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Le chiamate di George si fanno sempre più insistenti, e nonostante le mie gambe poco stabili dopo ciò che è appena successo, decido comunque di camminare il più velocemente possibile verso il bar dove mi sta aspettando. Dopo questo piccolo, che è un ottimo eufemismo, episodio che mi ha lasciata, devo ammettere, senza parole, non ho più visto alcuna traccia di Lando, così come anche dei ragazzi con cui doveva uscire.

Raggiungo il tavolo di George, dopo aver passato in rassegna tutta l'enorme sala e lo vedo seduto a braccia conserte, intento a sbuffare. Mi avvicino a testa bassa, pronta a sentirmi la ramanzina che non tarda ad arrivare.

<<Oh, qualcuno si è degnato di scendere vedo. Credevo ti avessero rapita gli alieni!>>, esclama esasperato, non appena entro nel suo campo visivo.

<<Sì, sì, hai ragione, ho fatto tardi>>, gli rispondo, assumendo un tono che possa attenuare la sua rabbia. So che non è un motivo per il quale vale la pena arrabbiarsi così tanto, ma so anche che lui ci tiene alla puntualità, e soprattutto so che per tutti questi giorni è stato in pensiero per me, specialmente dopo essere stata in ospedale.

Vedo i lineamenti del suo volto addolcirsi.

<<Beh, spero che il motivo del tuo ritardo sia valido, per avermi fatto innervosire a tal punto>>, dice, accarezzandomi i capelli. Una volta seduta di fronte a lui, gli faccio segno di mettersi comodo, e vedo che segue il mio consiglio.

<<Vuoi che ti sgancio la bomba più piccola o quella più grande?>>, domando subito, con tutte le cose da raccontargli pronte ad uscire dalla mia bocca.

<<Per prima cosa, voglio sapere come stai. E' stata una brutta botta, e non voglio che tu prenda sotto gamba le tue capacità fisiche, perchè rischi di fare peggio, credimi>>. Mi è mancato il mio migliore amico in questi giorni, l'amico che già con queste raccomandazioni mi fa venire gli occhi lucidi, sentendo l'affetto che prova nei miei confronti.

<<Sto bene George, e dico sul serio. Già una volta uscita dall'ospedale stavo molto meglio, mi sono riposata a casa dei miei genitori al meglio che ho potuto, anche se dopo aver visto ciò che ho visto non è stato affatto semplice>>, lo rassicuro, mettendo una mano sulla sua, ma vedo i suoi occhi farsi pieni di angoscia.

<<Oh Eva, non sai quanta rabbia ho provato quando ho ricevuto quella foto, e mi sono odiato ancora di più per averla inoltrata a Lando, perchè sapevo che gli avresti chiesto di vederla di nuovo e non volevo che ti infliggesse ancora più dolore>>, confessa con le lacrime intrappolate nei suoi occhi che riflettono le luci appese al soffitto. Prende entrambe le mani tra le sue, e gliele accarezzo, cercando di infondergli un po' di calma.

<<George, non è colpa tua, non potrei mai attribuirti la colpa di qualcosa. E' stato un bene in fin dei conti che io l'abbia vista, almeno ho potuto farmi due domande già da subito. Immagini se l'avessi vista il giorno del matrimonio? Penso che non mi avreste fermato dal mettergli le mani addosso,  nemmeno legandomele dietro la schiena>>, scherzo, cercando di rasserenare entrambi. E ci riesco, perchè su entrambi i nostri volti spuntano dei larghi sorrisi, accompagnati da una risata che cresce sempre di più.

<<Probabilmente non mi sarei contenuto nemmeno io>>, ammette e gli credo pienamente, <<ma ora? Come sono i vostri rapporti?>>, chiede, giustamente curioso in quanto non gli ho più detto nulla.

Respiro profondamente, anche se so che ripercorrere questo racconto mi farà male, è ancora una ferita troppo fresca.

<<Praticamente una volta tornati dalla Francia, Lando mi ha accompagnato a casa dove ho trovato Charles che ha tentato di far finta di niente, solo che quando ha capito che sapevo cos'era successo ha ammesso il tutto, e non ci ha pensato due volte a puntarmi il dito contro, cercando di pararsi il culo>>, inizio a spiegare. "Non dovrei essere l'unico a sentirsi in colpa, Eva" riecheggia nella mia mente.

Amore o velocità? || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora