Capitolo 40

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Quando Damiano aveva aperto la porta di casa a Matilde, lei vedendolo era rimasta interdetta.

«Ciao» aveva detto timidamente.

Damiano si era presentato e l'aveva salutata galantemente, facendo il gesto del baciamano. Altea aveva storto la bocca pensando che il modo che aveva riservato a lei non era di certo stato così galante e gentile.

Trovando Luigi in casa era rimasta ancora più sorpresa, così si era avvicinata ad Altea e l'aveva presa sotto braccio, e mentre guardava i due uomini davanti a lei, soprattutto Damiano, ora più con la solita malizia che la caratterizzava piuttosto che con timidezza, le aveva sussurrato:

«Che succede?»

Altea aveva stretto la mano dell'amica con la mano libera, senza lasciarle il braccio, ma prima di parlare aveva guardato Luigi, aspettando un suo cenno di assenso o di negazione, qualcosa che le facesse capire cosa poteva o non poteva dire.

Luigi alzò le spalle con sguardo torvo.

Non era di certo una risposta molto esaustiva.

Nel dubbio, Altea si concentrò su Damiano e iniziò a spiegargli chi era quell'uomo. Matilde ovviamente non ricordava di averlo già visto, dal momento che Damiano mesi prima le aveva cancellato quel piccolo ricordo.

«Mi avevi chiesto di dirti la verità» cominciò, e Matilde annuì con determinazione.

«Lui è Damiano. Ci conosciamo da un bel po' ormai. Più o meno dalla festa di fine estate. Non mi dilungherò sul modo in cui ci siamo conosciuti, perché sarebbe tutto troppo... complicato» spiegò. «Quello che devi sapere su Damiano è che...»

Come poteva dire alla sua amica che Damiano era un vampiro senza sembrarle matta? Matilde era una ragazza come lei, cresciuta in un piccolo paese, senza aver mai visto il mondo. Forse non le avrebbe creduto, forse avrebbe pensato che la stesse prendendo in giro.

Altea ricacciò indietro questi pensieri non appena si manifestarono nella sua testa. Non era giusto dare per scontato che Matilde non le avrebbe creduto. Loro venivano dallo stesso posto, avevano la stessa storia. Due giovani ragazze che non avevano mai visto il mondo, che sognavano di viaggiare, di fare avventure, di amare follemente. Matilde, più di lei, era spericolata, amava la vita, in lei brillava una scintilla.

Se c'era qualcuno che poteva credere a tutta quella storia, era proprio la sua migliore amica.

«Cosa?» chiese Matilde.

«Un vampiro» tuonò Luigi.

Matilde guardò Luigi e scoppiò a ridere e ridere, dando una spallata di complicità ad Altea. Solo quando si accorse che nessun altro rideva si fece seria e guardò la sua amica, poi Damiano.

Che le sorrise.

«Sei un vampiro?»

Damiano annuì.

Era a braccia conserte, in piedi, con il camino alle spalle. I bicipiti erano tesi in un fascio di muscoli, la mascella tesa in un timido sorriso che aveva tutto lo scopo di mettere a suo agio Matilde, ma che non nascondeva lo sforzo di apparire meno... ombroso.

«Mmh.»

Mmh. Quella fu la sua unica risposta per i successivi cinque minuti in cui i suoi occhi si spostavano da Dam ad Altea. Di nuovo Dam e poi Altea. Poi Luigi. Infine Damiano.

«Puoi provarmelo?» chiese seria, come se gli avesse appena chiesto di provarle che era un giocoliere di un circo. Senza paura.

Per tutta risposta gli occhi di Damiano si fecero bianchi e iniziarono a brillare come la neve al sole. I canini spuntarono tra le labbra per qualche secondo. Poi tutto ridivenne normale. Tutto tranne il volto di Matilde.

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora