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Saluto Lando e tutto il nostro team, e finalmente mi dirigo in hotel. Nella strada che mi porta ai tornelli dell'uscita vedo forse una decina di persone che corrono di qua e di la, intente a sistemare le ultime cose, prima di dover tornare a casa, ma tra loro non c'è nemmeno l'ombra di un membro della Ferrari, ne di Carlos, e ne di Charles.

Decido di mandargli un messaggio, per sapere dov'è, ma non vedo risposta. Quindi lo chiamo, ma parte la segreteria. Oggi hanno deciso di giocare a nascondino, a quanto pare.

Entro nella hall dell'hotel, e prendo l'ascensore, con l'agitazione che si fa strada dentro di me, non sapendo dove si è cacciato.

Fatico ad aprire la porta della camera, in quanto le chiavi sembrano non voler collaborare, e tiro un sospiro di sollievo nel vederlo seduto sulla sedia in balcone. Lancio la borsa a terra, mi tolgo la giacca e lo raggiungo.

<<Eccomi tesoro, come mai non mi hai aspettato?>>, gli domando, accarezzandogli la spalla.

Si copre gli occhi con i palmi delle mani, e non accenna a rispondere. Sento il respiro farsi irregolare, e dei singhiozzi sommessi.

<<Charles...>>, lo richiamo, questa volta accarezzandogli i capelli.

<<Eri troppo impegnata a parlare con Lando, piuttosto che venire a parlare con me, quindi ho preferito lasciarti sola>>, sentenzia, con la voce rotta dal pianto, e con vuole essere arrogante, ma risulta disperato.

Ammetto di essere rimasta senza parole dopo questa frase. Sono molto delusa, ma anche arrabbiata, da questo suo atteggiamento, e da questa sua risposta.

Capisco che sia innervosito e dispiaciuto per non aver potuto correre, e per essere stato costretto al ritiro, ma non può riversare questa cosa su di me, incolpandomi del fatto di essere andata a consolare il mio migliore amico, nonché compagno di squadra, invece che essere corsa subito da lui.

Se ci teneva così tanto ad avermi accanto a lui, per lo meno poteva rispondere al telefono, ma a quanto pare ha preferito farmi diventare matta per cercarlo.

Per evitare di rispondergli in malo modo, e di aggravare la situazione, facendo stare male entrambi, decido di lasciarlo da solo, per mettere chiaro nella sua testa.

<<Quando ti sarai calmato, verrai a parlarmi>>, affermo, alzandomi dalla sedia, e dirigendomi al piano di sotto, per andare a farmi una passeggiata.

Non riesco nemmeno a fare mezzo passo verso la porta, che sento la sua mano stringersi attorno al mio polso. Mi fermo, e mi volto, vedendo il suo sguardo pentito, incrociare il mio.

<<Ti prego, siediti>>, mi domanda, con voce dispiaciuta. Metto da parte qualsiasi cosa che vorrei dirgli in questo momento, e mi accomodo nuovamente accanto a lui, e decido di ascoltarlo, prestandogli la mia completa attenzione.

<<Scusa per come ti ho risposto poco fa, ero solo irritato per ciò che è accaduto durante la gara, e l'ho riversato su di te>>, si spiega, asciugandosi le guance bagnate.

Volta la sedia verso di me, e mi prende le mani tra le sue.
<<Avevo solo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, e non c'eri>>, continua, <<ma non importa, a me basta che tu sia qui adesso>>, conclude, sorridendomi dolcemente.

Gli accarezzo il braccio, cercando di consolarlo e di rassicurarlo il più possibile.

<<Non preoccuparti Charles, mi dispiace per non essere venuta da te prima che potessi, ma la manager di Lando mi ha distratta, dicendomi che non riusciva più a trovarlo, quindi sono andata a cercarlo e abbiamo parlato>>, gli dico, scusandomi con lui, e spiegandogli come erano andate effettivamente le cose.

<<E sono anche molto dispiaciuta per ciò che è successo in gara, so quanto ci tenessi a correre qui a Monaco, e quanto tu ci sia rimasto male>>.

E' stato estremamente sfortunato oggi, c'è da dirlo. Non è mai riuscito a correre in un Gran Premio a casa sua, e questo fine settimana poteva essere l'occasione giusta, ma è sfumata nelle sue mani.

Capisco di averlo convinto quando si alza per darmi un leggero bacio sulle labbra, che io ricambio volentieri. Poi ci abbracciamo stretti, per un tempo che sembra infinito.
La cosa che più mi piace della nostra relazione è che riusciamo a parlarci senza urlare uno contro l'altro, ma ci diamo il nostro tempo per affrontare la questione, ammettendo gli errori, e mettendo da parte l'orgoglio.

Quando ci stacchiamo, torniamo in camera per fare le valigie, prima di lasciare l'albergo e andare verso casa nostra.

<<Allora, hai chiarito con Lando?>>, mi domanda, mentre toglie le giacche dall'armadio.

<<Sì, sì. Si è scusato ancora per ciò che ha fatto, e io gli ho spiegato che era tutto apposto, e che nessuno di noi ce l'aveva con lui, ne tantomeno te. Finalmente ho di nuovo il mio migliore amico>>, gli spiego, con un sorriso smagliante, ancora incredula di avercela fatta.

<<E io sono felice non devo picchiare nessuno>>, scherza Charles, ricevendo una mia occhiata di ritorno, che si trasforma ben presto in una risata complice.

Amore o velocità? || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora