Quelle strane rose.

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Quella mattina, fu Esterina a squarciare il silenzio che da giorni la separava da sua figlia.

"Rebecca, ho preferito aspettare che le acque si quietassero un po', prima di affrontare l'argomento, ma... vorrei che parlassimo assieme del bambino!"- esordì la donna – "Ci ho riflettuto molto, e credo che rivolgerci a Jolanda sia la cosa migliore! Non fraintendermi, lo so che sarà doloroso, ma in questo modo, potrai ancora sperare di incontrare un bravo giovane, e di avere un futuro sereno. Lo dico per te! Insomma... una giovane madre senza nessuno accanto, ammesso che non sia vedova, viene additata e schernita a vita. Sei sicura di volere questo?"

Rebecca la guardò, dapprima incredula, poi, tornò a ripetere quel tenero gesto: accarezzarsi il ventre.

"Io questa creatura voglio crescerla, anche da sola! - esclamò quasi infervorandosi – "E' il figlio di una persona che odio con tutta me stessa, di un uomo il cui pensiero mi ripugna. Ma questo bimbo non ha colpa alcuna, e prima che suo, è soprattutto mio! Cresce nel mio ventre, e sarò io a sentirlo scalciare, tra qualche mese!"- ribatté poi con le lacrime che le caddero sul grembo.

"Tesoro, lo so, credimi! Io sarei la prima a volere che tu assaporassi le sensazioni che ho provato io, quando aspettavo te! Il punto è: sei pronta ad affrontare tutto ciò che ne conseguirà? A sentire la gente borbottare alle tue spalle, o ad urlati in faccia la propria indignazione e le proprie cattiverie? Perché lo faranno di continuo, ti avverto! E tu, figlia mia, sei già in una condizione psicologica di grande fragilità. Ti prego, dammi ascolto e salviamo il salvabile! Sarai madre, un giorno, ma questo non è il momento!"

Rebecca si scostò, sciogliendo l'abbraccio in cui Esterina la stava cullando. Con ferma convinzione, le ripose: "E se poi il momento non arrivasse mai? Se questa fosse la mia sola occasione di diventare madre? Io la getto via, perché è capitata al momento sbagliato? Il destino poi potrebbe divertissi..."

Esterina tacque per alcuni secondi, ma subito trovò la forza di replicare: "Non succederà, mia cara, non a te! Perché il male, tu non lo hai mai fatto intenzionalmente, lo hai solo subito.

Non devi temere, porterai nuovamente in grembo un figlio, ma concepito con una persona che ti amerà davvero". Rebecca si prese del tempo per meditare su quelle parole, passeggiando su e giù per la stanza, com'era solita fare quando era in procinto di prendere decisioni importanti. "Fissiamo un appuntamento con Jolanda, e in settimana ci andiamo"- disse. Sapeva benissimo che se avesse portato avanti la gravidanza, Andrea Colaleo avrebbe continuato a essere parte della propria vita e di quella del bambino. Non si sarebbe dato per vinto. Se rinunciare a quel figlio avrebbe significato liberarsi per sempre anche di Andrea, allora Rebecca era pronta a farlo. In quel momento, bussarono alla porta, e la Vicenti dovette staccare le mani dalla matassa dei propri pensieri. Si trovò di fronte una ragazza con il volto nascosto da un enorme fascio di rose rosse

"Devo consegnare queste alla signorina Vicenti!"- disse Cinzia, la fioraia.

"Sì, sono io!"-confermò Rebecca- "Ma chi le manda?"- chiese poi incuriosita.

"Non so, il giovane che me le ha commissionate, non mi ha detto il suo nome. Ho visto però che ha inserito un biglietto. Forse si è firmato al suo interno"- rispose Cinzia, facendo spallucce. Rebecca ringraziò, diede alla ragazza una mancia e la salutò con un sorriso. Cercò poi il biglietto tra quelle rose freschissime e profumate. Lo trovò.

"Dolcissima Rebecca, ho sempre considerato la donna del mio migliore amico come sacra ed intoccabile, pertanto, pur ardendo di desiderio per voi, ho sempre represso ogni emozione. Ma ora, voi non siete più la sua donna, e Andrea Colaleo non è più il mio migliore amico. Spero quindi che vogliate darmi una piccola possibilità. Nel frattempo, godetevi la delicatezza e il profumo di queste rose, che tanto assomigliano a ciò che provo per voi.

Con immenso affetto

Vostro Giulio Svaldi"

Giulio innamorato di lei? Cos'era, uno scherzo? Sembravano tanto complici, lui e Adrea la sera dell'addio al celibato. Giulio, addirittura aveva quasi riso delle oscenità fuoriuscite dalla bocca dell'amico. E ora si diceva innamorato di lei! Una persona innamorata, di certo non poteva essere tanto brava a celarlo, perché l'amore, quando c'è, trapela sempre.

"E se i suoi sentimenti fossero veri? Se quella sera fosse stato l'alcol a parlare per lui?"- pensò fra sé Rebecca, che subito si rimproverò quelle tacite osservazioni. Giulio era un bel ragazzo, ammirato da tutto il paese, ma a lei, quegli occhi gelidi avevano sempre trasmesso solo tanta paura. Non avrebbe risposto. Giulio avrebbe insistito per un po', ma presto si sarebbe stancato, e l'avrebbe piantata.

"Tesoro, chi ti manda quelle rose? Non dirmi che Andrea ha fatto l'ennesimo sfacciato tentativo di farsi perdonare!"- la voce della madre giunse alle spalle della ragazza come fosse il boato di un tuono. Si voltò di scatto a guardarla. Esterina, senza leggerle negli occhi lo smarrimento, e senza notare quel suo rossore continuò: "Se così fosse, farei io una bella visita ai Colaleo!"-

"Mamma! Tranquilla, non sono di Adrea. Me la manda un suo amico, Giulio! Ha voluto donarmele per.... dimostrarmi la sua fraterna vicinanza riguardo a quanto accaduto, ecco!"- rispose Rebecca tartagliando.

"Bah, credo che tu mi stia nascondendo qualcosa!" – fece perplessa la donna. Rebecca, con le mani dietro la schiena, piegò il biglietto, facendolo scivolare nella manica del vestito.

"Non ti nascondo nulla! Giulio ha fatto un gesto gentile, tutto qui. Ma ho ben altri problemi per pensare a lui!".

"Già!"- le fece eco Esterina, che fu presa da una pericolosa curiosità: "Non ha scritto alcun biglietto? Strano!"

"No, mamma, ha solo chiesto alla fioraia di dire che era lui il mittente e che gli dispiaceva per questo mio brutto periodo!"- mentì Rebecca. Esterina la guardò poco convinta, e preferì ingoiare le incertezze.

L'amore avvelenatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora