Piazza Cortina era gremita di gente.
Persone che aspettavano l'autobus, bambini che giocavano, anziani che leggevano il quotidiano seduti sulle panchine... Un odore di sigaro aleggiava nell'aria, insieme al suono dei motori delle macchine che passavano e al chiacchiericcio di alcune donne che camminavano a braccetto, con buste alla mano e vestiti di alta moda.
Il centro cittadino era un piccolo ritrovo di media e alta borghesia, la differenza tra le due la sì poteva notare non solo dai vestiti, ma dalla pelle delle persone. Quella della media borghesia avevano un colorito leggermente più spento, guardavano l'orologio per calcolare quanti minuti di ritardo avrebbero fatto a lavoro, oppure se ne stavano seduti con lo sguardo assente, pensando a cosa avrebbero dovuto cucinare a cena una volta staccato dal lavoro, le faccende che restavano da fare, magari anche andare a prendere i bambini a scuola.
L'alta borghesia, rappresentata alla perfezione da quelle quattro signore che ridevano e sparlottavano tra loro, tenendo in mano buste con marchi di moda che Altea non si sarebbe potuta permettere nemmeno con i soldi che guadagnava in tre mesi, aveva invece una pelle liscia e diafana che sembrava quasi brillare al sole. Inoltre, a differenza della media borghesia, la loro fronte era perfettamente tesa, senza nessuna ruga a contornare gli occhi perfettamente truccati. Le persone della media borghesia invece, nonostante fossero economicamente superiori ad Altea e ai suoi amici del paese, avevano la fronte leggermente corrucciata, come se fossero sempre un po' preoccupati, come se stessero costantemente facendo un riepilogo mentale di tutte le cose che avevano da fare per continuare a permettersi quello stile di vita.
Se loro apparivano così stanchi e spossati rispetto a chi era più ricco, Altea non faceva difficoltà a immaginarsi come lei doveva apparire agli occhi degli altri. Occhi che le erano puntati addosso mentre entrava nella chiesa di Santa Maria.
Non era ora della messa, quindi la chiesa era vuota e dentro regnava un silenzio tombale, talmente intenso che le sembrava quasi che il suo stesso respiro facesse eco in quello spazio così grande.
Su entrambi i lati c'erano enormi vetrate che raffiguravano alcuni dei santi riportati nella bibbia, ma Altea non l'aveva mai letta, né frequentato tanto la chiesa per riconoscerne i volti. Anzi, in realtà non era proprio credente, quindi per lei quelli potevano essere anche sui compaesani.
L'altare era vuoto, nonostante fosse adornato con una tovaglia liscia e sottile di colore bianco, grandi ceri ad entrambi i lati che riportavano il volto di Maria sul dorso che dava verso i fedeli.
C'erano vari oggetti d'oro incastonati qui e là, nel tavolo, nelle pareti. Questa era la cosa che Altea trovava più disgustosa: persone che dichiaravano di essere portatori della voce di Cristo non avrebbero dovuto tenere tutto quell'oro e quel denaro mentre le persone morivano di fame e si spaccavano la schiena per portare un tozzo di pane alla famiglia. Non aveva proprio senso, ma la chiesa per Altea non né aveva mai avuto molto. Era tutto così dannatamente contraddittorio...
Mentre avanzava verso l'altare, Altea vide sulla sinistra due piccole porticine di legno. Una era aperta su una stanza piccolissima, dove c'era un ennesimo altare, ma decisamente più modesto, e un'insenatura nella parete protetta da sportelli placcati d'oro, che immaginò dovesse contenere il corpo e il sangue di Cristo.
L'altra porta era chiusa.
Altea bussò.
Quando nessuno rispose si azzardò ad aprirla, anche se sapeva che non poteva, che non era permesso.
«C'è nessuno?»
La sua voce fece eco nello stretto e lungo corridoio che si dilungava dinanzi a lei. Da una delle tre porte in legno laterali né uscì quello che sembrava un parroco.
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Quando cala il buio
FantasyItalia, 1960. Altea è una ragazza di ventun anni che vive in un piccolo paesino di campagna, dove la cosa più emozionante che possa succedere durante tutto l'anno è la festa di fine estate, quando ci si riunisce in piazza a mangiare pizzette e ciamb...