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La serata di ieri è terminata, e una nuova settimana sta già per iniziare.

Una volta terminata la premiazione, è stato il momento delle foto con il team che, devo ammettere, ci ha portato via più tempo del previsto, considerando il fatto che siamo circa 100 persone che devono sorridere nello stesso momento. Dopo diversi tentativi, falliti per la maggior parte, abbiamo portato a casa degli scatti genuini, che guardandoli fanno rivivere il momento.

Dopodiché io e il mio compagno ci siamo letteralmente trascinati fino alla hall dell'hotel, esausti. Abbiamo raccolto le valigie e poi ho dei vuoti temporali. Ricordo solo di essermi svegliata in qualche occasione per scendere prima dal van che ci ha portato in aeroporto, per poi salire in aereo, e forse quando siamo atterrati a Monaco, per poi ricrollare in macchina. Non so come io sia finita in camera da letto ma sta di fatto che ora ho la testa sotto il cuscino, sperando inutilmente di non sentire il rumore di quella dannata sveglia.

Nel momento in cui anche la terza sveglia si attiva, seccata scaravento le coperte e allungo un braccio per premere il tasto "Interrompi". Ancora con le palpebre incollate tra di loro mi volto per vedere se Lando è già sveglio e con mia sorpresa l'altra metà del letto è vuota.

"Che strano" penso, di solito ci svegliamo praticamente sempre insieme.

Non ci do molto peso, credendolo in cucina a fare colazione, e vado in bagno a sciacquarmi con l'acqua gelida il viso. Infilo le ciabatte e prendo il telefono dal comodino. La mia sorpresa si raddoppia nel momento in cui non vedo anima viva nemmeno in cucina. Nessun messaggio e nessuna chiamata da parte sua tra le notifiche, quindi inevitabilmente comincio a preoccuparmi, se non fosse che scorgo un foglietto arancione fluo appoggiato sul tavolo.

"Buongiorno Ev, scusa se non avrai i tuoi soliti pancake fumanti come colazione ma spero che dei pain au chocolat possano essere degli ottimi sostituti. Ho avuto una commissione urgente da sbrigare per conto di Zak, ma ci vediamo in sede. Baci <3 Lan"

Il fatto che abbia trovato il tempo per scrivermi questo bigliettino, con tanto di emoji e di spiegazione fatta per filo e per segno, mi fa spuntare un sorriso da ebete, che si allarga ulteriormente pensando al fatto che il mio coinquilino sia andato apposta in pasticceria per non farmi mancare una colazione con i fiocchi. Mi accomodo al tavolo e mi verso un po' della spremuta che ha lasciato fuori, e apro il sacchetto. Ce ne sono due, ma decido di tenerne uno per il pranzo nel caso in cui la giornata si riveli più impegnativa del solito, e non appena lo prendo in mano sento che è ancora tiepido.

Mi godo la mia colazione, che dire deliziosa sarebbe come sminuirla, e dopo essermi preparata, prendo l'auto e mi dirigo al lavoro. All'ingresso vengo accolta come sempre dalla mia manager, che ancora una volta mi fa i complimenti per il primo posto, e dopo aver parlato del più e del meno ci diamo appuntamento per pranzo.

Siccome di Lando non c'è traccia, un po' dispiaciuta vado nella sala del simulatore con un leggero anticipo. Saluto tutti e, ne approfitto per mettermi subito al lavoro. La giornata scorre talmente velocemente che non mi accorgo del sole che ormai sta calando all'orizzonte.

Il mio lavoro per oggi qui è finito, e imboccando le porte scorrevoli d'uscita ripenso a come non ho incontrato Lando nemmeno di sfuggita, né tantomeno Zak. Mi lascio questo pensiero alle spalle, accendendo l'auto, decidendo cosa farmi per cena. Con la pancia che protesta, salgo le scale per arrivare all'appartamento di Lando, e dopo aver aperto la porta vengo travolta da un profumo che riconosco fin troppo bene.

Per un istante mi è sembrato di trovarmi a casa dei miei genitori in Francia quando da bambina, prima di trasferirmi in Italia specialmente nelle gelide sere di dicembre rientravo dalle prove con i kart, mi aspettava sulla tavola un caldo piatto di stufato. Può sembrare una pietanza banale, o un ricordo frivolo, ma sono certa che ognuno di noi ha qualcosa che fa riaffiorare l'infanzia vissuta o un pasto preparato dalla mamma o dalla nonna che sa di casa.

Senza lasciarmi troppo trasportare dalle emozioni, attraverso con grandi falcate il corridoio fino a trovarmi in sala da pranzo, che sembra uscita direttamente da casa di mia nonna. Il tavolo è preparato in un modo semplice, ma molto curato e intimo, con un mazzo di tulipani al centro, un paio di candele già accese, e qualche stuzzichino. E il tutto è apparecchiato per 2 persone.

I miei occhi si spostano dal tavolo al cuoco, intento a completare il piatto prima di servirlo. E' talmente concentrato che dubito mi abbia sentita. Provo a schiarirmi la voce, ma niente.

<<Lan>> provo a dire sottovoce, per non fargli prendere un colpo.

<<Lan!>>, dico a voce un po' più alta, e dallo scatto che ha fatto il suo mestolo capisco di averlo spaventato.

<<Gesù...Eva sei tu! Ci mancava poco e finiva tutto sul pavimento>>, esclama tirando un sospiro di sollievo.

Io lo resto a guardare, ammaliata dalla sua abilità culinaria che mi lascia ancora senza parole, pensando a come questa potrebbe essere la quotidianità se vivessimo veramente sotto lo stesso tetto.

<<Beh che fai ancora lì? Vai a cambiarti no?>>. La sua voce mi riporta alla realtà, e noto con mio grande piacere che sta indossando una tuta molto semplice, che gli calza a pennello. Tiro un sospiro di sollievo internamente, vedendo che non c'è formalità in questa cena che è l'ideale dopo una lunga giornata di lavoro.

Senza farmelo ripetere due volte, lascio lo zaino accanto all'ingresso e corro in camera a cambiarmi in qualcosa che mi fa stare molto più a mio agio rispetto ad un vestito attillato. Raccolgo velocemente i capelli, e in men che non si dica mi siedo a tavola nell'esatto istante in cui Lando mette il piatto sotto i miei occhi.

Amore o velocità? || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora