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Una luce bianca mi tormenta. Si poggia sulle mie palpebre e non mi fa dormire.

Mi sveglio, con fatica apro gli occhi, ma devo socchiuderli più volte tanto la luce è forte. Quando mi abituo all'intensità, mi accorgo di essere in un letto d'ospedale.

Non ricordo cosa è successo. Non so come sono finita qui. Non capisco. Mille domande passano nella mia testa, e litigano per farsi spazio tra tutti i pensieri. Vengo assalita dal panico, il petto si alza e si abbassa più frequentemente, sento le mani farsi umide e gli occhi che corrono da un angolo all'altro della stanza. Mi accorgo che nella mia mano c'è qualcosa.

Lando mi sta stringendo la mano, appisolato accanto al mio fianco. Vorrei non doverlo fare, ma devo svegliarlo e devo capire cosa mi è successo.

<<Lando...Lando>> bisbiglio, cercando di non fargli prendere spavento. Lo scuoto leggermente e vedo che alza la testa.

Gli ci vuole un attimo prima di rendersi conto che lo sto chiamando.

<<Eva! Oddio, sei sveglia. Come ti senti? Come stai? Hai bisogno di qualcosa? Pensavamo non ti svegliassi più. Non capivamo perché ci mettessi così tanto>> dice, ma la sua voce è rotta da quello che sembra un pianto.

<<Tranquillo Lando, sto bene. Mi sento indolenzita, ma sto bene. Non preoccuparti>> lo tranquillizzo, ma poi ripenso a ciò che mi ha detto e la mia espressione si fa perplessa.

<<Per quanto tempo ho dormito?>> chiedo, tesa.

<<E' lunedì mattina, hai dormito per quasi una giornata intera>> mi spiega, quasi confuso dal fatto che io non me ne renda conto.

Ho dormito per così tanto? Wow. E il fatto che io non ricordo nulla non mi è certamente d'aiuto.

<<Cos'è successo ieri?>> gli chiedo. Lui fa una faccia contrita, e si porta le mani tra i capelli. Prima che inizi a parlare passa un po' di tempo, e capisco che la situazione è grave.

<<Allora, non so nemmeno da dove iniziare. Ho sentito che mi chiamavi in radio, ma il suono era così flebile che pensavo di essermelo sognato. Così volevo accertarmi che fosse vero, ma non appena ho premuto il pulsante per connettermi alla tua radio, ho visto la tua macchina andare dritta. Non ho ascoltato ciò che mi dicevano nel garage, e ho deciso comunque di venirti ad aiutare. Sei andata addosso alle barriere, e la macchina si era accartocciata. Sono sceso di corsa per venirti in aiuto, e poi...>> mi racconta, ma la voce gli muore in gola, lasciando spazio alle lacrime cominciano a rigargli il volto.

Inizio a ricordare. Ricordo di essere andata dritta e di aver sbattuto contro le barriere. Mi ricordo anche che qualcuno mi stava correndo incontro, e solo ora capisco che era Lando.

Nel frattempo mi sono alzata con la schiena e mi sono messa seduta. Vederlo in questo stato mi spezza il cuore, ma allo stesso tempo me lo ricompone sapere che ci tiene così tanto. Talmente tanto da restare accanto a me per quasi un giorno intero, senza mai lasciarmi.

Non so cosa fare per consolarlo, quindi lascio che si sfoghi. Gli accarezzo i suoi morbidi capelli con una mano, e con l'altra gli accarezzo il suo dolce viso rigato dalle lacrime. Lui mi prende la mano e mi lascia un bacio umido ma dolce.

Fa un respiro profondo e continua.

<<Poi, ho visto le fiamme che avvolgevano la macchina con te ancora dentro. Ho pensato che avessi perso i sensi, per questo non ti muovevi, né cercavi di uscire. Sono corso verso di te il più veloce che potevo, sperando che non fosse troppo tardi. Abbiamo spento l'incendio e ti abbiamo tirata fuori dalla macchina. Ho insistito così tanto per salire in ambulanza, che pensavo mi mandassero giù a pedate, ma sono riuscito a convincerli e mi hanno portato con te>> continua, guardandomi negli occhi, prima uno e poi l'altro. Sono di un verde che non avevo mai visto, che grazie anche alle lacrime è così intenso, così limpido, da lasciarmi senza parole.

I ricordi riaffiorano nella mia mente, specialmente ciò che è successo prima della gara, e non riesco a pensare ad altro oltre al fatto che sono tremendamente fortunata.

Gli rivolgo un sorriso carico d'affetto e di gratitudine, ma so che non è abbastanza. Vorrei potergli trasmettere ciò che sento in questo momento, per farglielo capire veramente.

<<Grazie Lando, se non ci fossi stato te, ora non sarei qui>> dico, anche se ormai gli sto già cingendo il collo con le mie braccia. Appoggio la mia guancia sui suoi capelli, che sembrano una nuvola, e lascio che il suo profumo mi invada le narici. Anche lui mi stringe a se, e le sue mani sono attorno alla mia vita. Lo sento singhiozzare, e tenermi così stretta a lui come per paura che svanissi da un momento all'altro.

Quando ci stacchiamo gli occhi gli brillano di una luce nuova, particolare, eppure, così pura. Ha il sollievo scritto in faccia, e sa che gli sarò grata per sempre.

Trasaliamo entrambi quando sentiamo bussare alla porta. Ancora prima di dire 'avanti', ecco George che entra con un sorriso più grande del suo volto. Mi viene incontro, e con espressione incredula mi abbraccia. E' un abbraccio caldo, sincero, fraterno. Noto, anche se fa finta di nulla, che ha gli occhi lucidi e io non posso fare a meno se non essere rincuorata dal fatto che entrambi siano qui con me.

<<Forza! Cosa sono questi musi! E queste facce poi! Siamo tutti interi no? E cosa più importante...vivi. Quindi tenetevi queste espressioni funeree per un'altra volta. E io e te giovanotto, usciamo da qui che devono venire le infermiere>> esclama George, battendo le mani e raccogliendo le cose di Lando. Quest'ultimo, sotto le incitazioni di George non può trattenere una risata e, sollevato, si alza per andarsene. Prima di chiudersi la porta alle spalle mi rivolge un ultimo sorriso e dopodiché rimango sola.

Qualche minuto dopo entrano un paio di infermiere in camera e fanno alcune domande su come mi sento. Proseguono con alcuni esercizi per assicurarsi che tutto sia apposto e mi prescrivono delle medicine in caso dovessi avere dolori nei prossimi giorni.

<<Ottimo, sembra che tu stia bene. Probabilmente sei soltanto svenuta per lo spavento, e il fumo che usciva dall'auto e dai vari materiali ci ha messo un po' prima di smaltirsi dal tuo corpo. Potresti sentirti un po' confusa e instabile, ma una buona dose di riposo ti farà ritornare come nuova>> mi spiega l'infermiera alla mia sinistra, che ho scoperto chiamarsi Sara.

<<Quindi posso andare?>>, domando, nella speranza di una risposta positiva.

<<Certamente! Vai pure!>> esclama, rivolgendomi un caloroso sorriso. Dopo essermi tolta questo macigno dal cuore, le saluto, e mi cambio. Prendo le mie cose, che non sono molte, e mi dirigo all'uscita dove mi aspettano Lando e George.

Amore o velocità? || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora