Capitolo 11

3.3K 151 6
                                    

La storia sembrò credibile alla polizia, che le chiese di rilasciare un identikit del sospettato. Altea descrisse per filo e per segno quello che ricordava, sapendo che stava facendo la cosa giusta. Eppure perché una piccola parte di lei si sentiva in colpa?

Se di lì a pochi giorni non avessero avuto notizie, tutta la città era intenzionata ad organizzare una battuta di ricerca nei boschi. Ricerca alla quale Altea e Matilde avevano dato la loro disponibilità a partecipare.

Il giorno dopo la città e i paesi circostanti erano tappezzati dalla faccia dell'ospite misterioso che aveva fatto visita ad Altea. Sembrava che nessuno lo conoscesse, che non fosse di lì. Non era stato visto in giro per le strade, né per i negozi. Come non esistesse.

Il giorno delle ricerche arrivò prima del previsto. Iniziarono in un pomeriggio nuvoloso. Decine di persone ‒ molte meno di quanto Altea si sarebbe aspettata ‒ si erano riunite al limitare del bosco, proprio tra la città e il paese di Altea. Erano tutti dotati di torcia, zaino e impermeabili, perché il cielo prometteva pioggia, ma la famiglia Ferrari non aveva voluto rimandare, perdendo molti volontari.

Mentre si addentravano nel bosco ‒ Matilde, Rosalina e Filippo con lei ‒ Altea si chiese cosa avrebbe fatto se avessero ritrovato il cadavere di Luciano. È vero, Altea lo odiava, ma non gli aveva mai augurato la morte e non sapeva se la sparizione fosse anche peggio.

Mentre le persone si dividevano, un tuono squarciò il cielo. Alcuni agenti di polizia urlavano, incitando le persone a restare vicine, a muoversi in gruppi da tre o quattro e ad assicurarsi che le torce funzionassero.

Altea e le ragazze conoscevano molto bene quei boschi. Erano cresciute lì, ci andavano a giocare, a volte di nascosto, e una volta aveva visto anche un lupo, motivo per il quale i loro genitori non volevano che si addentrassero. Ora il lupo sembrava la cosa meno pericolosa che potessero trovare. Forse c'era un assassino in circolazione, e forse era proprio lui.

Rosalina e Filippo camminavano mano nella mano. Filippo aveva supplicato Rosalina di rimanere a casa, che sarebbe andato lui, ma Rosalina non lo aveva ascoltato. Voleva aiutare le sue amiche.

«Luigi non è venuto» osservò Matilde.

«Il padre sta male» spiegò Filippo, senza aggiungere altro.

Matilde annuì, perché quello le bastava. La famiglia era sempre venuta prima di tutto, soprattutto per le persone che vivevano in centri abitati così piccoli. Solo Altea non ne aveva più una. Menomale le sue amiche e Matilde, che era come una sorella.

Il buio calò rapidamente. Si vedevano luci in lontananza, segno che altre persone non erano lontane da loro. Avevano messo tutte gli impermeabili gentilmente offertigli dalla polizia. Per fortuna le fronde degli alberi le proteggevano dalle forti raffiche, altrimenti sarebbero serviti a ben poco.

Voci diverse gridavano il nome di Luciano, tra cui quello della sua fidanzata Giulia Maria. Altea l'aveva osservata prima di addentrarsi fra gli alberi. Piangeva e sembrava non dormisse da giorni. Nonostante non aveva mai augurato la morte a Luciano, si chiese come si potesse piangere la sua scomparsa. Sperava non gli fosse successo niente di brutto, ma dire che la sua assenza aveva creato un vuoto sarebbe stata una falsità. Era rinomato per il suo caratteraccio e per le magagne che aveva fatto alla sua famiglia. Eppure quella ragazza sembrava sinceramente distrutta e spaventata. Forse con lei era diverso? Quando non doveva dimostrare nulla a nessuno, quando non era osservato, nelle mura private di casa sua, con la sua fidanzata. Forse era... gentile?

«Lucianooo» gridava Rosalina, imitata da Matilde e Filippo.

Le ricerche proseguirono fino alle due e mezza di notte. Di Luciano neanche l'ombra. L'indomani ci sarebbero state altre ricerche, ma Altea non vi avrebbe potuto partecipare. Doveva lavorare e non aveva nessuno che l'avrebbe fatto al suo posto.

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora