Era la penultima settimana dell'estate e l'autunno iniziava già ad accennare la sua presenza alzando delle leggere brezze serali. In piazza si iniziavano ad allestire i vari banchetti e cucine dove le vecchiette del paese, con i loro ricettari sporchi di uova e farina, avrebbero poi cucinato dolcetti e panini. La festa di fine estate era da sempre stata quella ricorrenza che tutti aspettavano con trepidazione, nonostante non attirasse molta gente dai paesi vicini e venissero ballate sempre le stesse canzoni. Ma era un'occasione per stare insieme, per i bambini di giocare e per gli anziani di sparlottare e brontolare... come se non lo facessero abbastanza.
Gertrude, la donna più conosciuta nel paese per il gran vociare e fare polemica, era in prima fila per dirigere i lavori, nonostante non fosse suo compito. Ma lei era così, le piaceva mettersi in mezzo, pensare di avere delle responsabilità, come se l'intero paese dipendesse da lei. La gonna le svolazzava intorno alle gambe e nonostante facesse ancora caldo, portava intorno alle spalle uno scialle di lana sottile. I capelli erano legati in una cipolla che il vento aveva quasi del tutto disfatto, ma lei non si dava per vinta e continuava a dirigere il traffico come una dei più severi vigili. Nelle vicinanze erano radunati alcuni anziani del paese, che guardavano l'andazzo con le mani incrociate dietro la schiena e la coppola ben abbassata sulla fronte.
Altea passò oltre la piazza lasciandosi alle spalle tutto quel vociare e avviandosi verso la strada sterrata che conduceva alla sua vecchia casa di pietre e legno. La bicicletta sulla quale pedalava aveva un carrello attaccato dietro nel quale metteva le ceste che le servivano per contenere i prodotti del suo orto. A volte le capitava di andare in piazza per venderli, altri volte i vicini passavano direttamente da lei a chiederle qualcosa che magari serviva per preparare la cena di quella sera. La vendita quel pomeriggio non era andata male e alcune delle ceste che aveva nel carrello erano quasi vuote.
Ormai la stagione stava finendo e nel mezzo delle stagioni il raccolto iniziava sempre a scarseggiare. In compenso sembrava che le colture invernali stessero crescendo bene, quindi Altea, con la positività che la contraddistingueva sempre, non poteva che sperare in positivo e nel mentre dedicarsi alla bambina della famiglia Marconi, una famiglia di medici che abitavano nella cittadina accanto e che con l'arrivo dell'autunno avevano ricominciato a lavorare all'ospedale. Sofia era una bambina allegra e viziata, come ci si aspetterebbe da una famiglia così benestante, che compensava l'assenza dei genitori con parecchi regali e concessioni, ma ad Altea piaceva. Le ricordava quando era piccola e guardava dalla finestra il papà e la mamma che camminavano nell'orto, chinandosi a raccogliere pomodori e fragole. La mamma ne mangiucchiava sempre qualcuna e il papà la riprendeva dapprima con sguardo severo, poi con un sorriso pieno d'amore. Si facevano i dispetti come due ragazzini e Altea li vedeva rincorrersi e ridere mentre lui le faceva il solletico. Le mancavano da morire. Quando erano venuti a mancare, tre anni prima, Altea aveva passato intere giornate a piangere seduta nella cucina di casa sua, lasciando che l'orto marcisse e le giornate scorressero senza che lei se ne accorgesse. Poi aveva pensato a quello che le avrebbero detto i suoi genitori:
«Altea, ti sporcherai la gonna, tirati su da terra. C'è bisogno di raccogliere gli ultimi pomodori e annaffiare i broccoli e i finocchi. Non vorrai mica che marciscano! Cosa vendiamo poi alla gente?»
«Pietro, lasciala stare! Non vedi che sta leggendo?»
«Ma deve imparare a lavorare, altrimenti come si guadagnerà da vivere?»
«Avrà molte più possibilità se oltre a saper usare le mani imparerà anche a parlare come una signora.»
Era proprio per quello che la famiglia Marconi aveva scelto una ragazza di campagna per stare dietro alla figlia. Altea divorava libri, quando riusciva a racimolarne uno, e questo le aveva permesso di conoscere, fantasticare, imparare ad adeguarsi alle situazioni. Certo, non sempre i libri erano storie d'amore o fantastiche. A volte erano libri di storia, qualche biografia di qualche vecchio autore, ma non avendo altro a disposizione non faceva storie e cercava di trarre beneficio da qualsiasi testo leggesse. In più il papà le aveva insegnato a lavorare la terra e alla fine Altea se la cavava. Non avendo figli, né fratelli o sorelle di cui prendersi cura, poteva gestire i suoi orari come voleva, lavorare anche tutto il giorno e mangiare agli orari più disparati.
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Quando cala il buio
FantasyItalia, 1960. Altea è una ragazza di ventun anni che vive in un piccolo paesino di campagna, dove la cosa più emozionante che possa succedere durante tutto l'anno è la festa di fine estate, quando ci si riunisce in piazza a mangiare pizzette e ciamb...