Capitolo 17

2.9K 154 20
                                    

I giorni che introducevano l'anno nuovo furono per Altea un periodo di grande riposo. Le persone dopo Natale, piene di avanzi delle feste, acquistavano molto di meno, così per un po' non doveva preoccuparsi di preparare cene o andare a vendere i suoi prodotti.

Aveva continuato a prendersi cura del suo orto, a curare le galline, ma per lei quello era il momento più simile a una vacanza che potesse sognare.

Passava le giornate a leggere quei libri che aveva già letto e riletto. Ogni tanto andava a passeggio con Matilde e una sera era andata a casa di Rosalina insieme a lei e Giuliana. Avevano fatto una bella merenda e sparlato del più e del meno.

A quanto pareva Rosalina e Filippo stavano già pensando al matrimonio e nonostante Altea ritenesse che fosse davvero troppo presto, li vedeva come una coppia solida e sicura, quindi non poteva che essere felice per loro.

In quei giorni, mentre era da sola a casa, era anche andata a trovarla Luigi. Le aveva portato un altro carico di legna e lei gli aveva fatto un tè e offerto una fetta di torta. Come al solito, Luigi le aveva proposto un prezzo scontato per la legna, ma sapeva che con Altea non avrebbe mai vinto, tignosa com'era.

Le piaceva passare del tempo con lui, nonostante a primo impatto non le avesse lasciato chissà quale sensazione. Mano a mano che lo conosceva però, scopriva un ragazzo umile, che, seppur serioso e distaccato, sembrava nascondere un cuore dolce e generoso. D'altra parte aveva sempre pensato che chi faceva veramente del bene erano quelli che passavano inosservati, che non si vantano o lodavano per il gesto fatto, cosa che lo trasformava in qualcosa di artefatto, vuoto, senza amore.

Quando era calata la notte, però, una strana ansia aveva fatto capolino nella mente di Altea. Aveva fatto in modo e maniera di far andare via Luigi, senza sembrare scortese. Non era tranquilla sapendo che Damiano poteva arrivare da un momento all'altro, anche perché non aveva ancora capito cosa ci fosse di diverso in quel ragazzo. Chi fosse davvero.

In quei giorni di solitudine aveva fatto delle ipotesi. Prima di tutto aveva rimuginato sul perché e il come fosse possibile che le sue amiche non lo avessero riconosciuto quella sera alla locanda. Anzi, nessuno sembrava averlo riconosciuto. E inoltre, dopo quella sera, Matilde non le aveva detto nulla in merito a quel ragazzo, come se avesse cancellato quanto accaduto e non era proprio da lei. In un'occasione del genere sarebbe subito stata pronta a fare qualche battuta maliziosa o a sgridarla per il modo in cui se ne era andata. Allora aveva pensato, che fosse una qualche specie di fantasma?

Si era sempre chiesta se i fantasmi esistessero veramente, se camminassero sulla terra in cerca della pace. Forse Damiano era morto e quello era il suo fantasma che cercava la pace. Questo avrebbe spiegato la capacità di scomparire, ma non la sua forza.

I fantasmi potevano toccare gli oggetti e le persone? Lui poteva, eccome! Ricordava ancora le sue braccia che l'avvolgevano e il modo in cui aveva spostato il tavolo. Però a pensarci bene, non era niente che non potesse fare qualsiasi altro uomo forzuto.

Continuava a chiedersi se avrebbe potuto farle del male. Se abbassare la guardia non fosse un errore, o se doveva fare qualcosa per... non sapeva nemmeno lei per cosa. Ma perché nessuno si ricordava di lui?

Per un attimo era ritornata alla teoria iniziale secondo la quale era pazza, ma anche le sue amiche l'avevano visto e avevano parlato con lui, quindi la accantonò con un certo sollievo.

Continuava a chiedersi se fosse stato veramente lui a uccidere Luciano.

Quella sera Altea era seduta davanti al suo camino, con una tazza di tè sul tavolo e un libro in mano. Fuori era buio e soffiava un vento forte che faceva battere leggermente le vecchie finestre. Il calore del fuoco le scaldava le gambe.

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora