona fosse. Ho anche provato a farlo rinsavire, sapete? Ma a nulla è servito. Ho avuto anche un certo timore a tagliare i ponti con lui, perché è il tipo di persona che può presentare un conto salatissimo per un minimo sgarro! Ora l'ho allontanato con una serie di scuse. Mi limito a salutarlo con un cenno del capo quando lo incontro per strada, ma non credo accadrà ancora per molto. Corre voce che abbia intenzione di trasferirsi altrove e che abbia già fatto i bagagli!!"

Giulio Svaldi afferrò la sua tazza di cioccolata e affondò il cucchiaino nella panna bianca e morbida, portandoselo alla bocca con fare languido e sensuale. "Rebecca, cosa avete? I vostri occhi sembrano due enormi punti interrogativi! Non volete condividere le vostre perplessità con me?"- domandò.

"Davvero Andrea ha intenzione di partire?"- si limitò a dire la ragazza

"Sì, e potrete constatarlo voi stessa quando non lo vedrete più in giro! - confermò Giulio- "Anzi, come vi accennavo è probabile che, pieno di vergogna, sia già partito. E comunque, Rebecca, mi consentite di ribadire una cosa? Sono stato molto felice di apprendere che abbiate preso la decisione giusta, quella troncare con Colaleo prima che fosse troppo tardi. Significa che per me c'è un margine di speranza, per quanto esiguo".

"Guardate, io credo che voi..."- tentò di dire Rebecca.

Ancora una volta Giulio giocò d'anticipo: "No Rebecca, non intendo precorrere i tempi. Ho ben compreso che questo vi infastidirebbe. Non voglio forzarvi a prendere decisioni che ora non avete neanche la forza di contemplare. Mi rendo conto di essere stato troppo avventato, ma vi ho solo detto quello che provo io. L'unica cosa che vi chiedo è di potervi essere amico; di potervi offrire il mio conforto e il mio sostegno in questo momento così... particolare. Vorrei potervi dimostrare che non tutti noi uomini siamo uguali. Non negatemela questa possibilità!".

La ragazza lo fissò ancora più sbigottita: "Ascoltatemi, Giulio, apprezzo molto il vostro atto di umiltà nello scusarvi, e ve ne ringrazio!" - disse- "Questo è un momento personalissimo, che devo superare da sola. Se mi servisse un amico con cui parlare, saprei dove trovarvi. Inutile ricordarvi di non farvi illusioni, perché credetemi, amare una donna come me vorrebbe dire caricarsi sulle spalle una grande, grandissima responsabilità!"

"Cosa intendete con grande responsabilità? Che siete una persona intelligente e temeraria lo so già!"- ribatté Giulio.

"Intendo quello che intendo. Non è necessario che io vi spieghi nulla"- affermò la ragazza intransigente. Poi addolcì un po' il suo sguardo: "Ora devo andare! Grazie per la chiacchierata, per la cioccolata e per la vostra gentilezza. Siete stato un vero gentiluomo. Vi auguro una buona serata, dunque"- disse, alzandosi dal tavolo e accennando un sorriso, mentre levava la mano in segno di saluto.

"Buona sera a voi, Rebecca, spero di potervi rivedere quanto prima. Ah, diamoci del tu, per favore! Anche a me non piacciono le formalità"- asserì Giulio.

"Certo. Ti ringrazio ancora!"- disse Rebecca uscendo dal locale. Giulio rimase quindi solo, con la sigaretta tra i denti e il sorriso vittorioso.

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora