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Vengo svegliata da quel profumo che riconoscerei ovunque, anche se fossi a centinaia di chilometri sotto terra. Ancora con gli occhi chiusi, immagino Charles nella cucina al piano di sotto, che litiga con le decine di padelle, che poi in realtà non sono mai più di 2, per prepararmi dei pancake con le fragole tagliate a fettine sopra, e un sorriso fatto di panna montata. Gongolo di gioia tra le coperte, con un sorriso che piano piano si fa strada sul mio volto, ma quando apro gli occhi mi accorgo che nulla di ciò che mi stavo immaginando è la realtà.

"Dove diavolo sono?", penso, mentre mi metto seduta, e mi guardo intorno, cercando di dare forma a quelle pareti e all'arredamento che mi circonda.

Dopo i primi 10 secondi tutte le connessioni del caso hanno luogo nel mio cervello e realizzo di essere da Lando. Realizzo anche che sono nel suo letto, e che il profumo proveniente dalla cucina è opera sua. Controvoglia ed inevitabilmente mi sale un groppo alla gola, che mi fa ripensare a tutte le cose successe la sera prima: la discussione con Charles, le parole che entrambi non avremmo mai detto se non fossimo mai stati così arrabbiati, il mio anello...

Mi porto subito la mano davanti agli occhi, e il dito che una volta lo portava e che abbelliva la mia mano, ora è spoglio, vuoto, banale e uguale a tutti gli altri. E i miei occhi scorrono come per un riflesso automatico sulle bende che porto sulle nocche, dalle quali si intravede del sangue ormai secco. Lentamente inizio a disfarle, anche per vedere in che condizioni è la mia mano, in quanto, a meno che io non abbia cambiato lavoro in una notte, mi serve ancora per guidare, e nonostante tutto noto che sta abbastanza bene. Santo sia Lando con le sue creme magiche.

Un po' riluttante mi alzo dal letto, anche se le coperte mi richiamano, e mi dirigo verso il bagno. Accendo la luce e ci manca poco che mi prende un colpo. I capelli sono un unico nodo gigante che al momento non sembra essere propenso ad essere districato, quindi mi limito a dare una forma a i capelli che mi permetta di fermarli con una molletta; in aggiunta a questo sull'angolo della mia bocca c'è una macchia che sembrerebbe bava, o forse è dentifricio?, che prontamente lavo via, sciacquandomi anche il viso. Spero solo che stamattina fosse ancora troppo buio per far sì che Lando mi vedesse, altrimenti posso sparire all'istante.

Torno in camera e mi infilo le ciabatte che ho lasciato accanto al letto, prendo il mio telefono e ancora assonnata attraverso il corridoio. Prima di entrare in cucina però mi fermo dietro l'angolo a spiare il mio coinquilino che cucina, sperando che non mi veda. E' girato di spalle, con una pezza sulla spalla, mentre abilmente si muove tra una padella e l'altra scambiandole di tanto in tanto, e tutto questo canticchiando una canzone, riprodotta a volume molto basso da Alexa che mi sembra essere "Tortoise" di Frankie Stew, che adoro.

Sono come imbambolata a guardare questa scena, che sembra quasi essere una visione. Potrebbe essere la mia quotidianità, penso. Svegliarmi ogni mattina e trovare il mio ragazzo che prepara la colazione, mentre canta le sue canzoni preferite, nell'appartamento perfetto, per poi andare al lavoro insieme, tornare a casa e guardarci un film.

Peccato che questa non sia la mia vita, Lando non sia il mio ragazzo, e io non viva qui.  Vengo riportata bruscamente alla realtà dal telefono che vibra nella mia tasca, segno che mi è arrivato un messaggio. Lo tiro fuori e vedo che è da parte di George.

- Casomai te ne fossi scordata, io sono ancora il tuo migliore amico, quindi sei pregata di farti viva. ORA! Grazie -

Rido sommessamente, immaginandomi George infuriato mentre mi manda questo messaggio. Effettivamente non ha tutti i torti, sono sparita e non gli ho fatto più sapere com'è andata con Charles, né tantomeno come stessi.

- Uno di questi pomeriggi ci incontriamo e ti racconto tutto davanti ad un buon gelato, non preoccuparti. Sto bene -

Tralascio il fatto che sto da Lando, altrimenti rischio di fargli venire un infarto.

<<Non vorrai mica farmi mangiare tutti questi pancake da solo vero? Poi se non entro in macchina chi glielo dice a Zak?>>. Alzo la testa di scatto, e vedo Lando a pochi passi da me, appoggiato al muro, mentre si pulisce le mani sulla pezza poggiata sulla spalla. Non so cosa catturi di più la mia attenzione, se i suoi occhi o il suo sorriso, ma cerco di fare appello a tutte le mie forze per creare una frase di senso più o meno compiuto.

<<Sì, scusa... George mi ha scritto come sempre per tenermi d'occhio. E' come avere una seconda mamma>>, dico, mentre uno sbadiglio scappa dalla mia bocca. Cerco di mettermi una mano davanti il più in fretta possibile, ma Lando non sembra accorgersene, e anzi, mi bacia affettuosamente sulla fronte, facendomi il solletico con la barba più lunga del solito, per poi andare verso il frigo.

Sento le guance avvampare come conseguenza di quel gesto, e mi maledico per avere questa reazione ogni volta che mi si avvicina.

<<Succo d'arancia o caffè?>>, chiede a voce alta, con la testa dentro il frigo. Quanto vorrei essere io quella con la testa lì dentro.

<<Succo, grazie!>>, rispondo, avvicinandomi al bancone dove trovo le tovagliette apparecchiate una di fronte all'altra. Ci sono i piatti pieni di pancake, una ciotola di frutta a lato, sciroppo d'acero e di cioccolato al centro. C'è anche uno stupendo mazzo di fiori ancora freschi messo con cura dentro un vaso pieno d'acqua e, inconsapevolmente mi ritrovo a chiedermi chi li abbia portati lì.

<<La ragazza di Max li ha portati un paio di giorni fa, sperando di portare del colore e del profumo in questa casa, che a detta sua è incolore e puzza da uomo>>, risponde alle mie domande come se mi stesse leggendo nella mente, mentre versa ad entrambi il succo d'arancia nei bicchieri.

Non riesco a contenere la risata che esce involontariamente dalla mia bocca, immaginandomi questa povera ragazza che entra in un appartamento in cui vivono solo ragazzi, e che Lando, l'ultimo rimasto, siccome i suoi coinquilini sono a Londra, la guarda mentre dice quelle cose.

<<Sul fatto del colore posso concordare, manca un po' di tocco femminile, un po' di rosa ecco, però sulla puzza non saprei cosa dire, non sento niente>>, esclamo, ancora cercando di contenere la risata. Lando alza gli occhi al cielo, e parliamo per qualche minuto della giornata di oggi, e degli impegni che ci aspetteranno.

<<Vedo che la mano va già meglio>>, dice il ragazzo seduto davanti a me, quasi in un sussurro, interrompendo il silenzio che era calato nella stanza.

Un sorriso tirato compare sul mio viso, e annuisco leggermente, perchè non so che altro dire. Fa ancora male ripensare a ciò che è successo ieri sera, ma mi impedisco di far tornare il magone che ho fatto andar via con tanta fatica.

<<Che c'è Ev? Lo vedo che qualcosa ti turba>>, bisbiglia, quasi non volendo farsi sentire da qualcun altro, nonostante siamo gli unici in casa.

Incrocio il suo sguardo, e vi leggo chiaramente dentro "parlami, sono qui per te", e cedo.

Con gli occhi che sento già farsi umidi, cerco di dare un ordine ai pensieri che passano nella mia mente.

<<Sai, solitamente mi svegliavo con Charles che faceva il disastro in cucina per prepararmi i pancake che erano la mia colazione preferita, ci tagliava con cura le fragole e le metteva tutte intorno, e faceva sempre dei disegni strani con la panna montata>>, inizio a dire mentre sbuffo malinconica, ripensando a quelle scene, <<e questa mattina quando mi sono svegliata per un istante ho creduto di essere a casa, e di trovare lui in cucina, ma poi quando ho realizzato che non c'era nulla di tutto ciò, ho sentito questo nodo salire e non posso fare finta di niente>>, concludo, ormai con le lacrime che scendono lentamente dalle mie guance, mentre cerco gli occhi di Lando. So che sentirsi dire queste cose non è il massimo, e lo vedo nei suoi occhi, che si sono fatti scuri e tristi.

<<Questo non vuol dire che io non apprezzo ciò che hai fatto questa mattina e tutti questi giorni che mi sei stato accanto. Non desideravo altro che mangiare la mia colazione preferita, dormire benissimo come non facevo da giorni, e stare qui con te, che sei la persona che ho bisogno al mio fianco>>, aggiungo, sperando di alleviare il carico del peso che gli sto attribuendo.

Senza dire nulla, vedo che si alza e fa il giro del bancone per mettersi di fronte a me. Mi prende la mani tra le sue e avvicina le sue labbra al mio orecchio. Sento dei brividi, misti a del solletico percorrermi tutto il corpo, ma mi sforzo di concentrarmi solo sulle parole che mi sta dicendo.

<<Io non sono lui e non lo sarò mai, ma sappi che io non desidero altro se non che tu sia qui con me, e spero che per te sia lo stesso. Voglio solo farti stare bene, perché la tua felicità è anche la mia>>.

Amore o velocità? || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora