Le ragazze erano a ballare in mezzo alla piazza, insieme a qualche altra coetanea e ad alcune coppie di anziani che seguivano un ritmo soltanto loro. Gertrude passava in rassegna i vari stand per controllare che fosse tutto a posto, come se da un evento così mondano ci si potesse aspettare qualche lamentela. Ancora non capiva che essendo quella l'unica festa che riportava un po' di vita dentro al paese, alla gente non fregava niente del tipo di servizio offerto. Gli bastava che ci fosse la musica, qualcosa da mangiare e tutti erano felici.
Altea era tutta sudata. A forza di saltellare con le sue amiche i capelli si erano scompigliati parecchio, ma per lei che era abituata a lavorare sotto al sole, quello era niente. I piedi non le facevano male, probabilmente perché abituati anche loro a muoversi su e giù, avanti e indietro nei campi e dal paese alla cittadina.
Rosalina stava ballando con Filippo. I due sembravano divertirsi come dei bambini e Altea li guardava con tenerezza e anche un po' di curiosità. Chissà cosa si provava a sentirsi attratti da un ragazzo. Chissà cosa si provava a sentirsi intimidita per i suoi modi gentili, la sua bellezza o la sua vicinanza. Altea non aveva provato nulla del genere per nessuno. L'unico che le si era avvicinato abbastanza da farle venire dei brividi era stato Luciano, ma non erano quei tipi di brividi che desideri riprovare.
«Ragazze, vi va se ci prendiamo una pizzetta farcita?» propose Giuliana.
«Assolutamente sì» rispose subito, Altea.
«Si, dai. Ero curioso di assaggiarla» acconsentì Filippo scambiando un sorriso con Rosalina.
Luigi non rispose, ma d'altro canto le seguì passo passo, quindi doveva essere d'accordo.
«Dolce o salata?» domandò Altea a Luigi.
Lui la guardò di sfuggita, come se una mosca gli fosse appena passata accanto. Tirò fuori il portafogli e le ripropose la stessa domanda che le aveva fatto lei.
Lo guardò corrucciata, quasi infastidita.
«Non ho bisogno che mi paghi le cose.»
Lui fece spallucce. «Voglio solo essere gentile.»
«Si può essere gentili anche senza pagare cose a una sconosciuta. Anzi, voglio ripagarti per la tua gentilezza, quindi...»
«Tu sì che sai come farti adulare» le sussurrò Matilde, dandole un pizzico sul braccio.
Ad Altea non importava essere adulata, né conquistata con cose come il denaro. Lei aveva il suo e faceva una fatica del diavolo a guadagnarselo, e per cosa, se poi non poteva pagarsi una ciambella o una pizzetta da sola?
«Dolce o salata?» gli ripeté.
«Dolce» rispose Luigi, senza fare troppe storie.
«Due pizzette con la cioccolata, per favore.»
La signora dietro al bancone prese due focaccine dolci e con un enorme coltello tagliò due fette belle spesse di un lingotto che era metà bianco e metà nero. Infilò le fette dure di cioccolato dentro alle focaccine e gliele porse. Al morso si poteva sentire prima il morbido della focaccia e poi il tocco di cioccolato che si rompeva. Le si scioglieva in bocca come un cucchiaino i miele.
«Mhm...» biascicò goduriosa.
«Adoro questo cioccolato.»
Altea guardò Luigi addentare la focaccina con voracità.
«Anche io. Vorrei comprarmi un lingotto intero da tenere a casa, ma è troppo caro.»
«Loro ne hanno parecchi li dietro» osservò Luigi. «Se glielo chiedi magari ti fanno un buon prezzo.»
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Quando cala il buio
FantasyItalia, 1960. Altea è una ragazza di ventun anni che vive in un piccolo paesino di campagna, dove la cosa più emozionante che possa succedere durante tutto l'anno è la festa di fine estate, quando ci si riunisce in piazza a mangiare pizzette e ciamb...