Capitolo 32

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Sara si staccò dall'abraccio e guardò Sasuke negli occhi corvini e gli sorrise, il ragazzino rimase sorpreso di quel gesto, non lo sapeva neancora, ma quel sorriso lo avrebbe ricordato per sempre anche, anzi soprattutto, nei momenti più difficili.
La ragazzina si sedette sul letto e si guardò le mani ricoperte di bende, che salivano per le braccia fino ad arrivare ai gomiti, sapeva che ormai non vi era più nessuna ferita sotto quella stoffa, grazie al fatto di essere uno spirito portante.
-ragazzi potete uscire, vorrei parlare con Sara
Disse il maestro Kakashi in tono serio tutti annuirono e uscirono uno dopo l'altro; Sasuke e Naruto prima di uscire l'avevano guardata negli occhi e lei aveva sorriso a entrambi; i ragazzini si allontanarono
-di cosa vuole parlare, maestro?
Chiese Sara continuando a guardare i bendaggio alle mani
-perchè lo hai fatto?
Chiese in tono tranquillo il maestro rimanendo seduto sulla sedia in legno, a quelle parole un piccolo sorriso triste si dipinse sulle labbra della castana che appoggiandosi alla testiera del letto disse
-non so dirle perché io abbia fatto una cosa del genere, ho solo visto dei miei compagni che rischiavano di uccidersi a vicenda e sono intervenuta, senza pensare nemmeno per un secondo; mi sono fatta giluidare dall'istinto, ecco perché ho fatto quello che ho fatto
Confessò la castana senza tanti giri di parole, sapeva che in quel momento doveva dire la verità
-Perché hai rischiato la tua vita?
Volle sapere l' uomo dai capelli grigi, che aveva spostato lo sguardo sulla giovane, mentre lei continuava a osservare i bendaggio candidati delle braccia
-perchè non posso accettare che delle persone, alle quali tengo, muoiano senza che io non possa fare niente per salvarle. Gli ha visti pure lei, maestro, come combattevano se non fossi intervenuta almeno uno dei due sarebbe morto
Il maestro la guardò stupito si chiese come facesse a sapere che si trovava nelle vicinanze dell'ospedale
Sta pensando a come facessi sapere che fosse nelle vicinanze dell'ospedale
Sara riconobbe subito la voce profonda e dolce, quella di Poisonstorm, il drago del veleno e della chiaroveggenza.
La ragazzina decise di parlare, rispondendo alla domanda inespressa del maestro
-sapevo che era nelle vicinanze perché l'ho vista mentre correvo verso l'edificio
Kakashi rimase sorpreso di quelle parole non capacitandosi di come quella ragazzina potesse averlo visto, ma non sapeva che Sara stava mentendo, infatti, lei aveva sentito il suo odore
-per quale motivo tieni così poco alla tua vita? Le persone, non solo della tua età ma anche delle altre, amano la loro  vita hanno speranza per il futuro. Mentre tu non ti fai problemi a lanciarti nelle braccia della morte, a rischiare il tutto per tutto
Sara lo guardò, per la prima volta da quando era iniziata quella conversazione, non poteva credere a quelle parole, anche se le aspettava, sapeva che il maestro gli avrebbe chiesto come mai si lanciasse nelle sfide, come mai combattesse da sola. Infondo lo era sempre stata: sola, incompresa ed abbandonata da tutti, nella sua vita aveva trovato la luce solo per i primi anni, poi solo che ombre, fatta ad eccezione di qualche piccola fiammella, ora aveva trovato nuovamente la luce, ma sapeva che non sarebbe durata per molto tempo
Ho imparato a mie spese quanto fosse effimera la vita, di come quello che hai ti scivola tra le mani da un momento all'altro di come perdere sia più potente del guadagnare. Ho perso famiglia, amici, compagni ma sono sempre andata avanti. Ora per la prima volta in vita mia posso aiutare qualcuno senza che nessuno mi obblighi a farlo. Solo ora ho delle persone a cui tengo in considerazione il loro stato. Ecco cosa avrebbe voluto dire la ragazzina, ma disse semplicemente
-non lo so maestro, ma mi dispiace molto, prometto che diventerò più cosciente delle mie azioni; ma ora vorrei sapere quando posso andarmene dall'ospedale
L'uomo annui e disse che sarebbe andato a chiamare l'infermiera.
Sara insistette molto e quella stessa sera venne congedata dall'ospedale, camminava per le vie del villagio
-so cos'è successo oggi, come stai?
-bene, signor Asuma, sono solo stanca
-ti capisco, buona notte Sara
-notte Asuma e grazie ancora del pranzo
La ragazzina sorrise e si allontanò verso casa. Quando aprì la porta si diresse verso il bagno, sciolse lentamente i bendaggio candidi e scoprí le mani e gli avambracci, ormai le ferite erano sparite, si vedevano dei segni rosati, ancora poco tempo e sarebbe guarita completamente.
Aprí l'acqua della doccia e la fece scorrere, solo sentirne il rumore la tranquillizzava, appena si spogliò si immerse sotto l'acqua calda; all'improvviso sentì un rumore, sembravano passi, ma si disse che probabilmente erano i vicini, avvolse il corpo in un asciugamano morbido così come i capelli, ma quando uscì dalla doccia,  si trovò davanti Sasuke, per la sorpresa trasalí, mentre il ragazzo chiudendo gli occhi arrossì leggermente, Sara iniziò a lanciargli dei piccoli oggetti che trovava vicino a sé, come i saponi e le spugne
-esco, esco
Disse il corvino richiudendosi la porta del bagno alle spalle, Sara si rivestii indossando una maglia marrone e dei pantaloncini neri, si pettinò, e si rimise le bende sulle mani e sulle braccia, non voleva creare sospetti. Uscì dal bagno con le mani fasciare e i capelli che gocciolavano sugli indumenti asciutti
-non te gli ascuighi?
Chiese Sasuke, si era suduto sul divanetto nella sala e tra le mani reggeva uno dei libro della castana, la quale lo riconobbe all'istante era il libro che aveva con sé alla selezione dei chunin, lo stava sfogliando e leggendo qualche parola qua e là
-no, non né ho voglia, poi non mi piace nemmeno il phone
-però solitamente le ragazze lo usano, per farsi belli i capelli
-bhe a me non piace, lo trovo una scocciatura, come direbbe Shikamaru
Ribatté la ragazzina scoppiando a ridere, poi rivolgendosi al corvino chiese
-cosa ci fai a casa mia?
Il ragazzino si fermò un secondo dal sfogliare le pagine, ripensò all'attacco dei quattro ninja del villaggio del Suono che aveva subito quello stesso pomeriggio, non poteva dirlo a lei, perciò disse
-volevo solo vedere come stessi
Sara gli sorrise dolcemente sedendosi al suo fianco sul divano
-non so perché, ma non ti credo
Sasuke sospirò, era furba, lo sapeva, e per questo, la invidiava, non sopportava che ci fosse qualcuno migliore di lui, anche se si trattava di una ragazzina fastidiosa.
-volevo vedere come stavano le tue mani, dato che te ne ho colpita una, ma a quanto ho visto stanno bene
Sara sussulto per un secondo, poi rispose
-si chi mi ha curato è stato veramente bravo, devo andare a ringraziarlo
-Tsunade
-Tsunade, cosa?
-è stata lei a curarti, ha detto che non si aspettava di curarti così velocemente, le ferite erano profonde, non sapeva nemmeno come facessi ad avere ancora le mani dopo quei due colpi
Sara spostò lo sguardo, prima era sul corvino, ora lo portò sulla piccola libreria che aveva in casa
-sono una persona fortunata
Disse la castana, ma lui la prese per le spalle e la fece ruotare verso di se, la giovane si ritrovò sulle gambe del corvino e i loro sguardi si incastonarono uno con l'altro, solo in quel momento Sara notò che Sasuke non portava il coprifonte e una bruttissimo presentimento si fece largo in lei
-come fai ad essere così forte? Come fai a essere migliore di me? Io non voglio essere secondo a nessuno, ma so che non posso superati se rimango qui
Sara lo guardava negli occhi vide la sua disperazione, rabbia e la sete di vendetta
Ha preso la decisione che cambierà la sua vita, Sara devi fermarlo, sta per incamminarsi nell'oscurità
Era la voce di Poisonstorm, Sara non sapendo cosa fare, decise di avvicinarsi a lui, il ragazzino rimase sorpreso del gesto, ma non si mosse, lei poggiò la sua fronte a quella del ragazzino, i nasi si sfioravano sentivano il respiro dell'altro sulla propria pelle. Sara non si mosse da quella posizione, come non si mosse Sasuke, entrambi rimasero fermi a godersi quel momento; poi il ragazzino, quasi ritornando in sé stesso si scostò e uscì velocemente dalla porta della castana, un pessimo presentiamo iniziò a farsi largo nella giovane che decise di seguire il compagno di team.

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