Capitolo 50

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Parcheggiarono la macchina a circa un chilometro e mezzo di distanza dalla struttura dove Antonio e Damiano erano prigionieri.

Mentre Luigi, Andrea e Nic si caricavano di altre armi oltre a quelle che già avevano, come quella che sembrava una mitragliatrice, caricatori e una lama simile a una katana fissata dietro la schiena, Matilde e Altea, fin troppo appesantite dalle armi di base che avevano, stavano ripassando i vari utilizzi di queste ultime e delle polveri magiche.

«Polvere blu, nasconde l'odore dei cacciatori e della magia. Polvere rossa, brilla se a contatto con tracce magiche. Polvere bianca, argento, corrosivo. Polvere verde, erba del diavolo.»

Altea annuì mentre Matilde riepilogava l'utilizzo di ognuna.

«Coltelli agli avambracci, coltello sulla coscia sinistra, caricatori con pallottole d'argento nella tasca destra. Pistole nella fondina ascellare. Nella cinta due paletti, due coltelli, polveri e caricatori con pallottole in legno.»

Matilde annuì. «Ok. Ci siamo.»

Le amiche si scambiarono uno sguardo colmo di preoccupazione e affetto e istintivamente si abbracciarono. Altea avrebbe voluto dire a Matilde di tornare a casa, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla. Matilde aveva fatto una scelta. Era lì, con lei, e Altea non aveva il diritto di dubitarne.

«Andrà tutto bene» le sussurrò l'amica nell'orecchio.

Altea annuì. «Sì. Andrà tutto bene.»

Quando si staccarono, Matilde diede un pugnetto nel fianco ad Altea. «Siamo forti, ci siamo allenate. Ne usciremo insieme e porteremo fuori Antonio e Damiano.»

Al nome di Damiano, Altea divenne ancora più cupa di quanto non fosse stata fino a quel momento.

«Altea.»

Alzò lo sguardo verso Matilde, che la guardava seria come non era mai stata.

«Qualunque cosa deciderai, qualsiasi sarà la tua scelta, io sarò con te. Sarò sempre dalla tua parte.»

Gli occhi di Altea si riempirono di lacrime, così Matilde l'abbracciò di nuovo.

«Non so cosa farei senza di te.»

Matilde fece spallucce. «Probabilmente la tua vita sarebbe inutile.»

Altea scoppiò a ridere e diede un pizzico a Matilde che si allontanò ridendo a attirando lo sguardo tutt'altro che ilare degli altri cacciatori.

«Se avete finito di giocare, dovremmo andare» tuonò Andrea superandole.

«Lo odio» sussurrò Matilde, nonostante i suoi occhi lo seguirono con lo sguardo fino al limitare della strada.

Quando anche loro si incamminarono, Luigi le si affiancò, la sua spalla all'altezza del viso di Altea. Il suo amico si era cambiato la maglietta lacerata, così ora le ferite non erano più visibili, nonostante l'odore di sangue e disinfettante fosse abbastanza persistente.

«Come ti senti?»

«Bene. L'erba del diavolo è un vero toccasana.»

«Ma non cura le tue ferite.»

«Fa abbastanza per farmi portare a termine una missione.»

«Quanto dura il suo effetto?»

«Dipende.»

«Da cosa?»

«Da quanto sono gravi le ferite e da quanto le stuzzichi. Le mie non sono troppo profonde.»

«Ma ci combatterai sopra e potrebbero aprirsi ancora di più. Inoltre non vedi nemmeno bene con l'occhio sinistro, o sbaglio?»

Luigi si girò e la guardò divertito. «Tu sì che mi dai coraggio.»

Altea sospirò. «Scusa, è che...»

«Lo so.»

«Sshhh. Da adesso in poi silenzio» li rimproverò Nic che camminava davanti a loro.

Per qualche strano motivo, Altea ebbe il desiderio di prendere la mano di Luigi e stringerla. Forse per conforto, forse per ringraziarlo. Ma non lo fece.

Arrivarono a circa trecento metri dalla struttura abbandonata nel più completo silenzio, eppure Altea aveva come l'impressione che Dante sapesse benissimo che lei era lì.

All'improvviso, Luigi l'afferrò per un braccio e l'attirò verso di lui e con il tono di voce più labile che avesse mai udito, le sussurrò all'orecchio:

«Vai dentro. Trova Dante e cerca di fargli mantenere la parola e far uscire Antonio. Noi saremo dietro di te. Anche se non mi vedi, sarò sempre al tuo fianco destro.»

Altea annuì impercettibilmente, le labbra di Luigi che le sfioravano l'orecchio e le facevano il solletico.

Alzò lo sguardo verso di lui, la sua mano che scorreva lungo il suo braccio, fino alla mano, mentre Altea si allontanava.

Li guardò tutti, uno alla volta, poi fece un leggero cenno del capo.

Riusciva a vedere le loro labbra muoversi e nonostante non riuscisse a udire nessun suono, il loro labiale era chiaro e lineare.

Dalla cenere al vento.

Dal quel momento avevano quarantacinque minuti per uccidere la veela e Dante una volta per tutte.

Quando cala il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora