Capitolo 41

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Alla fine Matilde si era mostrata così entusiasta e determinata da riuscire a migliorare anche l'umore di Luigi. Avevano parlato per almeno una mezz'ora di armi, combattimenti e uccisioni. Matilde lo aveva letteralmente tartassato di domande, alle quali Luigi aveva risposto in modo conciso ma chiaro.

L'indomani, lei e Altea sarebbero andate a casa di Luigi per la prima volta, così da iniziare il loro primo giorno di lezione.

Altea era emozionata, ma anche preoccupata. Il pensiero che Dante potesse fare del male a qualcuno di loro non la abbandonava mai. Ma era passato un mese da quel giorno nei sotterranei, e se proprio doveva aspettare il suo ritorno, avrebbe aspettato addestrandosi.

Da quello che aveva potuto ascoltare, i cacciatori usavano sia armi da taglio che armi da fuoco, oltre ad allenarsi duramente e instancabilmente per il combattimento corpo a corpo.

«In realtà non si tratta di veri e propri combattimenti» aveva spiegato Luigi. «Un umano non può combattere fisicamente contro un vampiro o un licantropo e sperare di farla franca. La loro forza va oltre ogni limite di un uomo. Ma conoscere i loro movimenti, capire come usano quella forza e quella velocità, insinuarsi in quel piccolo spazio di manovra fra uno scatto e l'altro, può salvarti la vita.»

«Quindi tu non hai mai avuto un combattimento corpo a corpo con qualcuno?» gli aveva chiesto Matilde.

«Mmh... ne ho avuti un paio.»

«E?» aveva incalzato.

Per tutta risposta, Luigi aveva chiesto ad Altea: «Hai del sale?»

Nonostante la perplessità, Altea aveva passato del sale a Luigi. Lui si era sfilato la maglietta, mostrando il suo fisico asciutto e muscoloso, e aveva chiesto a Matilde di strofinargliene un po' sulla schiena. Precisamente in modo diagonale, dalla spalla sinistra al fianco destro.

Matilde, che era troppo eccitata per potersi sentire in imbarazzo, ne aveva afferrato subito una manciata senza fare domande, e aveva iniziato a sfregarlo delicatamente contro la schiena di Luigi.

Come per magia, la sua pelle iniziò gradualmente a cambiare. Comparvero tre strisce e proprio lì, la pelle era lucida e liscia. Quando dopo la richiesta di Luigi, Matilde aveva scrollato via tutto il sale che era rimasto appiccicato sulla pelle, tre grosse cicatrici bianche rilucevano sulla schiena di Luigi, come fossero tre pennellate su una tela bianca.

Erano artigli.

Ed erano grandi e terrificanti.

Altea si era avvicinata e ne aveva sfiorati i bordi frastagliati, provocando la pelle d'oca a Luigi.

«E» aveva risposto il cacciatore, «questo è quello che ho ottenuto come ricordo.»

«Dio mio» aveva sussurrato Altea.

Luigi si era voltato con il viso verso di lei e le aveva fatto un sorriso sghembo. «Lui però è morto.»

«E tu come hai fatto a non morire dopo una ferita del genere?» gli aveva chiesto Damiano.

Allora Luigi, girandosi verso il suo nemico-amico, aveva risposto: «Le streghe.»

Non era sceso nei dettagli e nessuno gli aveva chiesto altro. Però, rimettendosi la maglietta, aveva aggiunto: «I cacciatori non cercano la gloria. Non facciamo quello che facciamo per sentirci onnipotenti, per ridere del fatto di aver beffato la morte. Ogni giorno nel quale affrontiamo creature magiche, potrebbe essere l'ultimo. Ma questa cicatrice» disse, indicando la schiena, «mi ha dato il tempo di prendere l'angolazione giusta per infilare una lama d'argento in gola a quel figlio di puttana.»

«Perché lo hai ucciso?» aveva chiesto allora Altea. «Cosa aveva fatto?»

L'espressione di Luigi era grave, pesante dentro i suoi occhi. «Era un pedofilo torturatore. Se una lupa del suo branco non l'avesse denunciato a noi, rischiando anche di essere uccisa, probabilmente farebbe ancora del male.»

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora